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 2013  agosto 28 Mercoledì calendario

SCHEDONE INCONTRO SNAM, SAN DONATO MILANESE


• Un gas con un potere calorifico più alto ha una resa termica maggiore. Più ci sono composti pesanti più è alto energeticamente. Non si può far entrare in rete qualsiasi cosa (es. gpl) perché causerebbe dei disastri dal punto di vista della combustione. Le nostre caldaie o i nostri fornelli, ad esempio, non si accenderebbero.

• Il gpl è un gas liquefatto e si trasporta per bombola. Il gnl (gas naturale liquefatto) si trasporta per nave.

• Snam rete gas vende capacità di trasporto: prende il gas nei punti dove gli viene consegnato dai soggetti privati (es. Eni) che lo portano in Italia per venderlo. I loro clienti comprano il gas e glielo consegnano affinché lo trasportino e, in qualche modo, lo distribuiscano a livello regionale. La distribuzione ha un significato in Italia associato al trasporto, ma trasporto e distribuzione non sono la stessa cosa. Nell’ultimo miglio, quando il gas viene distribuito ai clienti finali, ci sono i distributori (es. Italgas e Aduea). Snam è un trasportatore. Distribuisce anche ad aziende. Facendo riferimento all’esempio del distributore nazionale dei giornali: “Immagini che il distributore nazionale abbia qualche grande azienda che fa leggere il quotidiano a tutti i suoi dipendenti e, quindi, compra 1000 giornali alla volta. Es. immagini che la Fiat faccia leggere il quotidiano a tutti i suoi dipendenti, circa 7000, in quel caso il distributore nazionale, oltre a rifornire gli altri distributori regionali, rifornisce anche la Fiat perché acquista un grosso quantitativo. Noi oltre a trasportare il gas ai city gate, cioè i punti dove dopo il gas viene preso il consegna dai distributori cittadini, lo consegniamo anche alle industrie direttamente”.

• Tutta l’energia elettrica viene trasportata da Terna. Se, ad esempio, io sono un piccolo produttore di carbone della Basilicata produco energia e la consegno a Terna in un ceto punto e con certe modalità. C’è anche chi produce energia elettrica utilizzando il gas. Questo produttore ha quindi un suo tubo, che arriva in un punto a valle, dove prende il gas, lo porta nella sua cabina di riduzione e con questo gas alimenta i suoi generatori di energia elettrica. A monte di quel punto di consegna c’è la rete Snam che trasporta gas. Snam è l’equivalente di Terna per il gas.

• Il 50% dell’elettricità in Italia è prodotta con il gas. Il 50%, da carbone, eolico e rinnovabile. Tutta l’energia elettrica viene trasportata da terra.

• Il 50% circa dell’energia elettrica consumata in Italia proviene da produzione gas. Fatto 100 l’energia elettrica, il 50% di quell’energia elettrica è prodotta da gas. Fatto 100 il fabbisogno di gas, il 30% è dedicato alla produzione di energia elettrica, il 70% è dedicato al riscaldamento, ai cicli produttivi delle aziende (es acciaierie). Adoperano il gas perché, in Italia dove appunto il 50% dell’energia elettrica è prodotta da gas, non avrebbe senso utilizzare l’energia elettrica per riscaldare gli ambienti perché avrebbe un doppio passaggio. In Francia, invece, c’è un grande produzione di energia elettrica da nucleare a basso costo e quindi molti cicli produttivi utilizzano l’energia elettrica prodotta da nucleare.

• La produzione di gas italiana. Esiste una produzione italiana del gas che vale circa il 10%. Il 90% lo importiamo da Russia, Nord Europa (Olanda e Norvegia), dalla Libia, dall’Algeria, dal Qatar (grazie al rigassificatore di Rovigo). Dall’Algeria, dalla Libia, dalla Russia, dal Mar del Nord, il gas ci arriva perché siamo collegati da un tubo vero e proprio (gasdotto). Dal Qatar ci arriva come gnl (gas naturale liquefatto): il gas viene raccolto liquefatto (portandolo a una certa temperatura e pressione), immagazzinato in una nave cisterna e portato poi in un terminale che fa il processo inverso, lo rigassifica. In Italia sono attivi oggi due rigassificatori: uno è quello Snam di Panigallia, in Liguria (sulla terraferma) e l’altro, partecipato da Edison, è al largo di Rovigo (offshore – in mezzo al mare): insieme valgono circa meno del 15% del totale. La percentuale però può cambiare di anno in anno in base alle scelte di approvvigionamento che non dipendono da Snam, ma sono semplicemente commerciali e le fanno i clienti.

