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 2013  febbraio 07 Giovedì calendario

COLOSSEO

«Se hai il Colosseo e lo radi al suolo per farci un supermercato non va bene. Io il Colosseo ce l’ho ed è Totti. Ed a lui ho chiesto di essere tale. Le doppie sedute? Non ci credo. Nel gruppo imporrò poche regole, ma ferree» (Aurelio Andreazzoli, neo allenatore della Roma).

USCIRE «Non voglio mai più arrivare al traguardo con il rimpianto di non aver attaccato a tutta. In Val d’Isere nel 2009 ho buttato una medaglia perché nelle ultime 5 porte avevo paura di uscire e mi sono difeso, lo stesso a Vancouver. Garmisch me l’ha insegnato» (Così Christof Innerhofer, il 4 febbraio prima di partire per i Mondiali Sci).

LENTI «Ho provato a rischiare ma non me la sono sentita più di tanto perché non sentivo bene gli appoggi. Ho fatto il massimo che potevo e sono arrivato settimo, sono partito per vincere ma a volte c’è la giornata perfetta altre invece no. Io ho tribolato con la visibilità, forse in futuro è meglio che mi metta le lenti» (Così Christof Innerhofer, ieri dopo la gara).

CASA/1 «Questa è decisamente la mia moto tutto quello che faccio si riflette positivamente nel comportamento del mezzo, cosa che non provavo da due anni a questa parte. È come essere tornati a casa. Finalmente ho dormito rilassato» (Valentino rossi dopo i test di Sepang).

CASA/2 «Era un ragazzino di 19 anni, ci è caduto dentro come chiunque altro. Ma non l’ha creato lui.... Ci sono solo 2 possibilità: o te ne vai a casa o ti adegui» (Così Travis Tygart, presidente dell’agenzia antidoping Usa, sul fenomeno del dopping in cui è stato «trascinato» Lance Armstrong).

ASSEGNO «Nessun atleta ha mai restituito i compensi. Non lo ha fatto Sean Payton e non lo ha fatto nessun altro. Sono stati qualificati, ma nessuno gli ha detto di restituire l’assegno» (Così l’avvocato di Armstrong ha spiegato perché il suo assistito non restituirà il 12 milioni di dollari incassati con le vittorie del Tour)

RITIRO «Ray ci ha riuniti nello spogliatoio, mancavano 24 ore al match della vita [il super bowl, ndr]. E ha parlato per undici minuti filati, qualche compagno lo ha cronometrato. Parole che sono entrate nei nostri cuori, sono serio: dopo quel discorso eravamo pronti a morire uno per l’altro, a morire per ogni nostro compagno di squadra e so bene che qualcuno penserà che sto esagerando ma così è una squadra di football. Dopo le parole di Ray, non mi vergogno a dirlo, ho pianto. Tutti, dentro lo spogliatoio, piangevano» (Brendon Ayanbadejo, linebacker dei Ravens dopo il ritiro di Ray Lewis dalla Nfl).