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 2013  marzo 30 Sabato calendario

Anno X – Quattrocentosessantanovesima settimanaDal 25 al 30 marzo 2013Napolitano I giornali di sabato mattina, vigilia di Pasqua, sono usciti con la notizia che Napolitano stava seriamente pensando di dimettersi, come ultimo tentativo di sbloccare una situazione politica apparentemente senza vie d’uscita

Anno X – Quattrocentosessantanovesima settimana
Dal 25 al 30 marzo 2013

Napolitano I giornali di sabato mattina, vigilia di Pasqua, sono usciti con la notizia che Napolitano stava seriamente pensando di dimettersi, come ultimo tentativo di sbloccare una situazione politica apparentemente senza vie d’uscita. Bersani non era riuscito a mettersi d’accordo con nessuno, Pdl e Pd, ancora venerdì sera, avevano chiesto cose diametralmente opposte (dichiarandosi tuttavia disponibili a seguire le indicazioni del presidente qualunque fossero), i grillini sempre contrari a qualunque soluzione diversa da un governo cinquestelle, Monti devastato dalle dimissioni di Terzi e dal caso marò (vedi più sotto). Invece, dopo una mattinata di incertezze e notizie le più disparate, il capo dello Stato ha fatto aprire la sala stampa e, molto sereno («adesso vi consegno la colomba pasquale»), è sceso a leggere una breve nota, assai significativa. Erano le 13.10 del 30 marzo 2013.
Prima di tutto, il capo dello Stato ha ripetuto due volte che resterà al suo posto fino alla nomina del nuovo presidente della Repubblica («penso di poter contribuire fino all’ultimo giorno del mio mandato»). Su questo punto, quindi, non sono più ammesse speculazioni di sorta. Secondo: il governo Monti è pienamente in carica, non è stato sfiduciato dall’attuale Parlamento (notazione fondamentale), può dunque pienamente operare e infatti, ha ricordato Napolitano, «sta per adottare provvedimenti urgenti per l’economia, d’intesa con la Ue e con l’essenziale contributo del nuovo Parlamento attraverso i lavori della commissione speciale presieduta dall’onorevole Giorgetti». Terzo: il presidente ha nominato due «gruppi ristretti di personalità diversi per collocazione e per personalità» e ha chiesto loro di indicare «precise proposte programmatiche oggetto di condivisione su temi di carattere economico e istituzionale». Mentre scriviamo, i nomi di queste personalità – che qualcuno ha chiamato «una specie di bicamerale» - non sono ancora noti. Ma è evidente che uno dei due gruppi farà riferimento all’area di centro-destra e l’altro all’area di centro-sinistra. L’idea del presidente è che vi saranno, nelle priorità che ciascun gruppo indicherà, argomenti e soluzioni comuni e, imperniandosi su questi punti condivisi in partenza, il capo dello Stato costringerà in qualche modo i due partiti contrapposti – cioè il Pd e il Pdl – a venire a patti.
Notiamo di passata che l’annuncio delle non-dimissioni fa tramontare definitivamente l’illusione di Bersani e di Berlusconi che si vada eventualmente al voto il 30 giugno e il 1° luglio. Il rilancio del governo Monti va poi nella linea grillina di votare alcuni dei provvedimenti più urgenti – come la legge elettorale – anche in assenza di un governo appoggiato da questo Parlamento.
Il presidente è uscito così dall’impasse in cui l’avevano messo le tre forze maggiori, cioè Pd-Sel, Pdl-Lega e Movimento 5 Stelle. Il Movimento 5 Stelle, ancora l’ultimo giorno, aveva ribadito la sua contrarietà a qualunque esecutivo che non fosse marchiato Grillo. Berlusconi e i suoi s’erano detti favorevoli a un governo politico, magari presieduto dallo stesso Bersani, ma con ministri e programma scelti di comune accordo tra i due partiti, essendo «tragica» (parola di Berlusconi) l’esperienza del governo tecnico. Il Pd, tutto al contrario, aveva chiesto la formazione di un governo istituzionale o di scopo, da votare a occhi chiusi, cioè senza minimamente mischiarsi con quelli dell’altra parte. Era il riapparire delle vecchie convergenze parallele di Moro, roba che risale a 50 anni fa, quando democristiani e socialisti avrebbero dovuto votare per un governo di centro-sinistra ancora di là da venire facendo finta di non conoscersi.
In questa situazione, Napolitano non aveva alcuna scelta, se non quella di dimettersi e girare il problema a qualcun altro, oppure prendere ancora tempo, ma scrivendo lui stesso, con le due commissioni, un programma di governo a cui nessuno, a parte Grillo, potrà dire di no.