• Il gas costa all’ingrosso circa 30 centesimi a m³.

• Snam compra piccole quantità di gas per quelle che sono le sue esigenze interne. Un tubo prima di trasportare gas deve essere riempito di gas e, nella fattispecie, di gas alla pressione che serve per il trasporto. Quel gas fa parte di quegli strumenti che servono a Snam per il trasporto e quindi lo compra. Se in un anno trasporta 75 miliardi di m³, il gas di proprietà Snam utile a far funzionare una rete di 32.000 km vale circa 500 milioni di m³. È un bene strumentale perché serve per riempire i tubi e per far funzionare il sistema. Il gas va spinto e il tubo deve essere sempre pieno. Se è mezzo vuoto, non ha spinta e quindi non arriva. Bisogna immaginare il tubo come una sorta di palloncino: non è mai mezzo pieno o mezzo vuoto, può essere più o meno gonfio. Il tubo è in acciaio e non si deforma. La misura di quanto gas c’è dentro è data dalla pressione. La pressione massima viene definita in fase di autorizzazione dell’impianto e in Italia a terra non è mai superiore a 75 bar (circa 75 atmosfere): Es. la pressione delle gomme di una macchina sono a 2,5 bar; quella delle ruote di un camion a 7-8 bar. La pressione in città è di 0.3 (quella dei fornelli di casa). Un tubo è vuoto quando la pressione interna è uguale a quella atmosferica, ma dentro c’è ancora comunque del gas. Per questo, quando ci sono dei lavori da fare, quella piccola quantità di gas va tolta. Se bisogna intervenire ad esempio su un tratto di condotta, quel pezzo deve essere vuotato, bonificato, cioè quella quantità di gas residuale viene spazzata via con l’aria. Essendo la pressione che spinge il gas, c’è una sala controllo dove questa pressione viene monitorata in ogni punto. Quindi se per caso c’è un punto che tende a calare di pressione, bisogna immettere immediatamente. Tra Mazzara e Minervio ci sono circa 2000 km di distanza. La rete di gasdotti Snam è complessivamente circa di 32.000 km. I gasdotti grandi importanti, le cosiddette autostrade del gas, sono segnate in rosso sulla cartina e sono nazionali.

• I gasdotti non sono visibili. Si può capire dove sono grazie a dei pali gialli con sopra una sorta di ombrellino cinese rosso. Quello è un cartello di segnalazione di un “pipeline”, che però sta sotto terra alla profondità di circa un metro e mezzo. L’ombrellino rosso serve per i controlli aerei con gli elicotteri: dall’alto viene visto come un punto rosso e permette di traguardare il tracciato del gasdotto. Gli elicotteristi devono segnalare se vedono degli scavi agricoli o frane da quelle parti. I gasdotti non sono visibili perché quando vengono realizzati viene ripristinato l’ecosistema preesistente (rimessi gli alberi che c’erano, con i semi delle piante che c’erano, la fauna…). Sui gasdotti più piccoli, non soggetti a controllo dall’alto, ci sono invece altri cartelli: sempre gialli, ma con un triangolino in cima. Questi sono i due segnali visibili dei gasdotti Snam. A volte ci sono anche degli impianti “fuori terra”. Venendo da Bologna, ad esempio, poco prima della barriera di Milano Sud, sulla destra, c’è un impianto recintato poco più grande di una stanza. Quel tipo di strutture sono cabine di riduzione della pressione, cioè punti da cui il gas da una certa pressione che ha “sull’autostrada” viene fatto viaggiare a una pressione più bassa. Diminuita la pressione, comincia ad andare in un’altra direzione, diversamente spaccherebbe l’impianto e non sarebbe utilizzabile dall’utenza.

