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 2013  giugno 27 Giovedì calendario

CAMERON TAGLIA ANCORA LA SPESA PUBBLICA

LONDRA. Dal nostro corrispondente
T agli per il governo che verrà. Londra è tanto previdente che affonda il bisturi anche per nome e per conto dell’esecutivo prossimo venturo. È questo il senso della sesta manovra sulla spesa pubblica per un totale di 11,5 miliardi di sterline messa in campo dal cancelliere George Osborne per risanare un Paese che siede su un disavanzo al 7,5% del Pil. La prima, fu d’emergenza nel giugno del 2010, le successive quattro erano raccolte nella spending review pluriennale per il periodo 2012-2015. La sesta è di ieri. Scatterà nel primo anno della prossima legislatura e fa i conti con una crescita deludente rispetto alle attese.
La cinghia inglese si stringe ancora, ma non per tutti. Si chiude sulla spesa corrente molto più che su quella in conto capitale, strozza alcuni ministeri assai più di altri. Accade così che non solo la Sanità sia protetta, ma anche la Difesa, che manterrà per il 2015-2016 i suoi 24 miliardi di bilancio. Accade anche che i servizi segreti e l’antiterrorismo riescano a mettere a segno aumenti del 3,4% per sostenere una migliore intelligence. Pagano il prezzo più alto i dipendenti che vedranno sparire gli scatti automatici di stipendio, le autorità locali, il ministero di Grazia e Giustizia. Il target è una spesa pubblica complessiva di 745 miliardi nel 2015-2016 quando il rapporto con il Pil dovrà attestarsi al 43,1 per cento, grazie anche all’introduzione del tetto ai costi complessivi del capitolo welfare confermato ieri e mai sperimentato prima. Se davvero l’obiettivo del 43,1% sarà raggiunto il governo Cameron potrà vantare una sforbiciata alla spesa pubblica globale rispetto al Pil davvero consistente. Oggi si attesta al 45,2%, ma nel 2009 era al 47,4 per cento.
Che l’esecutivo inglese opti ancora per forme di austerità per risanare l’economia lasciando largamente alla politica monetaria la ricerca di stimoli era noto, ma ieri è stato riaffermato con misure che ritagliano costi ovunque. «Riforme, crescita ed equità - ha detto il Cancelliere George Osborne illustrando ai Comuni gli interventi sul fronte delle uscite - sono i principi che ci guidano». Concetto non esattamente condiviso dall’opposizione laburista, ma prologo per precisare che metà degli 11,5 miliardi che il governo Cameron vuole lasciare in eredità come primo taglio a carico del prossimo governo «saranno reperiti sotto la voce risparmi per ottimizzare» la macchina dello Stato. Il resto arriverà da capitoli diversi: slittamento di una settimana nell’indenità di disoccupazione rispetto ai tempi di oggi; tetto dell’1% all’aumento dei salari dei dipendenti pubblici e cancellazione degli scatti automatici. C’è anche l’abolizione della curiosa voce «rimborsi per costi del carburante da riscaldamento» a favore dei cittadini britannici che risiedono nei Paesi caldi. Come dire: chi si gode il sole, può rinunciare ai sussidi.
C’è poi la pianificata riduzione di 145mila lavoratori dello Stato. Una mossa che George Osborne ha difeso ricordando che «per ogni posto perso nel settore pubblico ne sono stati creati tre in quello privato». Tesi generosa, ma in effetti il trend è andato in quella direzione.
I ministeri più protetti sono stati ancora una volta Sanità, Difesa e Trasporti con grandi progetti infrastrutturali che saranno illustrati oggi. I più colpiti con tagli oscillanti fra il 7 e il 10% sono stati oltre a Enti locali e Giustizia, Esteri, Energia, Cultura anche se fra le pieghe del bilancio Osborne ha trovato i fondi per partecipare alle celebrazioni per i 200 anni della battaglia di Waterloo. Una soddisfazione a cui Londra non poteva rinunciare.