Avvenire 28/6/2013, 28 giugno 2013
L’ORRORE TEXAS: 500 ESECUZIONI
L’ultima è stata Kimberly Mc Carthy, uccisa nella notte tra mercoledì e giovedì sul lettino di Huntsville. È la 500esima vittima dell’iniezione letale negli ultimi 31 anni in Texas. Da quando cioè la macchina della morte ha ricominciato a funzionare nello Stato. Un drammatico record: in media il boia qui entra in azione ogni tre settimane.
Un «triste primato», ha sottolineato il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo. Che, però, deve «produrre un incremento negli sforzi per promuovere ulteriori passi verso la moratoria delle esecuzioni capitali in tutto il mondo». Fino all’ultimo, l’avvocato di McCarthy, Maurie Levin, aveva cercato di salvare la donna, la prima a finire sul patibolo negli Usa da quasi tre anni. Kimberly, 52 anni, nera è stata condannata a morte per l’omicidio di un’aziana durante una rapina. Nel 1997, McCarthy aveva bussato nella casa della vicina 71enne e, nel tentativo di derubarla, l’aveva accoltellata. Un crimine brutale. Commesso, però, aveva dimostrato la difesa sotto l’effetto della droga. All’epoca, infatti, Kimberly era tossicodipendente. Invano la difersa aveva cercato di portare la dipendenza dal crack come un’attenuante. I giudici sono stati inflesisbili. Per due volte, a gennaio e ad aprile, McCarthy aveva ottenuto il rinvio dell’esecuzione in seguito a un ricorso per discriminazione razziale. Entrambe le volte, però, la Corte d’appello si è rifiutata di riaprire il processo. Le ultime parole della donna, prima dell’iniziezione, sono state: «Dio è buono». Sempre ieri, il governatore Rick Perry ha ripresentato una proposta di legge che limita l’aborto dopo la 20esima settimana. La misura era stata bloccata in assemblea dalla maratona verbale della senatrice democratica, Wendy Davis, che aveva fatto scadere i termini con un discorso fiume. Perry, con un comportamento contradditorio – come affermano molti critici – difende la vita ma è anche un sostenitore della pena di morte.