• Il gas non solo deve ricevere la spinta dalla parte iniziale (Algeria, Libia o dalla Russia) ma deve venir rilanciato anche durante tutto il percorso grazie a delle stazioni di compressione, che si trovano mediamente ogni 200 km circa. In Italia, oggi, lungo punti strategici della rete, sono attivi 11 impianti di compressione con circa 45 turbine. La spinta iniziale del gas viene dalla sua energia mineraria. Il gas esce dai giacimenti a pressioni molto alte e la forza primaria per entrare poi nel trattamento viene data dal giacimento. Il gas sottoterra è già in pressione e tende per sua natura a sfondare. È intrappolato in microfori della roccia, non in una bolla. Se la roccia sopra fosse fratturata, il giacimento non ci sarebbe già più perché il gas ne sarebbe uscito. Il gas naturale fu scoperto dagli antichi cinesi come fuoco fatuo, perché c’era un affioramento in superficie che prese fuoco. La prima energia viene data al gas dal sottosuolo stesso (si fora con una colonna di estrazione fino a 10 km di profondità), dopo di che viene preso e trattato, c’è una filtrazione meccanica, viene deidratato, cioè gli si tolgono le eventuali impurità, viene dolcificato (si tolgono le componenti acide come la Co2). Questo avviene in impianti di trattamento continui (es. camere dove sono posti dei catalizzatori). In pratica il gas esce da sottoterra, entra in un tubo dove avvengono dei trattamenti. Una volta finiti questi trattamenti, il gas, che sta sempre “correndo” sulla base della spinta iniziale, entra nel tubo che lo porterà nei sistemi di trasporto. Man mano che corre, la sua pressione scende e quindi c’è l’esigenza di dargli una nuova spinta. Snam lo prende già pulito e lo rilancia quel tanto che basta per farlo arrivare alla pressione giusta, nelle quantità giuste, là dove lo chiedono.

• L’equilibrio. Il sistema deve essere sempre perfettamente in equilibrio. Nel sistema elettrico è ancora più importante semplicemente perché l’energia elettrica non può essere immagazzinata. Snam, da questo punto di vista, è un po’ più privilegiata perché non ha cavi, ma tubi, che costituiscono essi stessi un serbatoio. Quindi, entro certi limiti, si può tollerare che, a fine giornata o in certi momenti, la quantità di gas che esce sia più di quella che entra o viceversa. È fisiologico per come sono fatti i consumi e per come è la dinamica del gas. Il gas nei tubi, con i rilanci, ha una velocità di circa 20 km all’ora, ma ci sono dei punti, chiamiamoli “svincoli”, dove il gas viene prelevato a 40 km all’ora. Non si riuscirà mai ad imprimere la velocità di 40 km all’ora su tutta “l’autostrada” quindi, in certi punti, devo sfruttare l’effetto accumulo del tubo per permettere questa velocità di prelievo in determinate fase della giornata per non avere problemi di pressione. Se il tubo viene svuotato troppo, la pressione scende e crea dei problemi agli utilizzatori. Ad esempio, alla grande industria chimica piuttosto che la centrale termoelettrica perché hanno delle macchine molto grosse che, nel momento in cui la pressione scende sotto un certo limite, si fermano. Questa attività, che consiste nell’andare ad individuare, in funzione di quelli che sono i prelievi attesi, il valore corretto di pressione che mi consente di garantire quello che viene chiamato “bilanciamento orario”, è uno dei compiti chiave della sala controllo che abbiamo visitato. Ogni ora ha il suo bilanciamento. Il problema della gestione dei picchi viene gestita tramite il bilanciamento orario, cioè una quota di quel gas che c’è dentro i tubi serve a gestire i picchi, poi c’è il “bilanciamento fisico” (del “giorno-gas”) che invece è più commerciale, cioè i clienti che comprano e vendono gas danno a Snam una quantità di gas in ingresso e “nominano” una certa quantità anche in uscita. Nessuno è in grado di prevedere cosa consumerà un portafoglio clienti di qualche milione di utenze civile. C’è una certa indeterminatezza, ma all’interno di parametri significativi accertati. Questa indeterminatezza comporta che, alla fine del giorno-gas, o ci sia qualcosa in eccesso o ci sia qualcosa in difetto. Questo qualcosa in eccesso o in difetto lo gestisce Snam rete gas. Di fatto va poi a modificare in modo forzoso l’erogazione dallo stoccaggio, per avere quello che manca o per consegnare quello c’è in eccesso. Il prezzo si forma sul mercato, la cosiddetta “piattaforma di bilanciamento” di gas (qualcosa che assomiglia una borsa). I prezzi sono fatti dagli “shipper”, cioè quelli che comprano e vendono il gas. Il servizio prestato da Snam è regolato dall’Autorità dell’energia che stabisce anche la somma per fare questa attività e le altre. È un’attività cosiddetta “regolata”. Non ha un margine di speculazione. Il prezzo lo fa chi vende. Non si può fare a meno di comprare, sia per Terna che per Snam. Quel costo però, dopo, su chi viene rimbalzato? Viene ribaltato prima che sull’utente, sullo shipper, sul venditore. Più io - venditore - che sono al tempo stesso produttore di energia elettrica sono preciso nei miei programmi e più posso essere bravo a fare queste forme di arbitraggio. Se sparano un prezzo molto alto e poi, alla fine del mio giorno gas, la mia posizione come fabbisogno di energia è corta, quel prezzo si rischia di ritrovarselo. Poi è vero che lo pagano gli utenti, ma è anche vero che gli utenti, soprattutto quelli industriali, possono cambiare abbastanza rapidamente il fornitore. Se uno è bravo a sapere quello che è il consumo che sottende, in modo tale da comprare il giusto e, se compra qualcosa in più, lo può poi vendere a buon prezzo, con un buon margine.

