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 2013  giugno 29 Sabato calendario

QUALCHE BUONA RAGIONE PER L’ACQUISTO DEGLI F35

QUALCHE BUONA RAGIONE PER L’ACQUISTO DEGLI F35 –
La domanda-sondaggio sul Corriere degli scorsi giorni suona: «Pippo Civati (Pd) sospendere l’acquisto degli aerei F35 e far risparmiare qualche soldo agli italiani. Approvate»? Lei che ne pensa? La mia opinione è che a questo punto tanto vale chiedere la soppressione delle Forze Armate. Cosa che fece con grandi vantaggi il Costa Rica. Tanto non è che contiamo molto di più. Quegli aerei non servono ovviamente per fare la guerra a qualcuno, perché allora ce ne vorrebbero mille. Ma servono, a mio giudizio, a mantenere il livello di addestramento dei nostri avieri in linea con quello degli alleati. È inutile mantenere duecentomila persone in armi e non fornirle loro mezzi moderni. Tanto più che abbiamo ormai un esercito di professionisti. Quello è il vero spreco di risorse. Per non parlare poi della perdita di posti di lavoro, di acquisizioni tecnologiche, di peso internazionale ecc. ecc. Vorrei chiedere a Civati e alla sicura maggioranza che la pensa come lui (domani vedremo), ma voi andate in giro con una Fiat 124? Quindi si dica una buona volta senza ipocrisie: aboliamo le Forze Armate. Costano e non servono a niente.
Fabrizio Perrone Capano


Caro Perrone Capano,
Nessun Paese può dare per scontata la propria sicurezza. Uno Stato debole e inerme corre sempre il rischio di essere aggredito o ricattato da chiunque sia pronto a fare uso di qualsiasi mezzo per raggiungere i propri fini. La migliore polizza, per chi può permettersela, è una forza nazionale bene armata e bene addestrata con un forte grado di autonomia. Ma vi sono Paesi di media grandezza che non possono o non vogliono adottare questa soluzione. Per ragioni storiche, finanziarie e culturali (un diffuso pregiudizio antimilitare della propria opinione pubblica) l’Italia appartiene a questa categoria e ha scelto, sin dall’inizio della guerra fredda, di affidare la propria sicurezza a una alleanza guidata dalla maggiore potenza militare del mondo. Ma neppure le alleanze sono gratuite. Per garantire la propria sicurezza l’Italia ha concesso agli Stati Uniti una parte del proprio territorio e si è impegnata ad assicurare, in caso di necessità, un contributo proporzionato alle proprie dimensioni e possibilità finanziarie.
Non è tutto. Mai la parola «pace» è stata pronunciata con tale frequenza e altrettanto fervore. Ma le armi restano, nonostante tutto, l’ultima «ratio regum», l’ultimo argomento dei sovrani; e l’influenza politica di uno Stato dipende ancora dalla sua capacità di buttare sul tavolo, al momento opportuno, la propria forza militare. Ne abbiamo avuto la prova in Somalia, in Kosovo, in Afghanistan, in Libano. L’invio di un corpo militare è il biglietto d’ingresso che l’Italia ha pagato per sedersi al tavolo della diplomazia. Qualcuno potrebbe osservare che i risultati raggiunti sono stati modesti, se non addirittura insignificanti, ma nessun Paese che abbia un benché minimo orgoglio e non abbia perduto di vista l’interesse nazionale può restare indifferente di fronte alla possibilità che una soluzione politica, nelle aree a cui è interessato, venga presa a sua insaputa.
Ancora una osservazione. Piaccia o no i maggiori progressi tecnologici sono oggi collegati al mercato della sicurezza. Niente aguzza l’ingegno umano quanto la necessità di evitare le insidie del nemico. Non appena avrà superato le numerose difficoltà sorte durante la sua fabbricazione, l’aereo F35 conterrà uno straordinario numero d’innovazioni, anche pacifiche; e i primi a servirsene saranno quelli che lo avranno comperato.
PS. Qualche giorno fa ho scritto che il mio sogno è una Europa neutrale, una «grande Svizzera». Sono dunque in contraddizione con me stesso? Non credo. La neutralità (chiedetelo alla Svizzera e alla Svezia) è una scelta credibile soltanto quando può essere difesa con le armi.