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 2013  giugno 27 Giovedì calendario

USA, PARI DIRITTI PER LE UNIONI GAY

La Corte Suprema americana ha stralciato ieri una legge che impediva alle coppie gay sposate di godere degli stessi diritti che hanno in termini di aiuti federali le coppie eterosessuali. Con questo passo avanti per equiparare i diritti delle coppie sposate in materia fiscale, pensionistica, per poter visitare parenti in ospedale e per molti altri diritti pratici di cui possono godere le coppie sposate rispetto a chi non ha vincoli matrimoniali, cambierà l’intero quadro politico nazionale.
La sentenza è storica perché aumenterà enormemente le pressioni per un’estensione del riconoscimento del matrimonio fra coppie lesbiche o gay nei 38 stati americani su 50 che ancora non lo ammettono. Ci saranno resistenze da parte dei gruppi conservatori e molti stati probabilmente non procederanno per molti anni lungo la strada della legittimità del matrimonio.
Con l’eccezione di uno stato, la California. Sempre ieri la Corte Suprema ha infatti rifiutato di intervenire sulla proposition 8, approvata in un referendum popolare nel 2008, che abrogava il diritto al matrimonio per gli stessi sessi in tutto lo Stato, considerato da sempre uno dei più progressisti negli Stati Uniti. La rinuncia a intervenire da parte della Corte Suprema apre ora la strada al Parlamento californiano per reintrodurre il diritto al matrimonio nello stato, forse già a partire dalle prossime settimane.
Quella di ieri è stata una giornata storica per i diritti dei gay e delle lesbiche, con decisioni che avranno certamente un impatto al di fuori dei confini nazionali americani. Il dibattito proseguirà con nuovo impeto anche in Paesi come l’Italia che restano molto indietro in materia di diritti per le coppie omosessuali, a partire da quello per il matrimonio.
«La Defense of Marriage Act (DOMA) scrive disuguaglianza nell’intero codice degli Stati Uniti - ha scritto nel parere che ha prevalso con una maggioranza di 5 voti contro quattro il Giudice Anthony Kennedy – sotto la Doma coppie dello stesso sesso soffrono in termini di decreti di governo in modo visibile e pubblico... Si sono creati standard diversi per coppie che sono legalmente sposate ma sottoposte in un caso a un trattamento inferiore».
Il presidente Barack Obama ha inviato un semplice twitter per condividere la sua soddisfazione per la decisione della Corte Suprema che legge così: «Un passo storico verso l’uguaglianza del matrimonio...amore è amore».
«Nel ribaltare il Defense of Marriage Act, la Corte riconosce che la discriminazione contro qualunque gruppo ci tiene indietro negli sforzi per creare un’unione migliore. Applaudiamo la vittoria di Edith Windsor», hanno dichiarato “il Presidente e il Segretario Clinton” come scrive il comunicato stampa. Da qualche tempo i due emettono comunicati insieme sui principali temi che riguardano il dibattito nazionale americano. Un segnale in più su quanto Hillary si stia già di fatto impegnando nel costruire la sua campagna elettorale per il 2016 nel caso confermerà di voler correre di nuovo per la presidenza americana.
La Corte Suprema ha emesso il suo giudizio analizzando il caso di Edith Windsor, 83 anni, che ha dovuto pagare una tassa di successione di 363.000 dollari quando morì la sua sposa, Thea Speyer, un ammontare che il coniunge sopravvissuto in una coppia di due sessi diversi non avrebbe dovuto pagare.
Nel giro di due giorni la Corte ha così emesso prima, martedì, una sentenza criticata aspramente dai progressisti, che riduce il diritto al voto per le minoranze di colore in 9 stati del sud e poi, ieri, mercoledì, una sentenza altamente progressista già criticata duramente in queste ore da esponenti del movimento conservatore e dalla destra religiosa. Non sono state scelte “politiche” per accontentare tutti, come si potrebbe immaginare, visto che la Corte è la stessa. In entrambi i casi il voto è passato con la maggioranza di pertinenza, rispettivamente con la maggioranza dei giudici di destra per limitare la protezione del diritto di voto ai diritti e con la maggioranza dei quattro giudici di sinistra più un voto “mobile” favorevole ai diritti dei gay. La decisione chiave è sempre stata quella di Anthony Kennedy, un giudice nominato da Ronald Reagan e dunque di estrazione repubblicana che più volte ha dimostrato indipendenza su questioni sociali importanti come quella dei diritti gay. Gli altri quattro giudici conservatori hanno votato tutti contro l’estensione di benefici in arrivo dal governo federale alle coppie gay o lesbiche sposate. Nel caso dei diritti di voto, una questione più prettamente politica che sociale, Kennedy si è invece schierato con la sua maggioranza mentre i quattro giudici di sinistra si erano schierati contro. Una conferma di quanto il Paese resti diviso anche sul piano dell’impostazione di valori morali di fondo che, fino a 15 o 20 anni fa, trovavano spesso un voto all’unanimità.