Franco Bechis, Libero 28/6/2013, 28 giugno 2013
QUANTO CI COSTA LETTA
Mi chiamo Mario Rossi, ho un negozio di abbigliamento. Avrei una casa da ristrutturare. Conviene oggi, perché hanno prorogato gli incentivi fiscali per farlo. Dovrei pure cambiare la cucina, Quando ho pensato di ristrutturare casa un paio di anni fa e che era tempo di cambiare la cucina, li avevo. Poi mi hanno riempito di tasse, portandomeli via in gran parte. Faccio il commerciante, e gli affari nel negozio sono andati giù a picco. Avevo qualcosina da parte, oggi faccio fatica a pagare vitto, studi, sport, vacanze alla mia famiglia. Ho appena versato per la seconda volta la stangata Imu sui muri del negozio. Pensavo di dovere pagare anche quella sulla prima casa, all’ultimo l’hanno rinviata. Quella somma è lì, da parte. Posso spenderla e ristrutturare casa, comprare la nuova cucina? No, perché nessuno mi ha detto che non la pagherò più. E se arriva settembre, Enrico Letta non ce l’ha fatta e devo pagare pure l’Imu sulla prima casa? E se poi scatta ad ottobre l’aumento Iva sui prodotti del mio negozio di abbigliamento? La gente risparmierà, e io incasserò ancora meno. Poi arriva novembre, e il governo ha già detto che mi chiederà un anticipo perfino sulle tasse future. Come lo pagherò, visto che gli affari vanno giù a rotta di collo? Mi dicono pure che da settembre scatterà un aumento sul prezzo dei libri di testo, che Letta ha deciso per coprire proprio gli incentivi sulla ristrutturazione casa e sull’acquisto dei mobili. A dicembre arriverà un’altra stangata, quella della Tares che per ora sono solo riusciti a rinviare un po’. No, qui i soldi non ci sono. Sarà pure conveniente, ma come faccio a ristrutturare casa e sostituire la cucina che ho? Me la tengo scassata. Dico di più: stasera riunisco mogli e figli e spiego che le cose sono così. Avevo promesso che ad agosto si andava tutti a Rimini due settimane. Mi spiace, non si può. Non sappiamo cosa viene dopo, quest’anno le vacanze ce le organizziamo a Milano.
I Mario Rossi sono un esercito oggi in Italia. Escono da un anno e mezzo duro, disperato: quello di Mario Monti. Pensavano fosse finita. E invece si rendono conto che è quasi peggio: sapevano che era duro, oggi con Enrico Letta non sanno più nulla. Temevano di vedersi precipitare addosso ancora lo stesso acquazzone. Hanno visto arrivare un venticello, che non ha spazzato le nuvole: le ha solo spostate un po’ più in là. Acquazzone dopo acquazzone, sono tutte lì nere all’orizzonte. Tutte insieme. Rischiano di diventare un uragano, ed è peggio di prima. Perché un temporale alla volta lo sai affrontare. La furia della grandine e il vento a 100 km orari, no. Ti fai il segno della croce, prepari il bunker e aspetti, vedendo tutte quelle nuvole nere ammassarsi all’orizzonte.
