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 2013  giugno 25 Martedì calendario

Vedi anche http://www.regioesercito.it/milizia/mvsn_org.htm Quando si affronta il tema della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, o meglio il Corpo delle Camicie Nere, nome con il quale la Milizia viene più comunemente indicata, spesso si corre il rischio di inquadrare questa forza armata voluta dal Fascismo come una sorta di enorme carrozzone folcloristico e di riconoscere ad essa esclusivamente compiti di guardiana del regime o di polizia politica

Vedi anche http://www.regioesercito.it/milizia/mvsn_org.htm Quando si affronta il tema della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, o meglio il Corpo delle Camicie Nere, nome con il quale la Milizia viene più comunemente indicata, spesso si corre il rischio di inquadrare questa forza armata voluta dal Fascismo come una sorta di enorme carrozzone folcloristico e di riconoscere ad essa esclusivamente compiti di guardiana del regime o di polizia politica. A modesto avviso di chi scrive, tale approccio a quel complesso mondo che fu la Milizia è completamente fuorviante in quanto frutto di una storiografia di parte che poco spazio ha lasciato alla verità storica. In questa sede si intende analizzare principalmente quale fu l’apporto dato dalla Milizia alle varie guerre nelle quali fu coinvolta l’Italia in quei vent’anni di regime, ma per fare ciò è necessario, anzi indispensabile, chiarire al lettore alcuni punti e cioè come e per quali motivi nacque la Milizia e come si sviluppò nel tempo. Il lettore non me ne vorrà se, prima di affrontare il vivo dell’argomento, mi concederò un’ampia prefazione per illustrare la genesi della M.V.S.N. LA RIORGANIZZAZIONE DELLE SQUADRE D’AZIONE Benito Mussolini, nel suo primo discorso come capo del Governo, tenuto il 16 novembre 1922, pronuncia una delle sue frasi che verranno consegnate alla storia: “Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli; potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo, ma non ho, almeno in questo primo tempo voluto. " Effettivamente, quella che all’indomani della Marcia su Roma potrebbe sembrare una minaccia all’aula parlamentare, rappresenta invece uno dei più gravi problemi del Duce. Le Squadre d’azione, ovvero i “manipoli” di cui egli parla, benché sin dall’estate dello stesso anno abbiano un’articolata struttura militare, potrebbero rivelarsi difficili da controllare adesso che il fascismo va a trasformarsi da movimento rivoluzionario in partito di regime. Si presenta, quindi, impellente il problema di irreggimentare questa forza che, se sfuggisse dal controllo di coloro i quali si sono trasformati da rivoluzionari in governanti, potrebbe risultare letale per lo stesso fascismo. La parola d’ordine è pertanto “normalizzare” la vita politica e, in quest’ambito, il Partito Fascista deve tendere alla propria normalizzazione interna con il riordinamento delle Squadre d’azione. E’ da dirsi però che se per il P.N.F. – Partito Nazionale Fascista - da un lato risulta necessario avere il pieno controllo delle camicie nere, d’altro canto non conviene disperdere quella fonte di energie morali e materiali rappresentate dalle squadre le quali, nel 1922 a potere non ancora consolidato, potrebbero ritornare utili per altre occasioni. Pertanto, Mussolini, una volta ricevuto l’incarico dal re di formare il nuovo Governo, congeda le camice nere ma non le smobilita, restituendole, invece alle proprie sedi di provenienza. La decisione però di riorganizzare le Squadre dando loro una forma organica ed un ordinamento a livello nazionale è cosa però oramai presa. NASCITA DELLA MILIZIA Il problema verrà risolto con la creazione della M.V.S.N, ovvero la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, della possono far parte i fascisti che abbiano compiuto il 18° anno di età ma che non abbiano superato il 55°. Questa nasce in seguito ad una delibera del Gran Consiglio del Fascismo emessa nella notte del 12 gennaio 1923. La decisione del Gran Consiglio sarà definitivamente