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 2013  agosto 29 Giovedì calendario

FACEBOOK, GLI ITALIANI TRA I PIU’ SPIATI AL MONDO

Il Grande Fratello passa anche per Facebook. Le autorità governative di tutto il mondo sempre più spesso chiedono l’autorizzazione ai gestori del sito internet creato da Mark Zuckerberg per entrare in possesso di alcuni dei contenuti presenti sul social network. L’Italia risulta essere tra i paesi più “spiati”. Quarto a livello globale per numero di utenti di cui sono state richieste informazioni; secondo in Europa, superato di poco solo dal Regno Unito. È quanto emerge dal «Global Government Requests Report», il primo rapporto sulla Trasparenza che Facebook ha rilasciato dopo lo scandalo del “Datagate”, la più grande fuga di notizie sull’intelligence Usa di cui si è reso protagonista il 29enne Edward Snowden. Disponibile online, il rapporto elenca quali paesi hanno chiesto a Facebook informazioni sui suoi utenti, il numero di richieste ricevute da ogni paese, il numero di utenti e la percentuale delle richieste per le quali, secondo la legge, Fb ha dovuto divulgare «almeno alcuni dati».

I NUMERI
Solo nei primi sei mesi del 2013 i gestori del social network hanno ricevuto da 71 Paesi nel mondo richieste su circa 38 mila utenti. Il grosso – tra le 11 e le 12 mila – è arrivato dagli Stati Uniti, su 20-21mila utenti. Di queste ne sono state soddisfatte il 79%. A seguire, nella classifica degli utenti più “spiati” c’è l’India, con oltre 3.200 richieste su più di 4 mila utenti. Poi il Regno Unito, con oltre 1.900 domande per più di 2.300 account; la Germania e l’Italia. Le autorità governative del Belpaese nel primo semestre di quest’anno hanno inoltrato 1.705 richieste di dati relativi a 2.306 utenti italiani. Ne sono state soddisfatte poco più della metà, il 53%.
Per non creare all’allarmismi sulla questione privacy, i gestori del social network tengono a precisare che le richieste degli enti governativi mirano a ottenere accesso alle informazioni presenti negli account degli utenti coinvolti in indagini ufficiali. La maggior parte riguarda procedimenti penali, come furti, rapine o sequestri di persona. Il “profilo” Facebook di queste persone viene setacciato dagli inquirenti per le indagini. Spesso le richieste vertono sul nome dell’utente e la durata del suo rapporto con il sito In altri casi, invece, si mira ad ottenere gli indirizzi IP o, addirittura, tutti i contenuti presenti nell’account. Rassicura Colin Stretch, General Counsel di Facebook: «Gestiamo tutte le richieste di dati provenienti dagli enti governativi attraverso procedure molto rigorose». «Vagliamo ogni richiesta attentamente e richiediamo una descrizione completa delle motivazioni giuridiche e fattuali – spiega il responsabile dell’ufficio legale –. Respingiamo molte richieste quando rileviamo mancanze giuridiche, e restringendo la portata di quelle troppo vaste o vaghe».

LA TRASPARENZA
Quello appena pubblicato è stato il primo ma non l’ultimo rapporto. Nel prossimo i gestori di Facebook si auspicano di poter fornire ancora più informazioni sulle richieste ricevute dalle autorità giudiziarie. Schiacciati tra l’incudine (gli enti governativi) e il martello (gli utenti iscritti sul social network), sanno bene che l’unica soluzione per non fare torto a nessuno è assicurare la massima trasparenza. «Siamo convinti che sia possibile proteggere i cittadini affiancando la trasparenza all’impegno degli enti governativi – conclude il legale di Facebook Colin Stretch – La chiarezza di quest’ultimi e la pubblica sicurezza non sono valori inconciliabili, ma ideali che possono convivere all’interno di società libere e che contribuiscono a renderci ancora più forti».