Varie, 29 giugno 2013
Gabriele e Silvio Muccino se ne sono dette di tutti i colori, ma non di persona. Ha cominciato Gabriele, 45 anni, regista, che ha scritto su Twitter: «Sono otto anni che non vedo mio fratello
Gabriele e Silvio Muccino se ne sono dette di tutti i colori, ma non di persona. Ha cominciato Gabriele, 45 anni, regista, che ha scritto su Twitter: «Sono otto anni che non vedo mio fratello. Non so dove abiti, né la sua mail, né il suo cellulare. Mi ha chiesto di non scrivergli più e l’ho fatto. Avevo un fratello. Ce l’avrò per sempre». Poi ha cancellato, ma non per tacere: su Facebook si è rivolto direttamente alla persona che ritiene la causa dell’allontanamento: «Carla Evangelista sei una velleitaria mediocre, anziana, senza talento e mortale. La mortalità è l’unica cosa che io e te abbiamo in comune». [1] Carla Vangelista, 59 anni, sposata, un figlio grande. Scrive Wikipedia: «Scrittrice e sceneggiatrice italiana. Ha lavorato per più di vent’anni nel mondo del doppiaggio come traduttrice e dialoghista, adattando più di cento film […] È stata traduttrice e consulente di letteratura anglo-americana della casa editrice Baldini & Castoldi eccetera eccetera». Con Silvio Muccino ha scritto due libri: nel 2006 Parlami d’amore (che poi nel 2008 è diventato anche un film con la regia di lui) e nel 2011 Rivoluzione n°9. La trama di Parlami d’amore: «Un amore che pare impossibile e invece si rivela possibilissimo tra una donna di una quarantina d’anni, colta, ricca, ben maritata, e un ragazzo di venti scollato e ribelle, cresciuto in una comunità per drogati dove è stato abbandonato dai genitori, per di più convinto di amare senza rimedio una coetanea viziata e distratta, figlia del benefattore della sua comunità» (Simonetta Robiony). [2] «Tutti e due, dentro, hanno messo molto di loro. Ci hanno messo talmente tanto che quando il libro è uscito si è detto che era una storia autobiografica, che Carla e Silvio si erano innamorati e avevano deciso di rendere pubblica questa passione. Falso. I due si sono conosciuti per lavoro. Con il compagno di lei, lo sceneggiatore Luca Di Fulvio, hanno scritto un film che poi non si è fatto. Hanno cominciato a frequentarsi mettendo a confronto le loro generazioni: gli anni Settanta per lei e i Novanta per lui. Hanno deciso di scrivere una cosa insieme partendo dal convincimento che mentre a parlar di sesso non c’è più vergogna, parlar d’amore pare brutto, è disdicevole» (Simonetta Robiony). [2] Ma torniamo a oggi. A Gabriele Muccino, dunque, che su Facebook ha giudicato Carla Vangelista «una ex adattatrice dialoghi, improvvisata scrittrice di discutibile talento che ha sequestrato e rovinato il talento e (opinione personale) la vita di un promettentissimo ragazzo e attore dall’altrettanto promettente futuro a cui ero (sono ancora) profondamente legato. La signora in questione mi ha querelato per averla definita scrittrice senza talento. Se fosse una vera artista saprebbe che questa è la vita degli artisti: venir criticati. Una querela penale per motivi così ridicoli fa male solo a chi la conduce, a chi la escogita senza alcun senso del limite, per vendicarsi di quell’arte che evidentemente proprio così dimostra di non avere. Lo dico per te, Signora Carla. La mia opinione resterà la stessa nei tuoi confronti, ma scomodare un Pm per il tuo ego ferito è cosa meschina e rideranno di te». [1] Se ci si è stupiti per la durezza di Gabriele Muccino è perché ancora non si erano ascoltate le parole del fratello Silvio, 31 anni, arrivate tramite l’Adnkronos dopo giorni di riflessione. «Dopo cinque anni di assoluto silenzio sono costretto a parlare del mio privato. A spingermi sono le parole, basse e infamanti, secondo le quali sarei stato “plagiato” e “sequestrato”: io, un uomo di 31 anni, e da chi? Da Carla Vangelista, un’amica, una scrittrice più che stimata. Gabriele conosce benissimo i motivi del mio allontanamento e sa che riguardano gravi episodi vissuti nella mia infanzia all’interno del nucleo familiare. Episodi di cui non parlo per decoro e per non nuocere alla mia famiglia. Gabriele sa. E se le memoria lo tradisce può sempre rileggere tutte le mail che gli ho inviato. Pochi anni fu proprio lui a tagliare i ponti con la mia famiglia, per costruirsi una vita serena con la