Vittorio Zucconi, D la Repubblica 22/6/2013, 22 giugno 2013
CONFESSO CHE HO PERDUTO L’ONORE PER UN CHIODINO
Era soltanto un chiodo, anzi un chiodino, uno di quelli piccolissimi che si stringono a fatica tra il pollice e l’indice e garantiscono la martellata sul ditone.
Me ne serviva uno, uno solo, per appendere uno di quei quadretti fatti dai bambini con le figure spiritate e le mani come zampe di gallina nei quali padri e madri devono riconoscere indizi di futuri Picasso. Dentro il grande secchio di plastica nel negozio di ferramenta ce ne saranno state decine di migliaia, forse milioni, e non seppi resistere. Anziché usare la apposita paletta per versarne un po’ nelle bustine di carta, pesarli - perché si vendevano a peso - e pagari alla cassa, me ne misi uno in tasca e uscii senza pagare. Sono passati anni da quel giorno, il ferramenta è ancora lì e quel chiodino microscopico mi pesa in tasca come un’incudine.
Da allora appartengo anche io a una delle categorie più numerose e in crescita, negli Stati Uniti e nel mondo: gli shoplifter, i topi di negozio. Ci sono almeno 25 milioni di persone che non resistono alla tentazione di sfidare le telecamere nascoste, i detector alle uscite, i sorveglianti travestiti da clienti, e pizzicano qualcosa nei grandi magazzini, nei supermercati, nei negozi. Quasi 10 milioni, più dell’intera popolazione di New York, sono arrestati ogni anno, umiliati, denunciati e condannati a pene a volte anche piuttosto lunghe.
Leggenda vuole che siano i tempi duri, la disoccupazione, la fame a spingere persone oneste a indossare due paia di calzoni o due gonne nella sala prova, a inguattare frutta o buste di insaccati sotto i vestiti, ma non è così. L’aumento dei furti nei negozi c’è, ma è una piccola frazione rispetto all’esercito delle due categorie più micidiali di “topi da supermercato”.
Sono i dipendenti stessi e i booster, come si chiamano nel gergo i professionisti. Venti dei trenta miliardi di dollari rubati ogni anno sono opera loro. Fanno 85 milioni al giorno, circa 60 milioni di euro ogni 24 ore, una cifra che umilierebbe anche il tesoriere di partito più ingordo.
I dipendenti sono responsabili della metà dei furti in esercizi commerciali e in ristoranti, ma sono anche i più facili da individuare. I booster sono invece ladri professionisti, organizzati e retribuiti da gang specializzate che li sparpagliano negli shopping center dopo averli dotati di speciali sacchetti a prova di allarme. Sono normali sacchetti con i marchi del prodotto o del negozio, ma foderati in modo da non far scattare quei suoni che si alzano quando inavvertitamente usciamo senza aver smagnetizzato il prodotto.
La refurtiva, composta di banalissime cose come lamette, shampoo, creme varie, smalti, rossetti, medicinali da banco, pettinini, sarà acquistata da ricettatori all’ingrosso e poi rivenduta, a una frazione del costo ufficiale, in mercatini delle pulci, banchetti, e naturalmente via Internet. I margini di risparmio, per chi compra, e di guadagno per chi vende, sono enormi e senza i rischi che il traffico di stupefacenti comportano. In Florida, lo sceriffo della Contea di Dade ha scoperto un capannone dove era accatastata merce boosted, sfilata ai drugstore di Miami, per 150 milioni di dollari.
Naturalmente le vere vittime dei furti non sono l’ipercentro, il supermarket, il ristorante di lusso. Le vittime sono gli altri clienti che pagano. Se i furti tolgono il 5 per cento al profitto, quel 5 per cento sarà ricaricato su chi paga.
Non so dire chi abbia pagato per quel chiodino che quasi 30 anni or sono rubai a un ferramenta di Washington chiamato Strohsnider (ecco, mi sono autodenunciato e già sento avvicinarsi le sirene della polizia). Ma una cosa potrò dire al giudice quando mi chiamerà pagare per il reato e per gli interessi di mora sul chiodino maturati in decenni. Il chiodino, minuscolo com’era, dovette infilarsi in una scucitura della tasca, scorrere giù per i calzoni, probabilmente finire a terra, nella mia andatura ansiosa di ladro in fuga. Per quanto rivoltassi e scuotessi le brache, esaminassi i risvolti e le tasche, il chiodino del reato non saltò mai fuori. Il crimine, come si vede, alla fine non paga. Mi appello alla clemenza della Corte.