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 2013  giugno 28 Venerdì calendario

USTICA, LA FOLLIA DEI MAXI RISARCIMENTI

Per trovare un paragone che regge,è un po’ come se a indaga­re sull’omicidio di JFK fosse lo sceriffo di uno sperduto paesi­no di una contea degli States. Al­lo stesso modo, la verità proces­suale sul grande mistero del di­sastro aereo di Ustica non può essere trovata nella sentenza di un giudice onorario, per quan­to onesto intellettualmente e animato dalle migliori intenzio­ni. A maggior ragione se si tratta di intestare una responsabilità civile a otto zeri ai ministeri dei Trasporti e della Difesa ipotiz­zando scenari che, in sede pena­le, sono stati ritenuti insussi­stenti. L’Avvocatura dello Stato ha per questo deciso di impu­gnare il dispositivo con cui, nel settembre 2011, il Tribunale ci­vile di Palermo ha condannato i due dicasteri a pagare la bellez­za di 100 milioni di euro di ris­ar­cimento ai familiari delle 81 vit­time del Dc9 inabissatosi al lar­go della Sicilia il 27 giugno 1980, di cui ieri ricorreva il 33esi­mo anniversario. Dispositivo che poggia le fondamenta pro­prio sulla sentenza, emessa nel 2003 dall’avvocato Francesco Batticani, che sposa la tesi- scar­tata in sede penale - del razzo esplosivo. In una lettera indiriz­zata alla presidenza del Consi­glio, l’avvocato generale dello Stato contesta la ricostruzione «secondo cui sarebbe abbon­dantemente e congruamente motivata la tesi del missile» e propone un «ricorso per revoca­zione » alla Cassazione per can­cellare un altro risarcimento da 1,2 milioni a favore dei familiari di tre vittime.D’altronde,nono­stante un’attività investigativa durata tre decenni con milioni di pagine giudiziarie passate al setaccio da pm,periti,commis­sioni d’inchiesta, una parola de­finitiva sulle cause del disastro non è mai stata data. Di sicuro c’è che sono stati tutti assolti i generali dell’aeronautica mili­tare additati per traditori e lin­ciati mediaticamente per anni. In origine, fu avanzata l’ipotesi del cedimento strutturale, poi scartata per manifesta infonda­tezza. Il collegio di esperti inter­nazionali nominato dal giudi­ce Rosario Priore depositò il 23 luglio del 1994 una relazione che batteva la pista di una bom­ba po­sizionata nella toilette del­l’aereo. Due periti, però, ne pre­sentarono un’altra che non escludeva l’impatto con un mis­sile. E così si è andati avanti fino al 21 giugno 2008 quando la Pro­cura di Roma ha deciso di apri­re un nuovo fascicolo dopo le ri­velazioni di Cossiga su un im­probabile missile «a risonanza e non a impatto» lanciato da un caccia francese. La matassa da sbrogliare è enorme. E non aiu­ta il fatto che, ancora oggi, a trent’anni da quei fatti, con ca­denza periodica tornano d’at­tualità capitoli che si erano chiusi perché già chiariti. Co­me il ritrovamento del Mig libi­co sui monti della Sila. Stavolta, è uno 007 dell’Aeronautica a so­stenere che il caccia della flotta di Gheddafi sarebbe stato ab­battuto il giorno stesso del disa­stro del Dc9, quando in realtà prove documentali e periti ol­tre a più testimoni oculari han­no detto e dimostrato esser ca­duto il 18 luglio 1980 e non il 27 giugno.Per non dire del gup Vil­loni che nel 2003 demolì l’ipote­si dello «stesso giorno» soste­nendo che non c’era alcun lega­me logico o indiziario tra il Mig e il Dc9 e che, dunque, l’ipotesi di un combattimento aereo era una mera «ricostruzione della vicenda operata dal giudice istruttore». E a ogni ricorrenza, inclusa questa, purtroppo si tor­na a parlare di presunte «morti sospette» che in realtà - è stato dimostrato- non lo erano affat­to: dai piloti delle Frecce tricolo­ri a Ramst­ein a chi ha perso la vi­ta in incidenti stradali, dai suici­di agli infartuati. Ma guai a dir­lo: per gli iscritti al «partito del missile» chiunque si discosti dal pensiero unico è un depista­tore.
(Ha collaborato Simone Di Meo)