Roberto Giardina, ItaliaOggi 27/6/2013, 27 giugno 2013
POLONIA, NON PAGATI GLI STADI
La Polonia ha fatto bella figura, ma si è dimenticata di pagare il conto. In Brasile, un milione di manifestanti scende in strada per denunciare l’insulso spreco del governo: si spendono miliardi per il campionato del mondo di calcio, e per le olimpiadi, invece di aiutare le fasce più povere della popolazione.
L’anno scorso in occasione del Campionato d’Europa (in Polonia e in Ucraina), che ci vide sconfiggere la Germania per poi perdere in finale contro la Spagna, tutti elogiarono il grande sforzo compiuto da Varsavia: 1.500 chilometri di autostrade, e stadi moderni. Fu un successo organizzativo in cui pochi speravano. Peccato che i polacchi debbano ancora saldare i debiti. Si calcola che le ditte appaltatrici straniere aspettino ancora 10 miliardi di zloty, circa 2,3 miliardi euro. Hanno denunciato il governo, ma finora con scarso esito. E qualcuno ha già dichiarato fallimento, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Verso metà giugno, un gruppo di creditori ha scritto una lettera di protesta al premier Donald Tusk, appoggiata dagli ambasciatori di Austria, Portogallo, Germania, Francia, Irlanda e Olanda. La principale «colpevole» è la società pubblica Gdkkia, da cui dipende la rete stradale, che si è rifiutata di saldare le somme richieste all’austriaca Alpine-Konzerne. Quest’ultima di recente ha dovuto dichiarare fallimento anche a causa della sfortunata impresa in Polonia. La Gdkkia rifiuta di pagare, sostenendo che gli austriaci avevano aumentato il conto a causa dell’aumento delle materie prime registratosi durante i lavori: «Ma questi sono rischi che ogni ditta deve prevedere».
Anche il primo ministro Tusk ha negato che le ditte straniere siano state discriminate a favore di quelle di casa: «Il trattamento è stato uguale per tutti». Ma il suo stesso vice, e ministro dell’economia, Janusz Piechocinski, ammette che il problema è serio, e promette una rapida e giusta soluzione. Il ministro è preoccupato per il buon nome della Polonia, in vista di nuovi appalti internazionali.
Già un anno prima del Campionato, l’impresa edile China Overseas Engineering si era ritirata dalla costruzione dell’autostrada tra Varsavia e Lodz. I cinesi lamentavano l’enorme ritardo dei pagamenti, nonostante che i polacchi avessero già ricevuto proteste da ditte europee proprio per l’assegnazione dei lavori ai cinesi, i quali avevano offerto condizioni al di sotto della concorrenza, possibili solo grazie a sovvenzioni da parte del governo di Pechino, e alle paghe basse degli operai.
La Alpine aveva partecipato alla costruzione di quattro degli otto stadi previsti. Numerosi problemi si erano registrati nel cantiere dello stadio di Varsavia, un appalto da 300 milioni di euro. Le scale mobili non funzionavano e le uscite di sicurezza erano insufficienti, ma austriaci e polacchi continuano ad accusarsi a vicenda. In maggio, Varsavia si è rifiutata di pagare 12 milioni di euro per terminare un ponte sull’autostrada A1, accusando l’Alpine di ingiustificati ritardi. Gli austriaci hanno risposto di non essere più disposti a finanziare i lavori al posto delle autorità polacche. Il fallimento ha complicato la situazione, mentre l’opposizione a Varsavia chiede le dimissioni del ministro dei lavori pubblici: «È stato un grande fiasco del governo», si accusa. Olimpiadi e Campionati mondiali o europei sono un affare rischioso. A guadagnare sono di solito speculatori e mediatori.