sancita nell’ordinamento dello Stato dal Regio Decreto 14 gennaio 1923 n. 31, poi convertito nella legge 17 aprile 1925 nr 473, che istituirà ufficialmente la M.V.S.N.. Prima di continuare, trovo simpatico ricordare al lettore come tutte le riunioni del Gran Consiglio si svolgano sempre di notte in quanto i membri del Consiglio di giorno lavorano e solo di notte sembrano abbiano il tempo di riunirsi. Insomma, le riunioni di notte sembrano trovare ragione nello stesso motivo per il quale, per gli oltre vent’anni di regime, la luce dello studio il cui balcone dà su Piazza Venezia a Roma resterà accesa anche di notte, per far capire a tutti che “lui” lavora per la Patria anche quando sono calate le tenebre. Dopo questa breve digressione, torniamo alla delibera con la quale si decide che vengano sciolte tutte le squadre d’azione del partito fascista e che queste entrino a far parte della Milizia il cui scopo precipuo è quello di “proteggere gli inevitabili e gli inesorabili sviluppi della rivoluzione d’ottobre. “. La Milizia nasce quindi come esercito partito ma, di li a poco, si trasformerà in un corpo dello Stato e sarà lo stesso Duce a ricordarlo alle Camicie Nere quando, nel suo discorso a Bologna del 3 aprile 1921 [ERRATA CORRIGE: discorso pronunciato a Milano il 28 ottobre 1923, nel I anniversario della Marcia su Roma], dirà loro: “Sopra la camicia nera avete indossato il grigio verde; non siete più soltanto l’aristocrazia di un partito, siete qualcosa di più, siete l’espressione e l’anima della nazione italiana” Il fatto che la Milizia sia organo dello Stato e sia posta a difesa dello stesso e non organo del P.N.F. viene chiaramente enunciato dall’art. 2 del R.D. n.31/1923 che prevede che la Milizia è “al servizio della Patria Italiana “ e che ”provvede a mantenere all’interno l’ordine pubblico e prepara e conserva inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell’Italia nel mondo”. Analogamente, il regolamento di disciplina della Milizia approvato con R.D.L. 8 marzo 1923 n 831 e 832 (convertito in L. 7 aprile 1937 n. 473) sancirà che il milite serve la Patria e non il partito: “il milite della Milizia Nazionale serve l’Italia in mistica purità di spirito, con fede incrollabile e inflessibile volontà; sprezza al pari di ogni altra viltà, la prudenza che nasce dall’opportunismo; ambisce, come premio sommo alla sua fede, il sacrificio; sente la fiera bellezza dell’apostolato a cui tutto di vota per fare forte e sicura la grande Madre comune (cfr. art 17 del Regolamento citato). Nel suo essere organo dello Stato si sostanzia la differenza tra la Milizia e le S.A. Sturm Abteilungen e le S.S. Schutz Staffeln tedesche che resteranno, invece, parte integrante del N.S.D.A.P. ovvero del partito Nazionalsocialista tedesco. Per correttezza di informazione è comunque da evidenziare che con la M.V.S.N. si assiste in Italia ad una sorte di situazione ibrida. Questa, come forza armata, è messa al comando del Re, tant’è che l’art. 1 del R.D. del 4 agosto 1924 prevede che i componenti della Milizia “prestano giuramento di fedeltà al Re e sono soggetti alle stesse disposizioni disciplinari oltreché penali di quelli appartenenti al Regio Esercito.”. Inoltre, l’art. 5 del R.D. 14 gennaio 1923 sancisce che la nomina degli ufficiali della Milizia debba avvenire per Decreto Reale, anche se la norma sarà di fatto sorpassata dalla L. 16 aprile 1925 n. 493 che disporrà che le nomine degli ufficiali siano fatte, anche se con carattere provvisorio, dal Comando Generale della Milizia. D’altro canto, ed è in questo si realizza la situazione ibrida, c’è da dire che la Milizia ha nel capo del governo, ovvero in Mussolini, il suo comandante generale e per farne parte bisogna necessariamente essere iscritti al Partito Fascista. Comunque, la nuova forza armata voluta dal Fascismo crescerà in quegli anni con un rigoglio eccezionale. Uno degli autori del periodo scriverà in merito: “Intanto constatiamo innanzi tutto che la Milizia Volontaria vive vita propria e rigogliosa e non accenna per nulla a voler morire