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 2013  giugno 27 Giovedì calendario

POPOLO

«Primo: il calcio non è mai stato un sport d’elite, chi lo gioca viene dal popolo. Secondo: anche chi oggi ha i soldi per mandare i figli in una buona scuola o curarsi in clinica si accorge dei problemi» (Zico sulle proteste in Brasile di questi giorni).

PROBLEMI «Fossi stato nel Barcellona non avrei preso Neymar. Ma una volta che è stato acquistato, penserei alla possibilità di cedere Messi. È troppo difficile gestire una squadra di tale classe. Un esempio? I calci di punizione: Neymar è molto bravo a batterli, e Messi lo ha già dimostrato. Chi li tirerà? E ancora, Neymar è con la Nike, Leo con l’Adidas: queste sono situazioni che possono causare problemi» (Johan Cruyff).

SICUREZZA «Dai miei tempi è cambiata soprattutto la sicurezza. Noi ogni anno vedevamo un nostro collega morto sull’asfalto. Lo sport vissuto in questa maniera ti forma il carattere in un altro modo. Oggi per fortuna non è più così: dal ’94, con la morte di Ratzenberger e Senna si è lavorato molto e bene per la sicurezza. I piloti adesso arrivano al circuito con la moglie, i figli e il cane. Una volta sarebbe stato impensabile» (la Formula 1 di oggi secondo Niki Lauda).

DOLCE «È dolce e paziente, responsabilizza i giocatori, dà loro fiducia» (Carlo Ancelotti secondo Zlatan Ibrahimovic).

PREGI E DIFETTI «Il pregio più grande è che vuole sempre imparare e migliorare, spinge la squadra e se stesso a tirare fuori nuove motivazioni. È davvero una bella cosa: niente e nessuno è mai perfetto, né moto né pilota. Un difetto? Non è mai contento, non gli va mai bene niente» (Jorge Lorenzo secondo il capotecnico Yamaha Ramon Forcada).

CONCLUSIONI «Quando ero all’inizio della mia carriera non avrei mai pensato di giocare fino a 30 anni invece oggi ne ho 31 e sono ancora qui. Mi sto allenando duramente perché voglio tornare ai miei livelli ma se a fine anno sarò al 150/esimo posto della classifica mondiale, ne trarrò le conclusioni» (Flavia Pennetta).

CONSUMATO «Il mio fisico è consumato e con l’eliminazione del caschetto ogni anno sul ring ne vale due. Per le Olimpiadi l’idea era di chiudere a Londra, per Rio non saprei. Andrò avanti anno per anno. Non mi interessa fare l’allenatore, mi vedo più da dirigente. Da commentatore ho già provato, mi piace. I reality no, meno si sa di me come uomo, meglio è» (il pugile Roberto Cammarelle).