27 giugno 2013
PICCOLA POSTA
So che la nostalgia del buon tempo andato, e specialmente dei treni di una volta, è un sentimento traditore, però non posso farne a meno. Ero ragazzo, si poteva tenere il finestrino abbassato e la testa fuori, nelle gallerie si restava al buio, si vedeva il mondo di fuori e non la propria faccia da fesso riflessa da ogni lato. Quanto alla velocità, ho sentito ieri, alla festa per i cento anni della signora Titti, Margherita e i suoi cugini rievocare un episodio di infanzia. Lei era la più piccola, e le avevano regalato una biciclettina con le rotelline laterali. Andavano e i più grandi pedalavano davanti, distaccandola, e Margherita gridava: “Accelerate, accelerate”, nel tentativo di farli fermare ad aspettarla. Perché il treno che andava più piano e fermava dappertutto era l’accelerato.