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 2013  giugno 28 Venerdì calendario

MILANO

— La notizia del ritrovamento, a 73 metri di profondità, del relitto dell’aereo su cui volava Vittorio Missoni, 58 anni, direttore della casa di moda, arriva via Twitter. A lanciarla è il portavoce del ministero degli Interni e della Giustizia venezuelano, Jorge Galindo: «È stato localizzato l’aereo YV2615 di tipo Islander che copriva la rotta Los Roques-Maiqueta lo scorso 4 gennaio 2013». Il numero di matricola è leggibile e quindi non esistono dubbi sull’effettivo ritrovamento. La fine di un mistero. Una scoperta che cancella le molto flebili speranze di trovare ancora vivi i passeggeri, magari vittime non di un incidente, ma di un dirottamento praticato dai narcos, come si era sperato nei primi giorni dopo la scomparsa. Sul piccolo veivolo viaggiavano, oltre al figlio primogenito di Rosita e Ottavio Missoni, la sua compagna, Maurizia Castiglioni e una coppia di amici, Elda Scalvenzi e Guido Foresti, oltre all’equipaggio, composto dal capitano German Marchant e dal copilota Juan Carlos Ferrer.
In una breve nota il commento famiglie italiane degli scomparsi:
«A nome delle famiglie Missoni, Castiglioni, Foresti e Scalvenzi si conferma la notizia del ritrovamento. E si ringraziano le autorità venezuelane e italiane per il loro intervento». Mentre si confida che le indagini proseguano fino all’accertamento delle cause e delle responsabilità dell’incidente. L’aereo, in pezzi, è stato identificato grazie alle tecnologie della nave oceanografica americana Deep Sea, a bordo della quale si trova ancora il fratello di Vittorio, Luca Missoni. Il relitto è nelle acque a nord dell’arcipelago di Los
Roques. In queste ore le autorità venezuelane stanno valutando come recuperare il velivolo. «Per stabilire se i corpi delle persone sono all’interno dell’aereo dobbiamo riportare a galla il relitto» ha spiegato il ministro degli Esteri del Venezuela Elias Jaua, parlando coi giornalisti.
Doveva essere un volo facile e breve, 160 chilometri in tutto, quello che il 4 gennaio avrebbe dovuto riportare da Los Roques a Caracas il gruppo di amici dopo le vacanze di Natale. Ma l’aereo non atterrò mai. A dare l’allarme erano stati due amici italiani che
facevano parte dello stesso gruppo, ma che avevano preso un altro aereo: Giuseppe Scalvenzi, fratello di Elda e sua moglie Rosa Apostoli. Per continuare a sperare si volle pensare subito a un rapimento, non a un incidente. Un dirottamento che li avrebbe portati in una delle aree caraibiche controllate dai narcos che su quegli aeroplanini trasportano spesso cocaina. Per partecipare alle ricerche, che impegnavano navi, elicotteri e diverse imbarcazioni e seguire da vicino le indagini si era recato subito sul posto Luca Missoni.
Speranze sempre più deboli. Si scoprì quasi subito che il comandante settantaduenne del veivolo non aveva il certificato di idoneità psicofisica, scaduto nel novembre precedente. La compagnia aerea, la Transearo 5074, non aveva nemmeno l’autorizzazione dall’ente di aviazione civile del Venezuela. Pochi giorni fa, il 20 giugno scorso, il ritrovamento di un altro piccolo aereo, scomparso il 4 gennaio del 2008 in circostanze analoghe, anche se in una rotta leggermente diversa. A bordo c’erano 14 passeggeri, tra i quali 8 italiani. Il velivolo era precipitato in mare poco dopo il decollo dall’aeroporto Maiquetia di Caracas. Uno degli innumerevoli incidenti aerei che si ripetono in quel tratto meraviglioso di mare, soprannominato ormai il nuovo “triangolo delle Bermuda”.