Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  agosto 29 Giovedì calendario

MAHER, IL FRATELLO DEL RAÌS SOSPETTATO DELLA STRAGE DEL GAS

UN FUNZIONARIO dell’Onu dirige l’indice accusatorio verso Maher al Assad, individuando nel fratello cadetto del presidente Assad il responsabile della strage chimica il 21 agosto a Damasco. L’attacco sarebbe frutto di un suo “colpo di testa” anziché di una decisione strategica compiuta dal raìs siriano. La congettura, riferita da Bloomberg, viene «esclusa» da un fine osservatore della Siria come Joshua Landis, direttore del Centro di studi mediorientali all’Università dell’Oklahoma: «È un’ipotesi del tutto inconcepibile», dice Landis. «Nulla fa pensare che il presidente Bashar sia una figura di facciata. Del resto, entrambi hanno dimostrato d’essere altrettanto implacabili».
Di Maher si sa ben poco. L’uomo, 42 anni, ultimogenito di Hafez al Assad, il presidente che resse la Siria per 30 anni, è fra i personaggi più segreti della famiglia. «È il pugno di ferro di Assad», dice ancora Landis. «Fra i due, c’è un gioco delle parti». “Guardiano del Palazzo”, comanda la Guardia repubblicana e la temuta Fira Raba’a, la Quarta Divisione: la forza speciale di 150 mila alawiti, la più letale e fedele al regime. Di lui si conoscono poche foto, non concede interviste e, a differenza del fratello rais, non si mescola col pubblico. «La stessa opacità avvolgeva Ali Duba, per 30 anni braccio destro di Hafez al Assad e capo dell’Intelligence militare », ricorda Camille Otrakji, fondatore del blog politico Syrian Think Tank. «A decenni di distanza i siriani ancora non sanno descriverne la faccia». Così, non saprebbero riconoscere il timbro della voce né la statura di Maher, tanto che nessun esperto degno di fede se la sentì di accreditare un video
YouTube: 117 secondi di sulfurea malvagità con le immagini di un uomo in felpa, ripreso fra teste mozzate. Più chiaro è il suo ruolo nel reprimere le proteste, il che ne fa — stando alle sanzioni promulgate da Stati Uniti e Ue — «uno dei primi responsabili delle violenze contro i civili».