Richard Newbury, la Stampa 28/8/2013, 28 agosto 2013
CONNERY E CAINE: L’ULTIMA RECITA DI DUE QUASI AMICI
Se James Bond fosse davvero la versione immaginaria e fittizia del suo creatore Ian Fleming, comandante della Royal Navy durante la Seconda guerra mondiale, adesso avrebbe 105 anni. Se, invece, ci affidassimo alla linea temporale della serie cinematografica che inizia nel 1962 con Sean Connery nei panni dell’Agente 007, James Bond avrebbe 83 anni. Allo stesso modo Alfie, il Casanova di dialetto cockney che nel 1966 consacrò Michael Caine come star di Hollywood, avrebbe 80 anni. I pignoli avanzano l’ipotesi che, a rigor di logica, almeno uno di loro dovrebbe avere l’Alzheimer, ma - come Mark Twain commentò il suo necrologio, pubblicato per errore da una rivista - «il resoconto della mia morte è stato esagerato!».
Sean Connery e Michael Caine si conobbero dal 1954, quando Connery era nel musical «South Pacific» degli sceneggiatori Rogers and Hammerstein. Poi i due divennero molto amici nel 1975, quando girarono in Marocco «L’uomo che volle essere re» per la regia di John Huston. Caine, successivamente, scelse di vivere a Londra e Connery nelle Bermuda, giurando di non tornare in Scozia fino a quando non fosse diventata indipendente. Non si incontrarono per due anni, ma Caine e la moglie Shakira rimasero in contatto telefonico con lui.
Connery e Caine fanno parte di una rivoluzione sociale nel teatro e nel cinema: insieme con attori come Albert Finney, Richard Burton, Tom Courtenay, Alan Bates, Richard Harris, Terry Timbro e Peter O’Toole hanno mantenuto gli accenti regionali e l’origine proletaria come distintivi d’onore e di autenticità, mentre gli scrittori cockney Harold Pinter e John Osborne abbandonarono le scritture argute ambientate in contesti borghesi per il realismo sociale e grintoso: esempio è «Ricorda con rabbia», commedia teatrale di Osborne molto apprezzata sui palcoscenici di Londra per la sua durezza. La differenza tra il prima e il dopo fu evidenziata dal successo del musical «My Fair Lady», basato su un dramma di George Bernhard Shaw, in cui un insegnante di dizione, il professor Higgins, accetta una scommessa per trasformare una povera fioraia cockney in una donna d’alta classe. Higgins fu interpretato a Londra, a New York e nel film tratto dal musical da Rex Harrison, che era naturalmente portato a parlare con il nativo accento di Liverpool (come i Beatles). Shaw sarebbe stato felice di sapere che le entrate ottenute dal musical, che aveva donato alla Royal Academy of Dramatic Arts, servirono per pagare le borse di studio agli attori di cui sopra.
Connery fu cresciuto nelle dure strade di Edimburgo da cattolici irlandesi e scozzesi protestanti e lì divenne un campione body builder. Il suo interesse per la recitazione si concretizzò nel rifiuto di guadagnare 25 sterline a settimana, offerte da Matt Busby per entrare a far parte del Manchester United. Connery stimò che la carriera di un calciatore sarebbe finita a 30 anni, mentre quella di un attore mai. Nonostante le difficoltà per ottenere la parte nel 1950, poi, fu molto attento a firmare il contratto per interpretare James Bond. Commentò Michael Caine: «Sean era, ed è, un attore davvero superiore alla mera parte di James Bond, che è comunque diventato il suo alter ego. Camminava per strada e la gente esclamava: “Guarda, c’è James Bond.” Questo è stato particolarmente sconvolgente per lui». Quanto alle proprie sfide lavorative, Caine ricorda: «Da giovane ho lavorato in una lavanderia, poi in un magazzino del tè. Ho usato martelli pneumatici in strada, sono stato portiere di notte in un albergo-bordello. Ho lavato i piatti nei i migliori ristoranti di Londra e ricordo persino di aver fabbricato scrigni per gioielli. E sono stato un soldato. Non sono mai stato alla ricerca di ruoli, ma ho sempre voluto entrare nella testa dei personaggi, sentendo il loro dolore. Nessuno mi fece entrare negli Actors Studio, dovevo pagarmi l’affitto. È difficile comprendere che, a 29 anni, non avessi neppure i soldi per comprare un piatto di pasta. La mia banca era in tasca e il mio conto era pieno di pelucchi».
E tuttavia crescere a Londra e Edimburgo ha permesso a Caine e a Connery di avere una «conoscenza locale» per scoprire come i veri duri e i veri gangster lavorino e seminino il terrore. A proposito della sua parte nel film «Mona Lisa» Caine ha commentato: «Amo perdere la calma in un film. Voglio dire, è così facile! Arrabbiarsi e piangere in una pellicola possono addirittura portarti a vincere un Oscar. La cosa più difficile è recitare in una commedia e non avrete mai un Oscar per questo». Tanto per Caine che per Connery la chiave per recitare alla perfezione è la pratica. Caine precisa: «Fallo. Non aspettare. Fa’ come se ogni ruolo fosse quello che hai sempre voluto interpretare. Impegnati come se tu fossi sotto una pioggia di fuoco». Non a caso Caine fu in prima linea in Corea. «La sicurezza sfocia nel relax. E il relax è alla base delle risorse per le esigenze di copione».
Quello che Connery e Caine e i loro contemporanei avevano era quell’autenticità che squarcia tutt’oggi lo schermo. Aggiunge Caine: «L’uomo comune non si alza la mattina e dice a se stesso: “Cosa farò oggi?”. Vive solo la sua vita, va per i fatti suoi e segue i suoi pensieri. Un attore, invece, deve avere controllo di sé ed essere così tanto in sintonia con il personaggio da ragionare con la sua testa, come se non esistesse nessuna telecamera. Comportarsi in modo realistico di fronte una macchina da presa è impegnativo, richiede disciplina e impegno». Ecco perché Connery e Caine vogliono essere ricordati non come Bond o Carter, ma come attori.