Era difficile ottenerlo, ma in meno due mesi Letta e il suo governo sono riusciti a fare un danno più grosso di quel che c’era prima. In qualche modo le avversità si attraversano. Davanti all’incertezza non hai difesa possibile: semplicemente non sai. Hanno spostato più in là l’Imu sulla prima casa. E dopo un mese non hai la minima idea se quella prima rata la dovrai pagare o meno a settembre. L’altro giorno hanno spostato al primo di ottobre anche l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%. Ma poi a ottobre scatterà, a meno che il «parlamento»come ha infelicemente detto il vicepremier Angelino Alfano trovi le coperture per spostare la stangata sui consumi magari di altri tre mesi. Così l’aumento Iva scatterebbe il primo gennaio, più o meno in corrispondenza con il pagamento già rinviato della Tares. È la tecnica di governo di Letta: non risolvere alcun problema, e spostarlo semplicemente un po’ più in là senza offrire alcuna prospettiva di soluzione. Nei manuali di economia, nelle Università, nei centri studi si insegna da tempo immemore come questa sia la condizione più negativa in assoluto per la vita economica di un paese come di un nucleo familiare: l’incertezza ha un effetto depressivo assai superiore a quello di una certezza negativa. Due settimane prima che Letta si insediasse a palazzo Chigi il suo predecessore Mario Monti ha corretto nel Def le stime macroeconomiche, aggiungendovi elementi positivi grazie al decreto legge appena fatto sul pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione con le imprese, e negativi come una caduta del Pil nei primi mesi 2013 assai superiore alle attese. La previsione per fine anno è diventata quella di una caduta dell’ 1,3%. Dopo solo due mesi di Letta ieri il centro studi di Confindustria ha corretto quella previsione: a fine anno l’erosione del Pil rispetto al 2012 sarà dell’1,9%. La politica del rinvio e il clima di costante incertezza instaurato negli italiani costano dunque già 0,6 punti di Pil. Significa avere bruciato sull’altare del nulla 9,4 miliardi di euro, che fino a questo momento è il prezzo reale del governo Letta.
Non c’è una sola misura di incentivo all’economia e di stimolo alla ripresa scelta dal nuovo esecutivo che abbia effetti sicuri. Perché un conto è la propaganda, un conto è la realtà. Si potrà anche dire come accaduto due giorni fa che con le misure incentivanti sull’occupazione giovanile ci saranno 200 mila posti di lavoro in più. Questo è scritto nel libro dei sogni. L’economista Tito Boeri ha giustamente riguardato come il pacchetto varato non abbia particolare fantasia: era identico a quello approvato da Giuliano Amato nell’ultimo suo governo, anno 2000. Risultati? Nemmeno un posto di lavoro in più. Questo è un dato certo. Come certo anche il fatto che in Italia nell’ultimo anno si siano persi 700 mila posti di lavoro. Poi ci sono gli incentivi alle ristrutturazioni casa e quelli per i mobili. Funzioneranno? Sulla carta sì. Ma in questa situazione economica è difficile: se non ci sono soldi, se alle porte hai un diluvio di tasse che in parte sei certo di pagare, in parte potresti dovere pagare, non è tempo di fare spese. La pensa come il Mario Rossi di sopra ad esempio il servizio Bilancio del Senato, che ha contestato i calcoli del governo su eco-ristrutturazioni e sostituzioni di mobili ed elettrodomestici: «l’entità degli effetti indotti attesi», scrive, «è comunque connotata da elementi di notevole incertezza, essendo legata ai comportamenti dei singoli interessati, e nella fase attuale la peculiarità della situazione economica contingente, che potrebbe trattenere i potenziali beneficiari dall’effettuare spese pur giudicate appetibili e concettualmente convenienti grazie alle agevolazioni in conseguenza di fattori quali la mancanza di liquidità e l’incertezza riguardo al futuro ».
Non ci sono soldi, e l’unico modo per dare certezza agli italiani è metterglieli in tasca. Letta invece propone supersconti a chi ha i portafogli vuoti: a che servono? Di certezze però ne offre: l’aumento Iva dal 4 al 21% sui prodotti allegati ai libri, che farà aumentare il prezzo per il nuovo anno scolastico; l’aumento dell’imposta fissa di bollo per 197,2 milioni di euro l’anno, l’ennesimo aumento dell’accisa sulla benzina, sia pure per poco più di 70 milioni di euro l’anno, la nuova tassa sulle sigarette elettroniche, e soprattutto l’aumento di un punto dell’anticipo Irpef e Ires di novembre, che toglierà altri soldi dalle tasche dei contribuenti italiani e soprattutto dalle casse delle imprese.