• Gli stoccaggi sono un’infrastruttura che supporta l’attività di trasporto del gas. In Italia si tratta di giacimenti esauriti (detti “depletati”), vengono cioè utilizzati giacimenti in cui il gas già è stato estratto, geologicamente sono già “collaudati”, resistendo agli scuotimenti tellurici, e hanno mantenuto il gas fino agli anni 50/60, quando è arrivato a un livello tale di pressione per cui era economicamente vantaggioso estrarlo. Snam, attraverso Stogit, riutilizza questi giacimenti esauriti in cui inietta il gas, nella stessa condizione di sicurezza e naturalità, ma già pulito (dopo ha bisogno comunque di un processo di depurazione ma molto ridotto). Questi stoccaggi sono un po’ un polmone che può venir utilizzato sia per esigenze tecniche di Snam sia da parte degli shipper. Ha sempre avuto la funzione di modulazione stagionale. All’origine ha calmierato non solo il prezzo, ma anche gli investimenti iniziali. Se il mio mercato in inverno vuole 100 milioni/giorno e io non voglio stoccaggio, ho bisogno di tubi dimensionati per 100 milioni/giorno. Se però questi 100 milioni/giorno li ho venti giorni all’anno (il picco) mi sono creato una struttura per 100 milioni/giorno che poi lavora si e no venti giorni l’anno. Non è un grande investimento. Allora se uno ha dei pozzi semivuoti, lo può tenere da parte. Il tubo può essere da 80 milioni/giorno così risparmio sull’investimento, la centrale di compressione può essere un po’ meno grande e quei venti milioni li prendo dal giacimento di stoccaggio. Va però messo in conto di tenere un capitale non fruttifero per almeno una stagione. Se Mattei cominciasse oggi a metanizzare l’Italia, tra 50 anni noi non avremmo l’impianto di stoccaggio e neanche i tubi. Il prodotto della metanizzazione italiana è quello che è perché viene da un monopolista.

