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 2013  luglio 28 Domenica calendario

L’UOMO CHE HA DATO AGLI USA L’INDIPENDENZA ENERGETICA

No, non è mai troppo tardi. È quello che devono aver pensato operai e ingegneri quando, all’inizio degli anni ’90, il gas è tornato a uscire dalle viscere della terra di Fort Worth, Texas. Geologi e tecnici delle compagnie petrolifere, da tempo avevano sentenziato che di gas o di greggio da quelle parti non ce n’era più. Oppure era irrangiungibile, sepolto com’era sul fondo. Ma George Mitchell, arzillo vecchietto che aveva superato da un po’ la barriera dei settant’anni, non la pensava così. Chi glielo fa fare, dicevano gli uomini delle Big Oil, di dannarsi dietro quei maledetti buchi che non porteranno a nulla? Mitchell era già milionario, grazie ad alcuni pozzi scoperti in Texas negli anni Sessanta. Per giunta, aveva un’altra impresa di cui essere orgoglioso: Woodlands, oggi una città da 100 mila abitanti, fondata nel 1974 in Texas attorno a una enorme pineta (27 mila acri) che oggi ospita il centro ricerche di Exxon.
Chi glielo faceva fare di buttar via quattrini perforando la terra e spruzzando nel suolo una miscela di gas, invece di badare ai dieci figli e alla tribù di nipotini? Ma nel 1998, dopo 17 anni di tentativi e di spese enomi che l’avevano costretto a cedere la «sua» città, George Mitchell poté celebrare la sua rivincita: il gas uscì così impetuoso e abbondante dalla terra del Texas che The Economist scrisse «I 6 milioni di dollari investiti in quel pozzo sono il miglior affare della storia del petrolio». Non era un’esagerazione: 3 anni dopo, nel 2001, George il matto vendette la società alla Duke Energy per 3,5 miliardi do dollari. Un premio per una rivoluzione.
A 79 anni, Mitchell aveva dimostrato che, provocando con la pressione di un fluido la frattura nella roccia, si poteva distillare gas e petrolio. Una scoperta che lo ha reso immensamente ricco ma, soprattutto, ha cambiato la storia degli Stati Uniti. E un po’ anche la nostra. «È grazie a lui se oggi l’America è di nuovo indipendente dal punto di vista dell’energia», si legge nella lettera che Daniel Yergin, l’autorità riconosciuta in materia di petrolio, scrisse un anno fa a Obama perché premiasse Mitchell con la Medaglia della Libertà, la massima onorificenza presidenziale. Obama non è arrivato in tempo: Mitchell, infatti, si è spento venerdì a Galveston, nel cuore del Texas, circondato da dieci figli, 23 nipoti e 5 pronipoti. O forse, la morte ha tolto d’impiccio il presidente: anche in Usa lo shale gas fa storcere il naso agli ambientalisti, anche se per ora la tecnologia si è rivelata in grado di fronteggiare i rischi di inquinamento.
In ogni caso, l’America si gode i frutti delle scoperte di Mitchell: un pozzo trattato con il fracking rende dieci volte tanto le tecniche tradizionali. Le riserve di gas e petrolio del Nord America sono salite a 500 milioni di barili, il doppio di quelle accertate in Arabia Saudita. E si estrae gas un po’ dappertutto, dal North Dakota alla Pennsylvania fino allo Stato di New York. Tutto per merito del figlio di un pastore greco, di nome Paraskevopoulos, sbarcato a Ellis Island nel 1901, per poi andare avanti verso il Far West, per sistemarsi in Texas con un nuovo nome e aprire un negozio di calzolaio. La storia di suo figlio George è stata una tipica storia americana: una gioventù in tuta blu nell’industria del petrolio, poi l’università del Texas e l’esercito, durante la seconda guerra mondiale. Non era difficile per un giovane ingegnere petrolifero trovar lavoro in Texas nel dopoguerra, stagione in cui spuntavano come funghi i grattacieli di Dallas. Ma Mitchell preferì mettersi in proprio. Così nel ’46. grazie a un prestito bancario, Greg e il fratello fondarono la Mitchell Energy & Development. Da allora, per una cinquantina d’anni, la famiglia Mitchell ha perforato più o meno 10mila pozzi, andando a caccia di concessioni disdegnate dalle compagnie più forti. Fino a imbattersi, nel 1981, nel pozzo di Barnett, solo un «buco» per gli esperti. Una miniera d’oro nero da spremere con il fracking ha dimostrato il figlio del ciabattino greco, figlio però di una cultura ben diversa dalla vecchia Europa. L’America è avviata all’indipendenza energetica e a un’era di prosperità grazie al fracking, una tecnica di estrazione del gas naturale dal sottosuolo che ne moltiplica la quantità recuperabile. L’Europa si è precipitata a vietarlo per legge. E l’Italia, che potrebbe quasi raddoppiare la produzione di idrocarburu (senza shale gas) nel 2011 ha perforato 715 metri, circaun decimo del 1946. Eppure, grazie a gas e petrolio di casa nostra potremmo ridurre la tassa con l’estero di 50 miliardi in dieci anni.