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 2013  agosto 29 Giovedì calendario

GRANDES JORASSES LA CLASSE OPERAIA IN

PARADISO –
Le fotografie del giorno dopo mostrano tre tipi piuttosto male in arnese scendere lungo un pendio nevoso, con cappellacci di feltro, calzoni alla zuava, calzettoni arrotolati, logori scarponi, uno indossa un giubbino impermeabile, un altro è in maglione, un terzo in maglietta, hanno barbe incolte, maneggiano vecchie piccozze e ridono verso qualcuno che gli sta venendo incontro. Non diresti che sono i vincitori dell’inviolata via diretta allo Sperone Walker, sulla parete Nord delle Grandes Jorasses. Sembrano operai in libera uscita, e lo sono infatti: operai metalmeccanici di Lecco, formatisi scalatori sulle Grigne, che si fabbricano da sé i chiodi per l’arrampicata, e si portano nello zaino fette di lardo e pane raffermo.
Il numero uno, il loro capo, è Riccardo Cassin, un discreto ex pugile, che si è fatto conoscere, nell’ambiente alpinistico, per aver aperto vie decisive sulla Ovest delle Tre cime di Lavaredo e sulla Nord-Est del Pizzo Badile. Ma la via di misto (roccia e ghiaccio) dello SperoneWalker (metri 4208), con passaggi spioventi, ritenuti impossibili, è l’impresa che i più forti scalatori dell’epoca sognano. Invece se la porta a casa, dal 4 al 6 agosto 1938, prendendo tutti in contropiede, l’operaio Cassin, insieme con i compagni di cordata e di avventura Gino Esposito e Ugo Tizzoni: al ritorno a casa trovano alla stazione la banda musicale che suona per loro la Marcia Reale.
La cosa straordinaria è che Cassin non era mai stato sulle Alpi occidentali. Non aveva mai visto il Monte Bianco. Non aveva la minima idea di come si dovessero raggiungere le Grandes Jorasses. Nel 1938 c’erano sulle Alpi ancora due problemi irrisolti: i 1800 metri della Nord dell’Eiger, la montagna assassina, e i tetti e gli strapiombi dello Sperone Walker. Nell’estate del 1937, dopo un sopralluogo nell’Oberland Bernese, Cassin decide che l’anno dopo sarebbe stato lui a realizzare la prima salita della Nord dell’Eiger. Ma l’estate successiva, quando arriva in treno a Grindelwald, base di partenza dell’assalto all’Eiger, scopre che è stato preceduto da una cordata di tedeschi e austriaci. Mentre fa dietrofront avvilito, incrocia Vittorio Varale, giornalista sportivo della Stampa, la cui moglie ha arrampicato con il fuoriclasse Emilio Comici e con lo stesso Cassin, che le ha dedicato la sua prima nuova via: «Per Mary». Varale gli indica le Grandes Jorasses e ai primi di luglio gli manda uno schizzo della montagna, da Nantes dove segue il Tour: «Vedessi com’è bella!». Il 30 luglio, un sabato, finito il lavoro, Cassin parte per Courmayeur in treno, con bicicletta appresso. Con lui c’è Tizzoni, fra i migliori giovani arrampicatori lecchesi. Gino Esposito, terzo della cordata, compagno sul Badile, attende a Lecco: se tutto va come deve andare, li raggiungerà con i sacchi del materiale d’arrampicata.
Siamo alla vigilia di una grande performance, anche se Cassin al rifugio non ne parla. Non si fa riconoscere. Comesempre, la posta in gioco nell’alpinismo è tale che ognuno ha le sue proprie motivazioni, per misurarsi con le difficoltà estreme. Nel caso di Cassin non si può fare a meno di pensare all’idea di un riscatto sociale.Nato il 2 gennaio 1909, morto il 6 agosto 2009, a cento anni, friulano di origine, ha un’infanzia difficile: il padre è costretto a emigrare in Canada, dove muore in miniera nel 1913. Lui cresce con lamamma e una sorella nella casa di un nonno, finché a diciassette anni non emigra. Si trasferisce a Lecco, come hanno fatto altri, nella cerchia degli amici, prima di lui. Ha solo la licenza della scuola elementare, ma trova un lavoro come fabbro, è l’unico a portare soldi in famiglia. Il lavoro è buono, tanto che dopo un certo tempo si fa raggiungere dalla madre e dalla sorella. Finalmente non gli tocca di pulirsi la casa e di farsi da mangiare.
Non è molto alto, ma ben proporzionato e muscolarmente esplosivo. Infatti sceglie di tirare di boxe nei pesi leggeri, lo si vede nelle foto gonfiare il bicipite e squadernare gli addominali. All’improvviso si innamora della montagna, che gli amici gli fanno conoscere: innanzi tutto le Grigne, tradizionale palestra di arrampicata. Mostra subito una precisa attitudine a familiarizzare con la roccia, sapendo intuire i passaggi insidiosi e lo sviluppo degli itinerari. Fin da giovane mette in luce la sua qualità più risolutiva: esplorare sempre tutte le possibilità che la roccia offre, usando - come si faceva allora - tutti i mezzi che consentissero di salire. E questa è la qualità che riluce anche nell’impresa sullo Sperone Walker.
Dunque eccoci al Rifugio Torino, con Cassin e Tizzoni che vanno a controllare l’obiettivo prescelto, nascondono attrezzature sotto un masso, chiamano Esposito, dicendogli di sbrigarsi. Intanto si ritirano gli ultimi due scalatori in corsa per lo Sperone Walker: Pierre Allain e Jean Leininger (entrambi francesi). Mercoledì la cordata è sul ghiacciaio, giovedì comincia la bagarre. La prima difficoltà è un grande diedro che termina in una fessurina, con placche levigate che non accettano chiodi. I tre ci mettono l’intera giornata per averne ragione. A seconda del terreno di salita - roccia, ghiaccio o neve - Cassin mette e toglie scarponi con i ramponi o pedule di corda. Primo bivacco sui tremila metri.
Il mattino dopo, Tizzoni vede due figure muoversi sul ghiacciaio in basso. Sono il torinese Giusto Gervasutti, detto «il fortissimo», e Arturo Ottoz. Marinunciano anch’essi. Il venerdì all’alba si fa il punto: alla cordata sono rimasti quattordici chiodi da roccia e tre da ghiaccio. «Troppo pochi per tornare indietro - dice Cassin -, siamo costretti a arrivare in punta».Un paio di passaggi proibitivi sono superati da Cassin salendo sulle spalle di Esposito. In un’altra occasione il capocordata è costretto a esibirsi in un pendolo. Cento metri sotto la vetta, l’ultima avversità: una vera bufera, non si vede niente. Scendere diventa molto pericoloso; si decide un terzo bivacco, per farlo l’indomani in sicurezza.
E l’indomani si festeggia. Ma un’altra battaglia, e un’altra vittoria, attendono Cassin. La guerra partigiana: vi partecipa alla testa di una Brigata Rocciatori. Sicuramente temprato dalle esperienze alpinistiche.