• Lo shale. È un gas, ma anche un olio, intrappolato in terreni che fino a pochi anni fa non si riuscivano a sfruttare perché poco porosi e tipicamente argillosi. Fino a qualche anno fa si faceva il pozzo e il gas che c’era nel giro di qualche centinaia di metri riusciva ad arrivare ma poi basta. Non c’era mobilità, permeabilità. Adesso, con le nuove tecniche di trivellazione orizzontale (a raggiera) si frantumano le rocce e si riesce a sfruttare tutto quello che c’è nell’arco di qualche chilometro. Poi ci si sposta, si ritrivella, si rifrattura e si risfrutta. In questo modo si stanno liberando tantissime quantità di gas che prima erano inutilizzabili. Gli Stati Uniti non stanno ancora esportando gas, ma si dice che lo faranno. Per il momento sono diventati autosufficiente, mentre prima lo importavano. Qualcuno si aspetta che possano cominciare ad esportare verso l’Europa, qualcuno verso l’Asia, andando parzialmente a saturare quel mercato e facendo diventare il mercato europeo di nuovo un possibile mercato attrattivo per i carichi spot, che sono quelli di gnl (gas liquido).
Dal punto della sovrabbondanza di gas, Snam, più che dallo shale, è penalizzata dalla crisi, con una contrazione della domanda molto forte. In aggiunta sono state sovvenzionate in modo massiccio le rinnovabili. Questo ha fatto crollare la domanda di gas per termoelettrico in un momento in cui c’è già comunque un calo della domanda industriale, c’è un calo comunque dell’energia elettrica e, sempre quando c’è crisi, probabilmente qualcuno sta anche un po’ più attento al termostato in casa. In questo contesto il prezzo del gas è sceso e quindi chi lo produce (via tubo) ha dovuto rinegoziare i prezzi. Il fatto, ad esempio, che Russia e Algeria siano collegati fisicamente con dei tubi si è scontrato con la “non necessità” di quella fornitura. I due campioni nazionali sono Russia e Algeria, ma non rischiamo quello che hanno fatto con l’Ucraina (allora da noi si usò lo stoccaggio) perché abbiamo più fonti di approvvigionamento. La Russia è sul 40% della fornitura.

• Ci sono due mercati del gas: via tubo, tradizionalmente tipico dei contratti “take or pay” (prendi o paga). Nel senso che c’è un volume minimo e massimo da ritirare ogni anno e c’è un volume minimo e massimo giornaliero. I prezzi sono indicizzati al petrolio, al brent. Questo sistema è nato perché il paese produttore, ma anche il soggetto che poi ha realizzato l’infrastruttura in cofinanziamento, avevano bisogno di un orizzonte temporale lungo per ammortizzare l’investimento. Lo stesso vale anche nel caso dei rigassifficatori, la cui costruzione costa quasi un miliardo di euro l’uno. Anche in quest’ultimo caso, costruendoli per portare gas da un posto lontano dove non c’è la possibilità di fare un gasdotto, bisogna garantirsi la fornitura per un periodo lungo. Una nave porta mediamente dai 140-160 mila metri cubi di gnl, che una volta rigassificato va moltiplicato per 600. Quindi, 100.000 metri cubi di liquido per 600 = 60.000.000. Per un rigassificatore che mette in rete 20 milioni/giorno vuol dire tre giorni di piena produzione. Infatti tipicamente le navi arrivano ogni due o tre giorni, quando il mercato tira. Sul mercato del gnl ci fu un momento di boom e furono costruiti tanti rigassificatori. Siccome poi negli impianti sia di liquefazione che di rigassificazione, si lasciava uno spazio dedicato allo spot. Vincolando, ad esempio, l’80% della potenzialità dell’impianto, l’altro 20% lo metto sul mercato. Lì si è formato il mercato spot: i soggetti che non avevano dei contratti “take or pay” compravano là dove c’era la disponibilità “spot” e la portavano dove c’era richiesta. In Italia per comprare spot devi essere un soggetto (es. Enel, Eni…) autorizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico e devi avere un’autorizzazione all’importazione. I soggetti più piccoli comprano invece direttamente sul mercato, al psv (punto di scambio virtuale), alla borsa del gas. Chi compra sul mercato spot deve avere un minimo di solidità patrimoniale e poter contare su un portafoglio che gli garantisce un minimo. C’è anche un mercato di futures. I contratti possono essere di diverso tipo: c’è un contratto in cui ti do una quantità di gas tra un mese per un giorno, tra un mese per un mese, tra un mese per 20 anni. Poi io a mia volta posso venderlo. E questo può influenzare il prezzo del mercato spot, quello via tubo ha delle condizioni sostanzialmente stabili. Il prezzo del gas fornito al cliente residenziale finale si basa su dei criteri che, fino a ieri, erano 100% basati sul prezzo dei contratti “take or pay”. Adesso, in ragione del fatto che si è creato un differenziale importante tra il prezzo del “take or pay” e il prezzo “spot”, più basso, sono stati formulati in modo diverso. Il mercato retailer, residenziale, vale per esempio ora il 20% del “take or pay”. Poi, però, siccome questo andava a reprimere i soggetti che importavano “take or pay” (che ha una funzione di sicurezza per il sistema energetico perché c’è un impegno a lungo termine), per non disincentivarli è stato riconosiuto un quid a parziale compensazione delle eventuali perdite.

