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 2013  giugno 28 Venerdì calendario

RICICLAGGIO IN CURIA, MANO DURA DEL PAPA

Nel Palazzo Apostolico dove ha sede l’Apsa, l’amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, praticamente il forziere d’Oltretevere, da una ventina di giorni la scrivania del responsabile del servizio addetto alla contabilità analitica è vuota. La luce spenta, l’ufficio chiuso. Monsignor Nunzio Scarano è stato sospeso cautelativamente dal lavoro dopo che la Procura della Repubblica di Salerno lo ha iscritto sull’albo degli indagati assieme ad altre 56 persone per il reato di riciclaggio. Una accusa pesantissima che ha suggerito ai suoi superiori di agire senza indugio. «La sospensione dal servizio in via cautelativa scatta automatica, da regolamento, quando un dipendente, laico o consacrato, risulta soggetto a provvedimenti giudiziari sia da parte della magistratura vaticana che di quella italiana» spiegano al di là del Tevere aggiungendo che nonostante la sospensione al monsignore verrà garantito lo stipendio in attesa del verdetto definitivo. Solo se sarà giudicato colpevole e responsabile dei fatti a lui contestati scatterà il licenziamento e l’allontanamento dalla Santa Sede.

IL PAPA
Provvedimenti simili sono stati presi recentemente anche per Paoletto, il maggiordomo che aveva trafugato le carte dall’appartamento pontificio, per Claudio Sciarpelletti, il tecnico dei computer e per un gendarme anch’esso coinvolto nell’affaire Vatileaks. Il caso Scarano e l’ombra del riciclaggio stanno causando notevole imbarazzo in Vaticano perché ancora una volta il comportamento di un singolo prelato rischia di gettare una luce sinistra sull’immagine complessiva della Curia e dello Ior, la banca sulla quale si sta concentrando l’attenzione di Papa Francesco deciso più che mai a vederci chiaro e capire se si tratta veramente di una specie di porto delle nebbie come spesso viene descritto. Anche la neonata commissione d’indagine appena istituita è frutto di un orientamento teso a garantire un piano di riforma all’insegna della pulizia e della trasparenza.

L’ACCUSA
L’inchiesta relativa a Scarano, coordinata dal pm Elena Guarino, riguarda un giro di assegni che passando sotto forma di donazioni sarebbero rientrati in una operazione di riciclaggio. Secondo l’ipotesi accusatoria, il prelato riceveva assegni ufficialmente per ripianare i debiti di un’immobiliare a Salerno. Il denaro - sempre secondo l’ipotesi al vaglio degli investigatori - veniva restituito in contante agli imprenditori che avevano effettuato le donazioni. Spetterà ora agli inquirenti appurare se la società immobiliare è in qualche modo collegata allo Ior e al conto di cui era titolare il monsignore. Scarano, originario di Salerno, vive da tempo a Roma, in un appartamento in via della Scrofa con la madre, anche se ha mantenuto profonde radici nel salernitano dove attualmente possiede alcuni immobili di pregio. In Vaticano c’è chi ricorda le origini piuttosto modeste della sua famiglia, la vocazione al sacerdozio arrivata in età adulta quando era impiegato alla Banca d’America e d’Italia, la sua intraprendenza. Dopo l’ordinazione venne portato a Roma dal cardinale Martino che per lungo tempo lo ha considerato suo pupillo. Poi ad un tratto i rapporti si sono interrotti. Pare che il cardinale non abbia gradito il comportamento del monsignore che spesso si spacciava per suo nipote.