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 2013  agosto 28 Mercoledì calendario

IL GOVERNO E L’IDEA DI RILEVARE L’ANSALDO PER AIUTARE FINMECCANICA —

Si potrà obiettare che l’Ansaldo è già dello Stato, visto che fa parte del gruppo Finmeccanica, holding di cui il Tesoro possiede un terzo del capitale. Per giunta, è statale da un bel pezzo. Precisamente ottant’anni, quando il gruppo industriale genovese, travolto dagli effetti della Grande Depressione, fu assorbito dall’Iri di Alberto Beneduce. Ed era la seconda volta che lo Stato interveniva, in qualche modo. La prima era stata addirittura nel 1846, quando lo Stato in questione era il Regno di Sardegna. Racconta lo storico Valerio Castronovo che l’Ansaldo nacque per volere di Cavour sulle ceneri di una azienda meccanica fallita, la Taylor & Prandi. Allora il governo sabaudo si incaricò di mettere insieme una cordata di privati. Oggi, invece, il governo italiano potrebbe tirare direttamente fuori i soldi. Almeno se andasse in porto il piano di cui stiamo per parlare.
Il portafoglio è quello della Cassa depositi e prestiti, banca controllata all’81,6 per cento dal Tesoro e al 18,4 per cento dalle fondazioni bancarie. Il Fondo strategico italiano (Fsi), di proprietà della Cassa, dovrebbe rilevare l’Ansaldo energia, di cui Finmeccanica possiede il 55 per cento (il restante 45 è del private equity statunitense First reserve corporation), e il 29 per cento dell’Ansaldo Sts. Quest’ultima è quotata in Borsa: la Finmeccanica detiene il 40 per cento delle azioni. Acquistandone il 29 per cento il Fondo guidato da Maurizio Tamagnini diventerebbe il primo socio senza incorrere nell’obbligo di offerta pubblica di acquisto, che scatta al 30 per cento. Dal Fsi non arrivano conferme. Fanno sapere che non hanno in questo momento trattative in corso.
Si tratta evidentemente di un progetto pieno di punti interrogativi, a cominciare dal destino dell’AnsaldoBreda. Il Fondo strategico italiano, infatti, non potrebbe comprare partecipazioni in aziende con i conti non in equilibrio. Anche se oggettivamente il trasferimento di AnsaldoBreda (per cui ha ripreso quota nelle ultime ore anche l’ipotesi di costituire una «bad company») nella pancia della Cassa depositi e prestiti toglierebbe parecchie castagne dal fuoco all’amministratore delegato di Finmeccanica Alessandro Pansa.
E poi, che ne sarebbe dell’Ansaldo Energia? L’eventuale transito al Fondo strategico dovrebbe essere soltanto funzionale alla successiva vendita dell’azienda, per esempio ai coreani della Doosan che da mesi sono sulla bocca di tutti come possibili acquirenti?
Per non parlare delle inevitabili resistenze del management e della politica. La cessione delle aziende targate Ansaldo al Fondo di Tamagnini porterebbe un indiscutibile beneficio finanziario alla Finmeccanica, tanto più in vista della prossima trimestrale, che si chiuderà il 30 settembre. Perché significherebbe sgravare i conti da almeno 500 miliardi di debiti.
Ma ben più importante, dal punto di vista industriale, è che l’uscita delle aziende Ansaldo dal perimetro della holding sarebbe un passo decisivo per il coronamento di un progetto da tempo inseguito dai vertici della Finmeccanica. Cioè la separazione dalle attività civili, considerate ormai poco compatibili con una strategia negli ultimi anni tutta concentrata soprattutto sullo sviluppo di un settore militare sempre più preponderante. Senza considerare il fardello economico oggettivo dell’AnsaldoBreda, che negli ultimi due anni ha accumulato perdite per 840 milioni di euro.
Diverse volte, nell’ultimo decennio, sono stati fatti tentativi per liberarsi dell’Ansaldo. L’ex amministratore delegato di Finmeccanica Roberto Testore aveva provato inutilmente a cedere il settore energetico alla tedesca Siemens. E da allora, per le ragioni più disparate, cui non è mai stata estranea la politica, nessuna trattativa (vera o presunta) con i candidati spuntati a più riprese, ha superato lo stadio preliminare.
Non tutti, però, condividono questa linea. Tale scuola di pensiero non è molto popolare in Liguria, dove il gruppo ha sempre garantito tanti posti di lavoro, ma neppure in alcune stanze dei palazzi romani. Il partito democratico di Guglielmo Epifani, per esempio, non ha mai nascosto le proprie preoccupazioni per l’eventuale liquidazione delle attività civili di Finmeccanica. Che anzi vorrebbe rilanciare. E queste rischiano di essere le rogne più grosse per chi vuole liberarsi dell’Ansaldo.
Sergio Rizzo