• Bisogna produrre più di prima a costi più bassi. Come fare? Per Snam non cambia niente perché sono trasportatori. Se l’energia elettrica arrivasse nelle case per tre ore a giorno, dalle 9 di sera a mezzanotte, una parte dell’energia elettrica sarebbe in surplus, quindi una parte del gas utilizzato per produrre energia elettrica non servirebbe più. La produzione di gas in Italia è in Adriatico e in Sicilia (10% circa del fabbisogno). Bisognerebbe aumentare la produzione in Italia. Si potrebbe produrre di più lavorando in Adriatico, dove si nasconde molto gas. Si danno le concessioni, si sviluppano nuovi campi di estrazione. Probabilmente quello che oggi è il 10% potrebbe diventare, nel giro di qualche anno, un 30%. Le sovvenzioni alle rinnovabili? Via. Allora a questo punto si riprende a produrre in modo più tradizionale, inquinando di più però con un beneficio sulla bilancia dei pagamenti. Il problema sono gli ambientalisti.

• Come si accumula per restituire? Intanto facendo pendere la bilancia dei pagamenti. Quindi è strano che uno che abbia l’obiettivo principale di far rientrare del debito, al tempo stesso imponga all’Italia di lasciare immutata la sua politica commerciale. Su determinati paesi, può anche andare bene. Ma tutto quello che riguarda in qualche modo un fabbisogno nei confronti degli altri paesi europei viene mantenuto, e quindi si interviene con dei dazi selettivi, per cui il prodotto cinese viene penalizzato, si compra solo da un soggetto, si privilegia la produzione italiana.

• I luoghi dove possiamo trovare il gas in Italia: Alto Adriatico (tutta la zona antistante Rovigo, offshore del Veneto, dell’Emilia Romagna e delle Marche), Basilicata e al largo di Trapani (dove ci sono delle sacche di gas).

• Il fracking potrebbe essere un altro elemento per poter produrre di più in Italia, dove ad oggi è vietato. Pare non ce ne sia però, se ce ne fosse, potrebbe essere in Pianura Padana.

• Conteggio generale bolletta Snam (a spanne): 75 miliardi di metri cubi per 30 centesimi all’ingrosso fanno 25 miliardi. Al dettaglio vale 50 centesimi.

• Snam rete gas ha sotto i 3000 dipendenti. Tutto il gruppo, circa 6000.

• Azionariato: Eni (20%), Cassa Deposito e Prestiti (30%), il resto nel mercato borsa.

• Società: Italgas (per la distribuzione, con alcune partecipazioni in varie società locali, come Toscana Energia, Napoletangas); Gnl Italia (per la rigassificazione); Snam Rete Gas, Stogit (per lo stoccaggio).

• Visto in “sala comandi”: a Mortara c’è un nodo, un’area impiantistica dove il gas arriva da più direzioni e viene ridistribuito. San Salvo (Abruzzo), Ripalta, Settala, Sergnano sono impianti di stoccaggio. Per controllare tutto il sistema, Snam ha 12 mila km di fibra ottica e un sistema online alternativo alla rete classica. Gli operatori che gestiscono la rete sono di solito perito informatico, perito industriale o elettrotecnico. Ora si comincia a puntare anche sui laureati.