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 2013  giugno 28 Venerdì calendario

QUELLE MORTI SOSPETTE CHE COLPISCONO I CALCIATORI

Sclerosi laterale amiotrofica, per brevità chiamata Sla. È una malattia degenerativa e colpisce il motoneurone che trasporta ai muscoli il segnale di movimento emesso dal nostro cervello. In parole povere, la Sla uccide i motoneuroni, spegne i muscoli, condanna alla paralisi totale e alla morte. Perché alla Sla non è stato trovato un rimedio. Un farmaco - il riluzolo – può rallentarne il discorso. Esiti simili ha dato il litio. La speranza per l’immediato futuro sono i trapianti di cellule staminali, ma siamo alla sperimentazione.

Sla e calcio
Stefano Borgonovo si ammalò otto anni fa. Allenava nelle giovanili del Como e d’improvviso cominciò a inciampare su se stesso, a strascicare i piedi. Così, senza motivo. Andò dal medico e dopo lungo iter arrivò la diagnosi. Perché uno dei problemi è proprio questo: non è facile riconoscere la malattia, non c’è un esame specifico che la individui, si procede per esclusione. Borgonovo è l’ultima vittima della Sla nel calcio. L’elenco degli ex calciatori uccisi da questo male è lungo e non è normale che sia così. Se in Italia tra la gente comune il tasso di incidenza è di 7 ammalati ogni 100 mila persone, nel calcio Raffaele Guariniello, magistrato di Torino che indaga da anni sulle morti sospette nel mondo del pallone, ha individuato quasi 50 casi su un censimento di circa 30mila giocatori, ricerca condotta dai professori Mora e Chiò. Evidente la sproporzione. Alla base di questa «epidemia» c’è un mix di concause. In primis le botte, piccole o grandi che siano, alle gambe. Se ripetuti, se curati male o occultati con antiinfiammatori o infiltrazioni, alla lunga i traumi possono accendere l’interruttore della Sla, che – va precisato – ha una componente genetica. Poi i pesticidi e i diserbanti che si usano per mantenere verdi i campi da gioco: non è un caso che una delle categorie più colpite dal male sia quella degli agricoltori, e recenti studi hanno evidenziato un aumento di casi tra i golfisti. Il doping? Si è scavato, ma non è stata accertata nessuna correlazione.

I Precedenti
Borgonovo è l’ultimo «caduto» calcistico sul fronte della Sla. Lo hanno preceduto in tanti, in Italia e all’estero. La malattia diventò tristemente nota quando colpì Gianluca Signorini, ex difensore del Genoa, della Roma, del Parma. Signorini morì a 42 anni, nel 2002. Si era accorto che qualcosa non andava quando un giorno, in spiaggia, non riusciva a alzare la palla per la battuta durante una partitella di volley. L’elenco è lungo e comprende anche Fulvio Bernardini, ex giocatore-mito della Roma ed ex c.t. della Nazionale. All’estero, in Scozia, Jimmy Jonhstone, l’ala che nel 1967 in finale di Coppa dei Campioni trascinò il Celtic contro l’Inter. Persone note e non, tutte accomunate dal calvario della Sla. Perché la malattia ha questo di terribile, immobilizza tutto il corpo, ma lascia la mente lucida. Borgonovo ha combattuto il morbo con grande coraggio, ci ha scherzato sopra, è rimasto in contatto col mondo grazie al computer che ne decrittava le parole, però forse negli ultimi tempi aveva ceduto un po’ alla depressione, si era lasciato andare, non voleva più incontrare nessuno. E’ umano. Per capire che cosa è la Sla bisogna conoscere e frequentare un malato di Sla, rapportarsi coi suoi familiari, sui quali si scarica uno stress terribile, 24 ore su 24. Allora sì che ci si rende conto di quale razza di bestiaccia sia questo male.