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 2013  giugno 27 Giovedì calendario

QUELLO SCANDALO DEGLI ORANGO INTERNATI NEL LAGER DI ROMA

Scusatemi, adesso ho per­so la pazienza e mi incaz­zo sul serio. È uno scanda­lo di cui dovrebbero occuparsi i media da tempo, e mi rivolgo a Luca Telese, a Lilli Gruber, a Mentana, a Barbara D’Urso, non solo a Licia Colò o a Sveva Sagramola. Non ho neppure vo­glia­di fare troppi preamboli ro­mantici, la questione è sempli­ce: Martina, Petronilla e Zoe non sono tre persone, ma qua­si. Di sicuro migliori della mag­gio­r parte delle persone che fre­quentate ogni giorno o che ve­dete nei talk show. Sono tre fem­mine di orango che vivono al Bioparco di Roma in condizio­ni in cui neppure gli ergastolani vengono tenuti, e senza aver commesso nessun reato se non nascere. Petronilla ha quarant’anni, una fronte rugosa e uno sguardo dolcissimo, come quello delle sue due figlie, e nes­suna delle tre ha mai visto la lu­ce del sole se non di riflesso dal loro antro buio.
Se non li avete mai visti anda­teci, il loro nome scientifico è pongo pygmaeus, e non date retta agli idioti finto-animalisti grillini, loro sì veri pigmei del­l’intelligenza politica e biologi­ca, che vorrebbero chiudere il Bioparco perché gli animali de­vono vivere liberi: sono vissuti da sempre in cattività e liberarli sarebbe una condanna a mor­te, non ci vuole molto a capirlo. Se non siete convinti prendete il vostro gatto e scaraventatelo nella giungla.
Gli orango non sono neppure scimmie, come pensano i visita­tori quando li vedono, indicandoli ai loro figli che speriamo crescano meno ignoranti. So­no primati, tanto quanto gli scimpanzé, i gorilla, i bonobo, e l’uomo, cioè come voi che state leggendo questo articolo, e in termini evolutivi significa che tredici milioni di anni fa appar­tenevamo alla stessa specie. So­lo cinque milioni di anni fa ci siamo poi separati dall’antena­to in comune con gli scimpanzé (gli scimpanzé sono quindi più vicini a noi che agli orango) che al Bioparco si chiamano Bingo, Edy, Pippi e Susy e hanno uno dei più grandi living europei. Al contrario del­le nostre tre orango, rin­chiuse in que­sto lager nazi­sta senza che nessuno muo­va un dito.
Quando negli Stati Uniti bio­logi come Richard Dawkins si stanno mobilitando per far ave­re ai primati i diritti umani (in Spagna lo ha già fatto Zapate­ro), tranne quello di voto, seb­bene credo che peggio di noi non potrebbero votare, quindi io gli darei pu­re quello e se si candidasse­ro li voterei.
Non è colpa del Bioparco, dotato di un personale competente e sensibile, an­zi il presidente Federico Coccia si è dato da fare non poco per ri­solvere il problema, e finalmen­te nel 2010 sono iniziati i lavori per costruire una nuova casa al­le nostre ragazze, in modo che possano vivere il resto della lo­ro esistenza almeno toccando un albero. Problema risolto? Fi­guriamoci, siamo in Italia, e da un anno i lavori sono di nuovo fermi perché i fondi sono affon­dati nella sabbia mobile del­l’amministrazione comunale, per questo si chiamano fondi, perché spariscono nei fondi del­la burocrazia. Nel caso specifi­co, mi sono informato, sono spariti nel decimo dipartimen­to nell’Assessorato delle politi­che ambientali.
Io sono uno scrittore ma non uno scrittore civile, mi interes­sa la scienza e mi tengo lontanissimo dalla politica, quindi so un cavolo di cosa fanno tutti questi dipartimenti. Tuttavia un giorno mi sono fatto forza e ho digitato il numero del comu­ne sull’iPhone per parlare con il sindaco e fargli un discorset­to, e mi hanno risposto «con il sindaco si parla via fax». Né so di cosa si occupino alle politi­che ambientali, credo ben po­co se in quarant’anni non sono riusciti a costruire un habitat decente per una specie con cui condividiamo gran parte del Dna, con meno di un quarto del tempo si sono ricostruite Am­burgo e Hiroshima. In compen­so appena eletto il sindaco Ma­rino ha detto che la sua priorità sarà chiudere le buche di Roma per non far inciampare le vec­chiette. Va benissimo, ma pri­ma ­di chiudere le buche alle vec­chiette apra il cielo sulla testa di Petronilla, Martina e Zoe. Atten­zione, questo non è un appello, è un ultimatum: io non mando nessun fax, se non fate qualco­sa immediatamente investo tut­ti i miei risparmi, cerco questo decimo dipartimento con Goo­gle Maps e lo sfondo con un car­ro armato.