27 giugno 2013
LE ERINNI ANTI CAV. HANNO RIAPERTO IL TEATRO DELLE UMILIAZIONI FEMMINILI
Nessuna donna è prostituta. Questo volevo dire alla Boccassini e alle tre Magistrate che hanno concluso il processo paradossalmente definito Ruby Gate. In questi mesi ho vissuto con sofferenza la colpevolizzazione di quelle giovani donne ferite da brutali iniziative che le hanno inferiorizzate per poter “disegnare lo spettro” di un uomo strabordante! Un conflitto istituito da Ilda Boccassini che le ha utilizzate come “figure chiave” per perfezionare l’accerchiamento di alcuni uomini. Così costruendo su quelle giovani un simbolismo corrotto!
Il mondo intero cerca disperato di rintracciare la dimensione della Sessualità… intendo dire le prospettive individuali difficili da comporre all’interno di comunità fondate sulla miseria culturale. La sessualità come sviluppo culturale e ancora avulsa dalle cosiddette civiltà moderne. Solo noi femministe abbiamo tentato di far riemergere i significati dei corpi e delle attese. La dieta di Sessualità che stiamo vivendo distorce la consapevolezza comune; tanto che mentre ci costringono a censurare il desiderio tra donna e uomo (e anche le sue distorsioni) dall’altra plaudono alla distruttività ginofoba di Vendola e alla omofobia di Paola Concia… Cercare uno scambio erotico tra donne e uomini è ancora il dilemma delle cosiddette “società civili!”.
Non dimentichiamo i toni e dilemmi sadici contenuti nelle religioni e nei codici da Mosè in avanti. Ma lo sfruttamento che ne ha fatto Ilda Boccassini e più grave di quello da lei preordinato contro Berlusconi. Sappia che chiunque sottoponga le donne a teatralità arcaiche mette in mostra solo le perversioni dell’egemonia maschile. Un profilo spregiativo così evidente nel lavoro della pubblico ministero!
Sappiamo che il maltrattamento delle donne ha molte diramazioni e le abbiamo individuate in ogni momento sia nelle costituzioni che nei tribunali e nelle esperienze quotidiane. Ma anche nella pretesa degli uteri in affitto! Siamo fatalmente privi di una filosofia dell’Eterosessualità che noi femministe avevamo tentato di fondare sulle nostre attese e desideri che il lungo repertorio boccassiniano di questi mesi ha dilapidato come fonte di offesa che definisce perfino il titolo ironico della manifestazione del Foglio.
E’ quindi indispensabile fissare l’attenzione sulla cosiddetta politica di Parità che rappresenta la logica e l’equazione di una sopravvivenza controllata e sequestrata per l’intero mondo femminile; una restrizione dello spazio psichico e materno che per me assurge al rango di “delitto politico”. Questo processo mette in luce la mortificazione programmata che ci imprigiona in un esistente che è frutto di delittuose egemonie maschili. Voglio dire alla Boccassini che la prostituzione non è problema di questa o quella donna ma è un problema collettivo che la Legge di Parità rende insolubile perché impedisce di risalire la corrente di quel fiume carsico che ha radicato l’alterazione degli istinti. E questo processo conferma una corporazione di donne che pur di ottenere la condanna di un uomo ha rianimato in malafede – sulla pelle di ragazze anche minori – mentalità spregiative utili soltanto “a mantenere vivo un prototipo di donna maltrattabile” corrompendo di fatto l’immagine sociale di tutte. Soprattutto perché non siamo state capaci di interferire con quel paradigma che ha identificato quelle giovani come prostitute! Che giustizia è quella che tende a costringere giovani a subire il proprio annientamento attraverso un rituale umiliante che noi femministe credevamo di aver sepolto fra le macerie della storia?
Quello di “prostituta”(!) è l’emblema di un repertorio repellente, la perla dell’oltraggio preferito dagli uomini, insulto che parte velocemente da quel luogo chiamato “istinto predatorio”. E’ evidente che il modello della Parità è un pericoloso fraintendimento, sintesi della belligeranza contenuta nelle leggi che divulgano una miseria sostanziale. Una strategia aperta per colmare con il sacrificio del Femminile la falsificazione della realtà. Noi donne dobbiamo attestarci sulle nostre esperienze per riprenderci il possesso delle nostre forze emotive.