Aessandro Trocino, Corriere della Sera 28/08/2013, 28 agosto 2013
«RENZI STUDENTE? PIGRO MA SVEGLIO. GLI DIEDI UN 24» —
Fine anni 90, università di Firenze. Di fronte al docente, un giovanotto in camicia bianca. L’esame è Istituzioni di diritto romano, non tra i più difficili di Giurisprudenza. Il giovane arranca, ma è sveglio e se la cava. Porta a casa un voto dignitoso, «24 o 25». Anni dopo Aldo Schiavone (che fonderà il Sum, Istituto Scienze Umane) diventa uno dei più convinti sostenitori del giovane. Che nel frattempo è assurto a notorietà come Matteo Renzi, sindaco di Firenze e aspirante premier: «Ricordo bene quel giorno — racconta Schiavone — Mi trovai di fronte un ragazzo che non aveva studiato granché ma che mi parve molto pronto. Con un’intelligenza plastica, duttile, veloce». L’«intelligenza plastica» ha portato lontano Renzi. Prima la laurea, con tesi su Giorgio La Pira. Poi la carriera politica. Schiavone incontra ancora Renzi quando è sul punto di candidarsi a sindaco: «Lo invitai a pranzo. Lui era molto incerto. Bisogna capirlo: aveva il partito contro e un rivale potentissimo, Lapo Pistelli. Io spinsi perché si candidasse». All’epoca Schiavone era vicino a Veltroni. C’è qualcosa di Renzi in lui? «C’è stato un momento in cui Veltroni riusciva a parlare alla gente. Poi le cose non sono andate bene. Sarebbe stato un premier migliore di come ha fatto il leader di partito». Come Renzi, si dice. «Può darsi — dice Schiavone — Quello che è certo è che Renzi ha una straordinaria capacità di parlare al Paese. Dicendo cose non banali, toccando corde profonde. La sua presenza avrebbe un grande effetto di rinnovamento. Obbligherebbe a un cambiamento anche la destra». C’è chi dice che solo con lui la sinistra riuscirebbe finalmente a liberarsi di Berlusconi: «Se l’immagina Berlusconi che corre contro Renzi? Impensabile. Se il Pd non avesse fatto la sciocchezza di sbarrargli la strada a marzo, Berlusconi si sarebbe già fatto da parte». Forse il Pd non era pronto. O Bersani era troppo forte. «Bersani è una persona non di eccezionale talento, ma degna. Purtroppo, intorno a lui ha radunato il nucleo più oscuro del vecchio Pci e della vecchia Dc. Un tappo. Renzi era troppo diverso, per esperienze culturali, persino mentali ed esistenziali». Ora è nel guado. Non sa se aspettare la strada, più lunga, delle urne per candidarsi a premier o se prima fare una tappa intermedia al partito: «Il rischio di un logorìo c’è. Non può stare in un eterno standby. Credo che sia inevitabile la sua candidatura alla segreteria». Naturalmente le variabili sono molte. A cominciare dal governo. «Questo governo sciagurato. Ci ha fatto solo perdere tempo, una scelta sbagliatissima. Bisognava prendere il coraggio a due mani e andare a votare. Anche con Monti abbiamo perso troppo tempo». E ora? «Ora si faccia un governo di scopo di due mesi per fare la legge elettorale e si vada subito a votare». Tornando a Renzi, com’è come sindaco? «Ha amministrato bene, in modo trasparente. Anche se qualcosa gli è mancato. Non è riuscito a legare la città a nessun grande progetto, almeno finora. Firenze è una città al centro del desiderio di masse sterminate». Lei cosa avrebbe fatto? «Avrei fatto di Firenze la grande Capitale dei saperi europei e del centro storico un grande campus di conoscenza. Anche a Cacciari, a Venezia, è mancato questo passo». Tra poco Renzi abbandonerà Firenze. È pronto al grande salto? «È diventato più maturo, meno provinciale. Va spesso in America e fa benissimo. È cresciuto e ormai è arrivata la sua ora».
Alessandro Trocino