Francesco Spini, La Stampa 29/6/2013, 29 giugno 2013
PER FININVEST “ROSSO” RECORD MA DISTRIBUISCE 93,6 MILIONI
L’anno, il 2012, è stato quello che è stato: sotto il peso di pesanti svalutazioni il colore dell’ultima riga del bilancio della holding dell’impero Berlusconi non poteva che essere rosso, come rossi erano stati quelli di Mediaset e Mondadori. Per il gruppo Fininvest si è tradotto in una perdita di 285,2 milioni che ha causato, per il terzo anno consecutivo, l’assenza di dividendo. Almeno formalmente. Nei fatti i soci - leggasi la famiglia dell’ex premier, - già a marzo, prevedendo la mala parata, erano corsi ai ripari. In un’altra assemblea rispetto a quella che, ieri, ha messo l’imprimatur ai conti della holding che controlla pure il Milan e ha il 35% di Mediolanum, «ha deliberato su proposta del consiglio di amministrazione - come si legge in una nota della società di via Paleocapa - la distribuzione di parte degli utili portati a nuovo per un importo di 93,6 milioni di euro». La famiglia insomma ha aperto la cassaforte dove, a fine 2012, già considerando la perdita, giacevano riserve per circa 1,7 miliardi di euro. Da lì è stata attinta la somma da distribuire. Al solito, la fetta più grande della torta, il 63% è andata alle scatole che fanno capo a Silvio Berlusconi, cui sono andati 58,9 milioni di euro. Ai figli di primo letto, Marina (tra l’altro presidente di Fininvest, oltre che di Mondadori) e Pier Silvio (vicepresidente esecutivo di Mediaset) poco più di 7 milioni, ai tre figli di Veronica Lario (Barbara, Eleonora e Luigi) 20 milioni in tutto. Un contentino in un altro anno di magra (i ricavi sono scesi dell’11,3% a 5,15 miliardi) che, sottolineano dalla holding, senza costi non ricorrenti e svalutazioni (che hanno interessato in particolare le quote di Mediobanca e Molmed) nonostante le difficoltà delle principali controllate si sarebbe comunque chiuso con 59,4 milioni di euro di utili. In società è tempo di austerity: si parla di «revisione e razionalizzazione dei processi produttivi e organizzativi» al fine di «migliorare significativamente l’efficienza delle strutture e di ridurre in modo determinante i costi». Nel frattempo qualcosa, su questo fronte, già si è mosso. Attenzione a costi e «gestione mirata» degli investimenti hanno ridotto il debito netto della holding, che l’anno passato aveva subito un’impennata col pagamento dei 546 milioni a De Benedetti per la vicenda del Lodo Mondadori. Dai 2 di un anno fa, l’indebitamento è passato a 1,8 miliardi.