Gabriele Beccaria, TuttoLibri - La Stampa 29/6/2013, 29 giugno 2013
MA COME BALBETTAVA IL BOMBER BETTEGA
I nomi che portiamo ci raccontano il nostro passato. Dimmi come ti chiami e ti dirò perché è il titolo di un libro che Enzo Caffarelli ha appena pubblicato da Laterza. Ci mostra che i nomi segnano l’alternarsi e il sovrapporsi di strati linguistici e di culture diverse. Se uno si chiama Viscardi, o Biscardi, denuncia la sua origine normanna, confermata non solo dal soprannome del condottiero Roberto il Guiscardo, ma anche dal francese antico guiscard «scaltro», da cui il siciliano o calabrese biscardu «astuto». In antico, come in tempi moderni, la diffusione di tanti nomi di battesimo è dipesa da suggestioni culturali, spesso mode passeggere: alla diffusione di Eleonora ha contribuito certamente il teatro lirico verdiano, e melodramma e cinema hanno determinato il successo (passeggero) di Gilda. Negli anni Venti e Trenta si affermò un nome ideologico come Benito. La fortuna dei nomi ha degli alti e bassi. In questi anni è in testa alle classifiche Emma: «in Italia oltre 4 mila bambine l’anno vengono chiamate così», annota Caffarelli, il loro numero è inferiore solo a Sofia, Giulia, Sara, Martina, che però ora sono in lenta discesa; «nel 1950 nascevano in Italia circa 10.000 Maurizio l’anno, oggi ne nascono 200». Attualmente comincia a diffondersi un nome come Asia, parola probabilmente accadica (la lingua semitica parlata in Mesopotamia dagli Assiri e dai Babilonesi): ha il senso di «oriente, luogo dove sorge il sole», come ampiamente ci spiega il bel libro di Fabrizio Pennacchetti, Fusciacche e margherite (ed. dell’Orso, 2012), interamente dedicato a etimologie che riguardano il Vicino Oriente e parole arabe passate alla nostra lingua.
Nomi e cognomi affondano dunque radici in tempi lontanissimi: etruschi sono Antonio, Emilio, e anche Mario, che non ha nulla a che spartire con Maria, nome ebraico (derivato probabilmente dall’antico egizio, ed era là connesso col verbo mrj «amare»), come Eva, reinterpretato già nella Bibbia come «madre dei viventi», mentre Evelina è normanno, vale più o meno «ringraziamento», Federico longobardo: insomma, tutti extracomunitari, come Gramsci, Cuccia albanesi, Abbado, Versace, Craxi greci, Macaluso, Musumeci arabi.
A parte la provenienza, il libro di Caffarelli si sofferma sui significati originari, ricordandoci che Simone vuole dire «dal naso camuso», Bernardo «forte come un orso», Eugenio «bennato» (il nome del musicista Eugenio Bennato è quindi un doppione onomastico). Molto spesso i cognomi indicano antichi mestieri: Catricalà il venditore di «trappole per uccelli», Camilleri un «cammelliere», i Beccaria o i Carnero «macellai», gli Zavattaro «ciabattini», i Cordero «funai», i Timpanaro «fabbricatori di tamburelli». Oppure aspetti fisici: Grosso, Grassi, Magris, Sciutto, Panza, Panzini, Longo, Curto. Il numero uno dei cognomi in Italia, Rossi, fu assegnato certamente a chi aveva barba e capelli rossi, o volto arrossato dall’alcolismo o dall’iperossigenazione delle zone di montagna. E Buffon? non significa «buffone» ma viene da una forma veneta che indica lo «sbuffare», e Banfi, cognome di un illustre filosofo, è certamente all’origine eco di un soprannome di origine milanese, tipo el Banfa, una persona che ansima, e Bettega, cognome di origine veneta è connesso col veneto betegár «balbettare»... storie curiose, davvero divertenti, inaspettate.