Sondaggi Nei sondaggi Swg, Berlusconi e Renzi salgono, Bersani scende, Grillo precipita, la metà degli italiani vuole tornare alle urne.

Pil L’Ocse stima che il Pil italiano sia calato dell’1,6% nel primo trimestre di quest’anno e che scenda ancora dell’1% nel secondo trimestre. È il dato peggiore del G7.

Terzi Martedì 26 marzo il ministro degli Esteri Terzi è andato a riferire alla Camera i dettagli della sconcertante vicenda dei marò, prima trattenuti in patria con l’annuncio dell’apertura di un contenzioso internazionale, e poi rispediti nel Kerala con un controvoltafaccia del tutto inatteso. Lui, ha detto, non era d’accordo «ma la mia voce è rimasta inascoltata». Alla fine, a sorpresa, annuncio dele sue dimissioni, di cui non aveva infornato né il presidente della Repubblica («gesto irrituale, sono sconcertato, stupito») né il capo del governo («sono attonito»). Monti è a sua volta dovuto andare a riferire in Parlamento sul nuovo caso e ha accusato il suo ex ministro: la decisione di non rimandare in India i due marò «non avrebbe dovuto essere oggetto di precipitose dichiarazioni alla stampa, che il ministro Terzi ritenne invece di rilasciare, anticipando un risultato finale che non poteva ancora dirsi scontato». Ha poi insinuato che dietro il suo gesto vi fossero altre ragioni – intese col centro-destra nella prospettiva di una nuova carriera politica – e, quando dai banchi berlusconiani è partita la contestazione, ha candidamente chiesto di essere sollevato al più presto dal peso del governo. In un contesto politico in cui il Monti dei primi giorni sarebbe stato una mano santa, abbiamo così assistito alla trasformazione in caso umano del grande tecnico che tutta l’Europa ci invidiava.

Papa Il giorno di venerdì santo papa Francesco, obbedendo al motto che chi sta in alto deve mettersi al servizio di chi sta in basso, è andato a lavare e baciare i piedi di dodici minorenni detenuti nel carcere romano di Casal del Marmo. Tra questi, tre musulmani e due ragazze, una delle quali bosniaca. Foto che hanno subito fatto il giro del mondo.

Tecnici Il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, s’è sbarazzato dei due assessori-star, Franco Battiato (Turismo) e Antonino Zichici (Beni culturali). Il primo, ricevuto dal Parlamento europeo proprio perché assessore in Sicilia, se n’è uscito con questo apprezzamento: «Ci sono troie in Parlamento che farebbero di tutto, dovrebbero aprire un casino». Ha poi detto d’esser stato frainteso e di aver parlato in generale. Il secondo è stato accusato di occuparsi troppo dei raggi cosmici invece che dei problemi dell’isola. «Dovendosi firmare delle pratiche, è stato necessario spedire a Ginevra il capo di gabinetto con le carte». Zichichi, 84 anni, ha risposto: «Cosa crede Crocetta? Che possa mettermi a fare il politico abbandonando il mio lavoro di scienziato? Io sono alla ricerca del supermondo…».

Amanda Il processo d’appello ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito dovrà essere rifatto. L’assoluzione è stata cancellata dalla Cassazione che ha accolto la tesi del Procuratore generale secondo cui i colleghi del secondo grado, che avevano mandato liberi i due, «hanno perso la bussola, hanno smarrito l’orientamento, hanno frantumato gli elementi indiziari, hanno rivelato una buona dose di snobismo, hanno travisato la prova, hanno sposato una non logica valutazione dei plurimi indizi. Quella sentenza di assoluzione è un raro concentrato di violazioni di leggi e illogicità.»

Jannacci Il cancro ha ucciso Enzo Jannacci, 77 anni, grande cantautore e cantore della Milano di un tempo, le case di ringhiera, le scarpe da tennis, il palo dell’Ortica, il mondo di Gaber (con cui nel ’90 fece Aspettando Godot di Beckett), Abatantuono, Cocky e Renato, Beppe Viola, Dario Fo, Boldi, il Santa Tecla, il Derby. Era anche medico, medico chirurgo («medico fantasista»), e aveva operato nell’équipe di Barnard, il primo a trapiantare cuori. La sua canzone più celebre è Vengo anch’io? No, tu no, del 1967, colonna sonora perfetta della crisi politica in cui ci troviamo.