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 2013  giugno 25 Martedì calendario

NELL’EPOCA DELLA PARANOIA I FISSATI DEI COMPLOTTI SONO EROI

Nelle redazioni arriva una chiamata al giorno:«Pronto, salve, non vorrei dire il mio nome al telefono, ma possiamo incon­trarci? Ora non posso darle det­tagli, ma ho tutte le prove». I gior­nalisti più esperti e cinici sanno che non devono farlo, gli altri chiedono: «Di cosa, scusi?». La risposta può variare, a seconda anche dell’orientamento politi­co dei lettori: ho le prove che gli americani nascondono la verità sugli Ufo, che il Papa è stato sostituito da un sosia, su chi è il vero assassino di Cogne, su chi vuole uccidere Berlusconi (per giorna­li di destra) o sui piani di Berlu­sconi per allearsi con gli Ufo e re­gnare sull’universo (giornali di sinistra).
I paranoici sono tra noi. E so­no iperattivi al telefono, per po­sta e soprattutto sul web, dove scaricano tonnellate di video, audio, foto, documenti tanto lunghi quanto, quasi sempre, inconsistenti. Su Facebook alcuni sono organizzati in pagine di news e sono diventati la princi­pale fonte di informazione.
Gira un video di Papa Ratzin­ger che passa in rassegna una fi­la di vescovi tedeschi insieme a un ministro. Nel video il Papa pare tendere la mano verso i ve­scovi i quali, a parte un paio, non ricambiano, mentre strin­gono quella del politico. Il video ha fatto il giro di Facebook accompagnato dalla scritta (te­stuali maiuscolo ed esclamati­vi): «ECCO COSA NON VI FAN­NO VEDERE... CONDIVIDETE PERCHÉ ME LO CANCELLE­RANNO !!!!!» e una denuncia dell’ostracismo che ha condotto Ratzinger alle dimissioni. Mi­gliaia di persone hanno condiviso il video «censurato» e com­mentato increduli. Senza sape­re che in realtà il Papa non porge­va la mano ai vescovi ma li indi­cava al ministro per presentar­glieli, solo che un paio di vesco­vi distrattamente stringono la mano pure al Papa, cosa non prevista dall’etichetta.
Su «verità» come queste si for­ma la (falsa) coscienza critica di milioni di persone che hanno so­lo il calderone informale del web come fonte. Non è necessa­riamente un fenomeno nuovo. La «calunnia è un venticello» già da secoli, solo che ora può soffiare molto più rapidamente attraverso la Rete. È l’epoca in cui la paranoia trionfa. E in un’epoca così, chi vede com­plotti dappertutto e ha la forza di gridarlo al mondo, è un eroe. Il codice da Vinci è un libro di fic­tion, documentato grossolana­mente, ma da best seller viene letto da molti come denuncia di una verità storica.
Julian Assange si imbatte in un soldato che gli fornisce una serie di informative con giudizi espressi da diplomatici di livel­lo medio-basso e diventa un ico­na di libertà. Per poi rifugiarsi nell’ambasciata di un Paese co­me l’Ecuador, 104esimo nella classifica mondiale sulla libertà della stampa e che ha appena approvato in Parlamento una legge che mette i media sotto controllo del governo. Proprio come ora Edward Snowden, la talpa della National security agency americana che, mentre chiede rifugio all’Ecuador, rac­coglie le simpatie e l’aiuto di rinomate patrie delle libertà civili come Russia e Cuba. E intanto svela che gli Usa hanno spiato gli sms per la Cina. Pechino rin­grazia e accusa Washington di essere «peggiori pirati del web». Guai a ricordare che in Cina il web è censurato da un’apposita polizia e che di matrice cinese sono alcuni dei più clamorosi at­tacc­hi informatici contro l’Occi­dente.
Intanto ogni giorno confidia­mo al web le nostre più remote preoccupazioni. Nel 2006 Aol svelò per errore i dati di 20 milio­ni di domande depositate da 650.000 utenti sul suo motore di ricerca. C’era chi chiedeva «ho un’amica che fuma e vorrei aiu­tarla a smettere», oppure «odio il mio lavoro» o ancora «perché sono così brutto?». E (quasi) chiunque di noi posta su Face­book foto dei figli, gusti, attività sociali e amori. E tollera di veder comparire nella propria casella di posta o sui siti che frequentia­mo pubblicità collegate alle abi­tudini condivise in Rete. Ed­ward Snowden ci ha rivelato che anche i governi tengono d’occhio quelle informazioni, ma per mezzo mondo va bene se ci «spia» Google, ma se lo fa l’anti terrorismo è un complot­to. Su questa logica paradossale prolifera chi i complotti li vede ovunque e trasforma la denun­cia in business. L’ultima novità è che intorno alla rocambolesca saga di Snowden si stanno sal­dando tutte le star del settore: il regista Michael Moore (secondo cui l’attentato di Boston non ha matrice islamica), l’ex giudi­ce in declino Baltasar Garzon (sempre a caccia di cause me­diatiche), lo stesso Assange. Manca solo Giulietto Chiesa (al­fiere delle verità alternative sul­le Torri Gemelle). Rassegnamo­ci e facciamo spazio nella cartel­la dello spam: avremo un’internazionale della paranoia. Che ci sia dietro un complotto?