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 2013  giugno 28 Venerdì calendario

“CANE” MANGIA CANE [I

trafficanti di carne del migliore amico dell’uomo proliferano: c’è chi vuole fermarli] –
Thailandia
Droni capaci di fare foto e video agli allevamenti illegali e di individuare i tir dei contrabbandieri. Propaganda che spaventi la “clientela” nei ristoranti con l’allarme su possibili malattie – rabbia e colera – delle “partite” in circolazione. E perfino “regali” ai poliziotti (contro-regali, potremmo dire, visto che molti accusano le autorità di essere corrotte dai criminali) per sensibilizzarli alla difesa dei cani. Sì, cani: perché la lotta di cui stiamo raccontando è proprio contro il commercio della loro carne. Un mercato fiorente, che si approvvigiona soprattutto in Thailandia, dove i profitti valutati sono ora intorno ai due milioni di euro. E dove il consumo è libero, mentre la vendita “all’ingrosso” della materia prima no (le pene previste sono 2 anni di carcere e una multa di 2.000 euro). Ma le gang thai procedono incuranti e ben organizzate soprattutto per l’export: dal Vietnam – ad Hanoi il cane è una prelibatezza che costa il triplo del maiale – alla Cina (nel Guangxi si è appena tenuto un festival ad hoc), fino in Indonesia (dove prolifera, per lo più, a uso dei turisti), il Sud-Est asiatico è il paradiso dei piatti con il cane come ingrediente principale. Così, è soprattutto lungo il Mekong che la criminalità organizzata fa passare la materia prima: mille cani ogni notte, 300mila l’anno, puntano dalla Thailandia, attraverso il Laos, ai mercati finali, attraverso un sistema capillare e difficile da intercettare. Varie organizzazioni, dalla Wildlife Friends Foundation Thailand alla Soi Dod Foundation, si stanno strutturando per opporsi a questo orribile traffico: per spingere con tecnologie sofisticate e incentivi la Royal Navy thailandese (“distratta”, secondo molti, dalle tangenti ricevute dai contrabbandieri, e comunque più interessata a dare la caccia ai trafficanti di stupefacenti, che in questa zona pullulano…) a pattugliare meglio il fiume e intercettare i carichi di animali destinati alle tavole della regione. Dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, intanto, gli appelli si moltiplicano, e fanno leva (con rabbia…) sull’impegno degli Stati dell’area a debellare, entro il 2020, i focolai di rabbia. In prima fila, ora, c’è l’Alleanza per la protezione dei cani in Asia, l’Apca, che terrà ad agosto un vertice ad Hanoi per invitare i governi a discutere del fenomeno e intervenire una volta per tutte.