Pierluigi Magnaschi, ItaliaOggi 29/6/2013, 29 giugno 2013
METTIAMOCI NEI PANNI DEI TEDESCHI
Non è che i tedeschi siano i padroni dell’Unione europea. Essi sono solo coloro che, fra i grandi paesi fondatori, hanno i conti pubblici più a posto. Catturare la loro fiducia quindi non è un atto di subordinazione ma è essenziale per l’Italia che, per colpa sua, ha fama di essere un paese che non mantiene gli impegni. Pertanto, se dall’Italia venissero dei segni inequivocabili di ravvedimento sul piano dei conti pubblici, sarebbe poi più facile, per noi, tessere un discorso di collaborazione con la Germania e con gli altri paesi europei virtuosi, giocare di sponda con essi, anziché alimentare le minacciose nubi della diffidenza che, ripeto, è purtroppo giustificata dai nostro reiterati comportamenti precedenti.
La Germania infatti non è un paese primo della classe autosufficiente. Il 60% del suo export è destinato all’area europea. Per cui se l’Europa cede, flette anche la Germania. Non a caso, nel giro di un solo anno, le prospettive di crescita del pil tedesco sono passate dal 3,6 allo 0,3% come ben spiegano Lettieri e Raimondi su questo stesso numero di ItaliaOggi. Bastano questi dati per spiegare che alla Germania conviene tenere in piedi l’Italia. Il quesito che si pongono a Berlino è però: ma l’Italia sta in piedi, sia pure con il nostro aiuto, o non ce la fa proprio a stare diritta?
Se si guardano con occhio oggettivo le conseguenze delle politiche adottate dai governi Berlusconi-Tremonti, Monti e Letta, la conclusione è che si è andati di male in peggio: è cresciuto il debito pubblico, è stato salassato di tasse il paese, non sono state fatte le privatizzazioni e il mercato del lavoro non è stato liberalizzato. Se poi si constata che il governo Letta, per rimandare di tre mesi l’inasprimento dell’Iva, ha giocato addirittura sull’anticipo delle imposte, si capisce che la diffidenza è più che mai giustificata. Immaginiamo invece che messaggio l’Italia avrebbe mandato all’Europa, con una modifica costituzionale (è stato fatta con il fiscal compact, si può fare anche per altro) con la quale avesse abolito tutte le province e cancellato il senato. Si sarebbe capito che l’Italia ha smesso di usare i sotterfugi. E a un paese serio sarebbero corrisposti aiuti seri.