Stella Prudente, Il Messaggero 27/6/2013, 27 giugno 2013
PER IL FUMO VIRTUALE MERCATO DA 400 MILIONI
Con i “Money transfer” e “Compro Oro” stanno cambiando il paesaggio urbanistico-commerciale delle nostre città. Sono i negozi di sigarette elettroniche: in Italia sono già 2mila e non fanno che illuminare nuove insegne, fra quelli che li aprono in proprio e chi sceglie il franchising (una quindicina in tutto le catene riconosciute dall’Anafe, l’associazione di categoria).
L’affare, almeno fino ad oggi, sembrava assicurato se è vero che sul totale di 11 milioni di connazionali dediti al tabagismo, almeno due milioni sono passati per la cosiddetta “e-cig” che ha già conquistato 500mila consumatori abitudinari o “svapatori”. E – nonostante il divieto ai minorenni e nelle scuole - la cifra è destinata secondo ogni previsione a lievitare entro la fine del 2013, fino a superare ampiamente il milione.
Svapano sia i giovani (il 18% degli e-fumatori ha tra i 30 e i 40 anni) sia gli over 45 (20%). Il giro d’affari complessivo è stimato intorno a 400 milioni di euro e garantisce al momento 5mila posti di lavoro. Niente male, se si pensa che il modello attuale di e-sigaretta brevettato in Cina nel 2003 da un farmacista ormai miliardario di nome Hon Lik – e composto da una batteria ricaricabile, un vaporizzatore e un filtro cartuccia – è sbarcato definitivamente nel Belpaese soltanto nel 2010 grazie ai pionieri piemontesi della Smooke. Un gruppo di quattro giovani soci, ex agenti immobiliari, capitanati da Filippo Riccio decisero di investire 70mila euro creando a Torino il primo marchio tutto italiano che adesso è leader di mercato con 230 punti vendita e filiali in Francia, Spagna e Regno Unito. Prima di allora, alcuni modelli di “svaporelle” erano già venduti senza troppo successo nelle farmacie nostrane.
I PIONIERI
Il segreto del boom sono stati gli aromi, la maggior parte arricchiti da nicotina, di cui ogni confezione dovrebbe (stando alla legge) indicare dosi e pericoli. Per aprire un negozio basta una licenza e un investimento iniziale da 15-25mila euro e gli operatori ritengono “nella norma” incassi da 10-15mila euro al mese. Non c’è da stupirsi, insomma, se le multinazionali del tabacco si sono già rimboccate le maniche per diversificare la produzione ed espandere i propri orizzonti all’elettronica mentre i tabaccai, che negli ultimi mesi hanno subito forti perdite con il calo delle vendite (-8% nei primi quattro mesi del 2013), chiedono di poter entrare nella partita ottenendo la licenza del redditizio “surrogato”. In attesa di capirci di più dal punto di vista medico, di sicuro le sigarette elettroniche sono un toccasana per il portafogli. Il kit costa da 20 a 60-80 euro. Per le ricariche si sborsano 4-5 euro e durano una settimana. Come hanno sintetizzato i produttori di Ovale, fra i leader del settore, se un fumatore medio spende in un anno circa 1.460 euro, uno svapatore non va oltre i 400-450 (280 negli anni successivi, una volta eliminato l’investimento iniziale per l’apparecchio). Di sti tempi, non è poco.