Andrea Franceschi, Il Sole 24 Ore 25/6/2013, 25 giugno 2013
FUGA DA BUND E T-BOND: GLI INVESTITORI FERMANO LA CORSA AI BENI RIFUGIO
«La crisi finanziaria mondiale ha dimostrato che non esistono più beni che possono essere considerati davvero al sicuro». Così scriveva l’Fmi ad aprile dell’anno scorso nel suo World Economic Outlook. Considerazioni che in questo periodo si confermano particolarmente azzeccate. Almeno a giudicare dalla performance di diversi asset considerati «porti sicuri», mentre lo spread BTp-Bund è tornato sopra quota 300 punti.
Effetto Fed sui bond rifugio
Il caso più recente riguarda i titoli di Stato dei Paesi ad alto rating oggetto di una brusca ondata di vendite in questi ultimi mesi. Un movimento innescato dal titolo che fa da «benchmark» per tutto il mondo del reddito fisso: il T-bond americano. In vista di una futura riduzione degli stimoli monetari da parte della Fed, il tasso del Treasury a 10 anni da inizio maggio si è impennato del 57 per cento. Sulle scadenze più brevi il movimento è stato ancora più marcato: +101% il tasso a 5 anni e +106% quello a tre. Movimenti molto anomali che si sono intensificati nelle ultime sedute dopo che il numero uno della Fed Ben Bernanke, nel direttivo di mercoledì, ha confermato che una possibile riduzione degli stimoli monetari già a partire di quest’anno.
Le tensioni sui T-bond hanno avuto effetti a cascata sul mercato obbligazionario mondiale con conseguenze forti soprattutto sui cosiddetti «porti sicuri». Il tasso del Bund tedesco a 10 anni, bene rifugio per eccellenza, dai primi di maggio è risalito del 56 per cento. L’analogo titolo svizzero che, stando al rendimento all’1,03% dovrebbe essere il bond più sicuro al mondo, ha visto il suo rendimento salire del 65 per cento. Il rialzo è stato nettamente superiore a quello dei tassi di bond decisamente meno solidi come i BTp italiani o i Bonos spagnoli. Nello stesso intervallo di tempo infatti i rendimenti di questi due titoli sono saliti del 28 e 25% rispettivamente. In questa fase insomma il mercato ha preferito vendere più la solida Germania che la più traballante Italia. Un fatto anomalo visto che nei momenti di tensione sui mercati normalmente succede l’opposto. Se questo è avvenuto è perché le quotazioni dei bond tripla A erano evidentemente esagerate. In questi anni i tassi di interesse si sono fortemente ridotti. Sulle scadenze brevi o brevissime si è arrivati addirittura al paradosso dei tassi negativi che di fatto significa pagare per detenere un titolo. I fattori che hanno alimentato questo trend sono due: l’enorme liquidità pompata dalle banche centrali e le tensioni che in questi anni hanno colpito l’area euro. Ora però la situazione è radicalmente cambiata. Le paure sulla tenuta della moneta unica si sono ridimensionate e la Fed ha dato un primo segnale di voler ridurre la liquidità. È stato soprattutto quest’ultimo fattore a rendere vulnerabili i bond rifugio. Il fatto che i tassi viaggiano ancora sotto la media degli ultimi tre anni peraltro li espone più di altri al «sell-off» dei mercati . A dispetto del loro status di "porti sicuri"
I saliscendi dell’oro
«Quella dell’investimento sicuro è un’ossessione i cui limiti stanno emergendo chiaramente in questi anni - spiega Gianluca Verzelli, vicedirettore generale di Banca Akros -. Non esistono asset totalmente al riparo dai rischi. Quello che conta è individuare i tempi giusti in cui comprare e vendere». Un caso da manuale, a questo proposito, riguarda l’oro, bene rifugio per eccellenza. Da inizio 2009 (quando la Fed ha annunciato il primo QE) all’estate del 2011 il metallo giallo ha raddoppiato il suo valore. La liquidità Fed è stata la benzina di quel rally ed è chiaro che se dovesse venire a mancare le quotazioni dell’oro finirebbero per risentirne. In maniera molto pesante, come hanno dimostrato i pesanti cali delle ultime sedute. Nel caso dell’oro peraltro lo status di bene rifugio è messo in discussione proprio dall’alta volatilità che hanno mostrato di avere le sue quotazioni. Basti pensare allo scivolone registrato lo scorso 15 aprile quando in una sola seduta il prezzo è crollato del 9 per cento.