Matteo Pinci, la Repubblica 28/6/2013, 28 giugno 2013
MATTEO PINCI
ROMA
— Per Stefano Borgonovo era “la stronza”, quella cosa che gli aveva tolto la possibilità di correre e parlare, ma non di comunicare. Per tutti invece la Sla, sclerosi laterale amiotrofica, è la malattia dei calciatori, e il perché lo dicono i numeri: più di 50 i casi accertati tra i professionisti del pallone almeno in Italia. Un dato impressionante, che però non contribuisce a spiegare cosa la generi. La Sla è una patologia neuro degenerativa che colpisce selettivamente i cosiddetti neuroni di moto, che inizia togliendo le forze per poi prendersi in due anni, massimo cinque, la vita: «origine ignota», l’unico verdetto di studi e specialisti che hanno accertato una predisposizione genetica sufficiente a giustificare solo il 30 per cento dei casi. Al mondo l’ha rivelata nel ’39 Lou Gehrig, stella dei New York Yankees costretto al ritiro dai
campi di baseball dal morbo cui avrebbe poi dato il nome. In Italia è diventata conosciuta per il caso dell’ex capitano del Genoa Signorini, il primo a mostrarne senza vergogna le drammatiche conseguenze. Dramma in cui sono precipitati in tanti, dal grande Fulvio Bernardini fino all’arbitro Giovanni Nuvoli. Perché straordinariamente
rilevante è l’incidenza - 24 volte maggiore rispetto al resto della popolazione - tra i giocatori di calcio. Lo ha certificato un’inchiesta del procuratore Raffaele Guariniello che ha individuato 51 casi di Sla su 30 mila calciatori professionisti tra il 1963 e il 2008, contro una media di 2-3 casi su 100 mila nel resto della popolazione. Numeri simili tra gli operai e i giocatori di football, ma che non si ripetono invece tra altri sportivi, come ciclisti o giocatori di basket.
Tante le ipotesi sulle cause scatenanti, dall’abuso di antinfiammatori e amminoacidi al doping, dallo sforzo motorio fino ai prodotti chimici utilizzati sui campi da gioco - gli stessi del football. Soltanto l’1 per cento dei malati di Sla ha giocato a calcio: non è dunque lo sport a generare il male. Ma l’allarme, negli anni, è divenuto assordante.
E impossibile da ignorare.