Daniele Martini, il Fatto Quotidiano 28/6/2013, 28 giugno 2013
F35, ALENIA NON SA COSA FARE
La mozione sull’acquisto degli F-35 approvata da Pd-Pdl alla Camera serve al governo per tirare a campare. Ma scontenta tutti gli altri. Non accontenta neppure Alenia-Aermacchi, la società della Finmeccanica che partecipa alla costruzione di quei cacciabombardieri, anche se da una posizione secondaria e sotto la supervisione dell’americana Lockheed Martin, capofila del gigantesco progetto internazionale.
Quella mozione, in sostanza, non offre una risposta chiara alla questione di fondo: all’Italia quei costosissimi aerei servono o non servono? E quindi, vanno comprati o no? Nell’arco di sei mesi una commissione ad hoc dovrebbe fornire la risposta, ma il fatto stesso che essa venga istituita con il voto di Pd e Pdl è comunque la conferma implicita di quanto fossero viziati da superficialità tutti gli impegni all’acquisto solennemente assunti fino ad oggi a livello internazionale dai governi di centrodestra e centrosinistra di cui quegli stessi partiti facevano parte.
Da questo momento e fino ad allora è come se gli F-35 fossero infilati in un limbo e questa è la peggiore delle condizioni possibili dal punto di vista di Alenia, che come tutte le imprese vive di certezze e programmazione. Giuseppe Giordo, l’amministratore, prima del voto si era augurato che il Parlamento non decidesse di tornare indietro rispetto agli impegni già assunti dall’Italia. E si può dire sia stato accontentato perché non c’è una decisione contraria all’acquisto. Ma qui finisce la parte positiva per l’azienda e comincia quella negativa, perché non c’è neppure un impegno per il sì. Il giorno dopo l’approvazione della mozione, i manager Alenia si sforzano di guardare al bicchiere mezzo pieno dal loro punto di vista, ostentando compostezza: “Siamo dirigenti di un’industria in cui lo Stato è azionista di riferimento e non lo dimentichiamo di certo. Sappiamo che decisioni di questo tipo le prende il Parlamento e a esse siamo tenuti a uniformarci”. Ma poi aggiungono anche: “È ovvio che in queste condizioni il nostro lavoro si fa più difficile non potendo pianificare a lunga portata come sarebbe opportuno”. Della serie: la politica del governo ci costringe a vivere alla giornata, o quasi.
Per il nuovissimo stabilimento degli F-35 di Cameri, in provincia di Novara, sono già stati spesi circa 680 milioni di euro e ci lavorano 200 tra operai e tecnici. Altre 75 assunzioni sono in programma entro il 2013 e il totale dei dipendenti dovrebbe salire a 450 l’anno prossimo per stabilizzarsi a 600 a regime, cioè nel caso in cui il Parlamento decidesse che servono tutti i 90 F-35 previsti.
In attesa di certezze, il management Alenia ha deciso per ora di non rivedere i programmi. Ma il fatto che cinque minuti dopo il voto i due partiti della maggioranza forniscano interpretazioni difformi di ciò che hanno approvato, peggiora le condizioni in cui i dirigenti Alenia sono costretti a operare. Forse per non rompere del tutto il filo con Sel e M5S, il Pd presenta la mozione come una novità perché consentirà al Parlamento di esprimersi pro o contro l’acquisto sulla base di una valutazione approfondita. Il Pdl, però, dà di quel voto un’interpretazione assai diversa basandosi sulla paroletta “ulteriori” che sarebbe stata infilata quasi di soppiatto nel testo. Secondo il partito di Berlusconi tutto ciò che è stato deciso finora sugli F-35 sarebbe confermato e sub iudice resterebbero solo gli “ulteriori” impegni dell’Italia, cioè gli altri 41 aerei di cui ha parlato il neoministro Mario Mauro.