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 2013  giugno 28 Venerdì calendario

ORA LA CINA VARA DAZI CONTRO LA CHIMICA UE

PECHINO. Dal nostro corrispondente La Cina non molla un colpo nella strategia di lavorare ai fianchi l’Europa usando tutte le armi sul terreno della guerra commerciale. L’obiettivo finale di Pechino è quello di portare a casa il no definitivo di Bruxelles ai dazi sui pannelli solari made in China, la cui decisione finale è attesa per il 6 agosto. Rita Fatiguso
PECHINO. Dal nostro corrispondente Tocca alla chimica, adesso. Dopo l’annuncio dell’investigazione sul presunto antidumping nell’import di vini europei, da oggi, inopinatamente, e per i prossimi cinque anni, entrano in vigore pesanti dazi antidumping sull’import di prodotti chimici, in particolare, di toluidina, un principio chimico molto diffuso, lo si trova nelle tinture, nei pesticidi, nei medicinali, il cui principale esportatore è la Germania. Da oggi dunque la toluidina dovrà sottostare alle forche caudine dei dazi all’import, dal 19,6 al 36,9 per cento. La principale imputata, infatti, è la Lanxess Deutschland GmbH, alla quale è toccata la sanzione più severa dopo un lungo monitoraggio, iniziato a giugno scorso, e concluso (forse non a caso) proprio ieri. La Cina ha fatto sapere a chiare lettere di tenere moltissimo ai suoi pannelli solari e di considerare indifferente l’effetto boomerang dei dazi su prodotti agricoli provenienti dall’Unione europea o anche a prodotti di lusso. Tutti prodotti che toccano una quantità minima delle importazioni totali dall’Unione Europea, a differenza dei pannelli solari che, invece, valgono una volta e mezza la produzione mondiale. L’export di pannelli, se sottoposto a dazi, procurerebbe alla Cina danni pesantissimi. Proprio in questi giorni molti produttori stanno seriamente considerando di dirottare la produzione altrove, nel timore che l’Unione europea non demorda dal proposito di bloccare l’import di pannelli cinesi. L’ipotesi di un prezzo minimo prefissato per l’import, infatti, non sarebbe il massimo, per i produttori cinesi che si stanno battendo all’ultimo sangue per portare a casa un dietro-front dell’Unione europea. L’offensiva sui prodotti chimici porta direttamente al cuore di un settore molto caro alla Germania, Paese leader nell’esportazione in Cina di principi attivi e semilavorati chimici. Un terreno sul quale spesso a livello europeo ha condotto una politica contraria a regole strette nell’import-export, basta ricordare la battaglia tutta italiana per la tracciabilità dei principi attivi sui quali la Germania è sempre stata molto tiepida. Ebbene, adesso è la Cina a bloccare con i dazi l’import di toluidina, un prodotto chiave, quasi una nemesi che però si spiega con il tentativo di moral suasion attuata da Pechino sul governo tedesco perché contribuisca ad ammorbidire le posizioni degli irriducibili, Italia, Spagna, Francia Portogallo, sui pannelli solari. Tutte nazioni peraltro coinvolte direttamente dall’altra mina vagante: l’investigazione aperta ufficialmente sulla presunta vendita in dumping di vini europei. In Cina la prospettiva di un appesantimento delle tasse sull’import di vino non è vista di buon occhio, tanto più che sta per aprirsi un enorme mercato per i vini di media qualità, un business anche per gli importatori cinesi. Ma il caso della toluidina è esemplare: un segnale lampante del fatto che nessuno, proprio nessuno, è al riparo dalla strategia a tenaglia di Pechino.