l. mi., la Repubblica 29/8/2013, 29 agosto 2013
MA IL RICORSO ALLA CORTE DUE MESI FA VENNE ESCLUSO
Era una legge «buona e necessaria » fino al dicembre 2012. È diventata «irragionevole » e piena di «fumus anticostituzionale » appena otto mesi dopo. Il Pdl l’ha votata, ma adesso la ripudia. Come mai? Sulla Severino è passata l’ombra di Berlusconi e una legge «pulita» è diventata sporca. Davvero Consulta e Corte di Strasburgo possono risolvere la grana?
La giunta per le elezioni e autorizzazioni del Senato è nelle condizioni per rivolgersi alla Consulta e porre una questione di costituzionalità?
Se lo facesse per la legge Severino e per Berlusconi si troverebbe in grandissimo imbarazzo. Per la semplice ragione che appena il 2 luglio scorso, la stessa giunta, con i voti favorevoli del Pdl, ha stabilito che non era possibile rivolgersi alla Corte a proposito della legge elettorale. Due cittadini lo chiedevano per contestare le norme in vigore, soprattutto sul premio di maggioranza, ma la giunta ha stabilito che ciò era da escludere».
La giunta, adesso, può tornare indietro?
Non è nelle condizioni di smentire se stessa in meno di due mesi. Se lo facesse, ciò costituirebbe un grave precedente, e i due cittadini cui è stata sbattuta la porta in faccia potrebbero contestare la decisione.
È mai accaduto in passato che le giunte per le immunità della Camera e del Senato si rivolgessero direttamente alla Consulta?
Non è mai accaduto. Se n’è discusso in pochissimi casi, ma l’ipotesi è stata esclusa.
Ma la giunta ha i requisiti, le phisique du role, per poter ricorrere alla Consulta?
Proprio qui è il punto. La Consulta esige, per ritenere ammissibile un ricorso, che provenga da un giudice «oggettivo» e «soggettivo». Dal 1999 — l’anno in cui e’ stato modificato l’articolo 111 della Costituzione — un giudice, dal punto di vista oggettivo, è colui che esercita la giurisdizione, cioè il giusto processo regolato dalla legge. Va da sé che né la giunta, né tantomeno l’aula del Senato, hanno queste caratteristiche perché il voto è politico e politicamente orientabile. Quindi di certo non oggettivo.
I dubbi sollevati sulla legge Severino dai giuristi di Berlusconi sono fondati e rilevanti come richiede la Corte per non bocciarli?
Una cosa è certa. Il Senato prima e la Camera poi, qualora rilevassero delle anomalie nella legge, potrebbero semplicemente modificarla e fare una nuova legge. Quindi l’intervento della Consulta, quasi fosse una maestra di scuola, è del tutto non necessaria.
Il Parlamento, occupandosi della legge Severino, ha già affrontato la questione della sua compatibilità con la Costituzione?
Ovviamente sì, sia a palazzo Madama che a Montecitorio sono state votate le questioni di costituzionalità e la legge ha passato i controlli.
Quando Napolitano ha firmato la legge e il successivo decreto legislativo ha ravvisato manifeste questioni di costituzionalità?
No, tant’è che il testo è stato sottoscritto senza problemi.
In questi mesi, quando il Pdl continuava a dire che Berlusconi sarebbe stato assolto, ha sollevato la questione della non costituzionalità della legge?
No, non lo ha mai fatto.
Il ricorso a Strasburgo di Berlusconi è un motivo sufficiente per spingere la giunta a congelare la pratica del Cavaliere?
Sarebbe un precedente davvero singolare, che non si è mai verificato al pari del ricorso alla Consulta.
Che speranze ha il ricorso di Berlusconi di essere accolto a Strasburgo?
La Corte è molto severa. Il 19 gennaio 2010 dichiarò inammissibile la richiesta di Cesare Previti per il caso Imi-Sir. Dopo tre giudizi identici per Mediaset è ostico dimostrare che è stato leso il diritto di difesa violando il giusto processo. Idem per la non retroattività della legge Severino. Come ha scritto la Cassazione (sentenza 321/2005), ricordata da Massimo Luciani su Repubblica del 21 agosto, le cause di non eleggibilità vanno sempre e comunque applicate.