Daniele Manca, Corriere della Sera 27/6/2013, 27 giugno 2013
NIENTE TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA E UN SISTEMA DI PARADOSSI FISCALI
L’aumento dell’Iva che doveva scattare il primo luglio è stato rinviato. Un segnale positivo. Ma che nasconde un’insidia, le risorse, se il Parlamento non interverrà, arriveranno da un rialzo dell’acconto di fine anno sulle imposte da versare nel 2014.
Si entra in una sorta di illusionismo fiscale. Si posticipa un rincaro grazie al paradosso di versare allo stesso Fisco fino al 110% delle imposte teoricamente dovute su un reddito che però non è stato ancora realizzato.
Quanto deciso ieri dal governo è l’esempio più evidente di come a guidare la strategia di contrasto della più pesante crisi dal dopoguerra a oggi siano ancora una volta provvedimenti temporanei.
Cambia persino il vocabolario. Le politiche di bilancio non sono più fatte di certezze e quindi di parole come entrate e uscite, costi e ricavi. Quanto di sospensioni, rinvii, acconti.
Ma come si fa a chiamare il pagamento del 100% dell’Irpef «acconto»? Sarebbe molto più corretto e leale verso il contribuente definirlo saldo anticipato. E che dire del probabile versamento del 101% dell’Ires per le società? O del 110% dell’Irap? Meglio parlare di un altro prestito allo Stato.
Per di più insistendo sulla stessa platea di contribuenti: quelli che le tasse le pagano già. Tutto per timore, poca capacità e ancor meno volontà di affrontare seriamente e con determinazione il nodo della spesa pubblica, dei tagli a essa o perlomeno di una ridefinizione della stessa capitolo per capitolo.
È evidente che il governo deve trovare a fronte di nuove uscite o mancati introiti delle coperture. Ma la strada non può essere sempre la stessa, e cioè nuove tasse o altre da aumentare. Eppure è successo così per il finanziamento al bonus sulle ristrutturazioni edilizie approvato lo scorso 31 maggio.
Il costo di 200 milioni l’anno è stato coperto attraverso la razionalizzazione di alcune aliquote Iva. Ovviamente una razionalizzazione al rialzo: aumentando le aliquote relative ad alcuni prodotti e alle bibite vendute via distributori automatici. Ieri è accaduto lo stesso per le sigarette elettroniche.
Appare chiaro che ci siano due ordini di problemi. Il primo di più lungo periodo, legato al fatto che abbiamo un Fisco che mostra giorno dopo giorno il suo volto sempre più inefficace, inefficiente e punitivo per i cittadini onesti. Tutti i cittadini onesti: i lavoratori dipendenti che contribuiscono per l’80% alle entrate (pur disponendo di una ricchezza pari al 30% di quella nazionale), quelli autonomi e le imprese che a seconda delle stagioni politiche sono stati premiati o puniti.
È necessario quindi avviare quanto prima quel riordino del sistema fiscale annunciato e promesso da tutti gli ultimi governi in carica ma mai tradotto in norme semplici ed eque.
Il secondo è legato a quei tagli della spesa pubblica che non sono più rinviabili. Non ci si può più fermare ai dati aggregati delle uscite dello Stato. A quelli cioè che indicano come la nostra spesa pubblica sia paragonabile a Germania e Francia.
È un alibi che impedisce ogni intervento. Non si tiene conto del fatto che il nostro prodotto interno lordo procapite è inferiore. E quindi anche se la spesa è paragonabile non significa che possiamo permettercela in misura analoga a francesi e tedeschi.
Non affrontando il nodo della spesa pubblica non solo si elude il vero tema che è quello di abbassare le tasse a chi già le paga e in misura insopportabile favorendo peraltro la ripresa, ma si rende impossibile qualsiasi riforma in termini di efficienza ed efficacia di quanto si spende. Siamo sicuri che quegli 800 miliardi (spesa delle Regioni compresa) che ogni anno escono dalle casse dello Stato siano tutti ben utilizzati? Basta entrare in qualsiasi ufficio pubblico per rendersi conto che troppo spesso non è così. Che dire poi dei contributi alle imprese (che le stesse aziende vorrebbero rivedere e ridurre in cambio di un taglio delle tasse) e sui quali sembra caduto il velo dell’oblio?
Il dramma è che la responsabilità di questo stallo è equamente divisa tra esecutivo, maggioranza, parti sociali e lobby di categoria. Un governo nato con una maggioranza ampia, che mette assieme partiti naturalmente opposti tra loro, dovrebbe essere conseguenza della consapevolezza della gravità della situazione e quindi della necessità di affrontare con durezza e schiettezza i tanti nodi irrisolti del Paese che lo tengono imbrigliato. Bene quindi il rinvio dell’Iva, ma ora serve un acconto di tagli alla spesa pubblica. Subito.
daniele_manca