moglie di allora. Fu proprio lui a dirmi che sarei dovuto “scappare da quella famiglia”. Ora sembra aver dimenticato. O forse preferisce non ricordare, perché quando il suo matrimonio naufragò, rinnegò tutto e mi comunicò che era stato “plagiato” dalla ex moglie. Questa del plagio è una vecchia storia a casa Muccino, e ora si sta ripetendo. Per il semplice motivo che è il modo più facile e veloce di spazzare sotto il tappeto le vere cause di scelte tanto radicali e dolorose come quelle che portano un figlio ad allontanarsi». Il comunicato si chiude così: «Non sono più disposto a sopportare questo ridicolo teatrino di sentimenti esibiti e di uno sbandierato amore fraterno in cui non scorgo alcuna traccia di rispetto per me e le mie scelte. Sarò pronto a ostacolare ogni iniziativa di Gabriele che possa nuocere a me e alle persone che mi sono vicine e forse, così facendo, lo aiuterò anche a salvarsi dallo spirito autodistruttivo che sembra ormai possederlo». [3] Ma che è successo in casa di Silvio e Gabriele Muccino? Non si sa. Sono figli di Antonella Cappuccio, pittrice ex costumista e scenografa, e di un ex dirigente Rai. Hanno anche una sorella, nata in mezzo, che si chiama Laura e fa casting. Gabriele Muccino disse una volta che i genitori, quando vedono i suoi film, rimangono un po’ turbati: «Mi chiedono: “Ci vedi così?”». [4] Silvio Muccino diventò famoso diretto dal fratello nel film Come te nessuno mai. Poi lavorarono ancora insieme in L’ultimo bacio e Ricordati di me. Dell’esordio disse: «Il cinema mi ha liberato. Gli anni del liceo sono stati i più brutti della mia vita, mettevo una maschera per farmi accettare: lo scemotto preso in giro da tutti, donne neanche l’ombra. Come te nessuno mai mi ha fatto sentire me stesso per la prima volta». [5] Silvio Muccino confessò che con suo padre, da dopo la fine del liceo, aveva creato un rapporto più felice: «Ora vedermi camminare sulle mie gambe lo fa sentire più sicuro di me, e anche orgoglioso». [5] La signora Muccino avrà dipinto i volti dei figli centinaia di volte, persino sui corpi di angeli, divinità e santi. Quando ancora lavorava nel cinema si portava sempre sul set i due bambini più grandi. Con la nascita di Silvio si è dedicata solo alla pittura. Che quest’ultimo ami anche scrivere non la stupisce: «Quando era bambino ogni sera gli lasciavo sul letto una letterina in cui gli raccontavo della nostra famiglia, dei nonni, degli zii. La mattina trovavo un bigliettino per me. Ha sempre amato scrivere». In famiglia l’unico a non avere un talento artistico è il padre Luigi, dirigente Rai in pensione («E per fortuna, altrimenti ci chiamerebbero il circo Muccino»). [6] Di Gabriele Muccino si conosce una vita sentimentale movimentata: una prima unione con Eugenia Di Napoli (un figlio di nome Silvio Leonardo), un matrimonio con la violinista Elena Majoni (un figlio di nome Ilan) finito a denunce, una relazione con Elisabetta Canalis, un altro matrimonio con Angelica Russo (una figlia di nome Penelope) a cui non parteciparono né genitori né fratello di lui. Di Silvio Muccino non si sa nulla e i siti di pettegolezzi scrivono solo che sta con la Vangelista, ma non è vero. Gabriele Muccino una volta aveva detto: «Silvio ha un’energia travolgente, una luce che lo avvolge, è molto più estroverso di me. Beato lui, è meno timido e impacciato nei rapporti, ma va bene così, io ho trovato nella mia insicurezza un modo per esprimere la creatività». [7] Silvio Muccino una volta aveva detto: «Con Gabriele ci capivamo bene. Gabriele ha usato me per creare la storia e io ho imparato da lui. Poi è arrivato Ricordati di me che mi ha portato davanti agli occhi di tanti, dovevo essere all’altezza. Mi sono detto che non potevo continuare arrancando dietro a Gabriele». [5] Poi un giorno, mentre Gabriele raccoglieva successo anche in America: «Non è stato facile confrontarmi con un fratello che è decisamente ingombrante. In questo momento c’è un oceano che ci separa. E io benedico quell’oceano». [7] Note [1] Renato Franco, Corriere della Sera 28/6; [2] Simonetta Robiony, La Stampa 18/1/2008; [3] Fulvia Caprara, La Stampa 28/6; [4] la Repubblica 2/2/2003; [5] Paolo D’Agostini, la Repubblica 14/4/2004; [6] Enrica Brocardo, Vanity Fair 26/10/2006; [7] Fulvia Caprara, La Stampa 28/6/2009.