d’esaurimento. La sua forza, inquadrata in 142 Legioni, non diminuisce ma cresce di circa quarantamila uomini all’anno. Era, difatti, di circa settemila ufficiali e duecentodiecimila militi e capisquadra nel 1926; di ottomila ufficiali e duecentocinquantamila militi e capisquadra nel 1927; è, in questo scorcio dell’anno 1928, di undicimila ufficiali e duecentonovantamila militi e capisquadra, senza contare, alla stessa data, i 1.950 ufficiali che prestano servizio nelle organizzazioni giovanili e gli 11.300 che sono fuori quadro, ossia senza comando di truppa, ma che potrebbero averlo quando se ne presentasse il bisogno. Dunque, nessun pericolo di esaurimento e tanto meno di morte vicina o lontana; caso mai, febbre di eccessiva crescenza, che si manifesta con l’affluire di elementi che, per quanto ottimi, ragioni di bilancio non consentono d’incorporare nelle esistenti formazioni.” I COMPITI DELLA MILIZIA E L’ORDINAMENTO La Milizia come forza armata non è da intendersi come un duplicato del Regio Esercito. A quest’ultimo spetta prevalentemente la difesa dello Stato da aggressioni esterne e, eventualmente, può essere anche impiegato per il mantenimento dell’ordine pubblico. La Milizia è destinata, invece, prevalentemente alla tutela dell’ordine pubblico e quindi al mantenimento della pace interna ma può, in caso di guerra, essere anche impiegata in attività belliche vere e proprie. Per tale ultimo motivo, presso il Comando Generale della Milizia verrà istituito un Ufficio di collegamento del Ministero della Guerra con funzioni di raccordo tra il Regio Esercito e la Milizia. Oltre ai compiti citati, per completezza d’informazione, non bisogna dimenticare i rapporti che la M.V.S.N. ha con le organizzazioni deputate all’educazione della gioventù, ovvero prima con l’O.N.B. Opera Nazionale Balilla (isituita con L. 3 aprile 1926 n. 2247) e poi, con la soppressione di quest’ultima, con la G.I.L. – Gioventù Italiana del Littorio ( istituita con R.D.L. 27 ottobre 1937 n. 1839, convertito in L. 23 dicembre 1937 n. 2566). I quadri di tali organizzazioni giovanili sono infatti costituiti da ufficiali della Milizia i quali frequentano una scuola per Istruttori della Premilitare ubicata a Mirandola, anche in considerazione del fatto che alla G.I.L. è demandata tutta l’attività premilitare della gioventù. Nel 1930 l’istruzione premilitare diviene obbligatoria per gli studenti universitari e questi vengono addestrati all’uso delle armi dalle Legioni Universitarie, prendendo parte a due campi bimestrali estivi in due anni consecutivi. Tale tipo di addestramento darà la possibilità agli universitari di conseguire il grado di sottotenente e di adempiere agli obblighi di leva. Descritta brevemente la nascita della Milizia e i compiti iniziali della stessa, passiamo adesso ad esaminarne l’organigramma. Il Comando Generale si articola nei seguenti reparti: Ordinamento, Addestramento, Personale e disciplina, Ispettorato universitario, Sanità, Amministrazione, Ufficio Addestramento, U.P.I. - Ufficio Informativo Politico -. Inizialmente la struttura periferica è articolata su 14 Zone, un Gruppo in Sardegna, la Legione del Carnaro e la Legione di Libia. Successivamente, e fino al settembre 1929, sarà riordinata su 16 Zone Territoriali e 142 Legioni. Con l’assegnazione di compiti più specificamente militari e con la creazione dei battaglioni di CC.NN. - Camicie Nere -, dal 1 settembre 1929, si avrà un riordinamento della struttura in 4 Comandi di Raggruppamento, 2 Comandi di CC.NN. sulle isole, 33 Comandi di Gruppo, 120 Comandi di Legioni Ordinarie, 13 Legioni di Complemento e 6 Coorti Autonome. Un nuovo ordinamento lo si avrà a partire da 1 ottobre 1936 con l’emanazione della circolare 28 settembre 1936 n. 3362/2 che elimina i comandi di Raggruppamento e i comandi di Gruppo, trasformando i comandi di Gruppo Legioni in Comandi di Gruppo Battaglioni CC.NN. Con l’ordinamento del 1936 vengono istituiti 14 comandi di Zona CC.NN. che dipendono direttamente dal Comando generale e sono al comando di un Console Generale. Dai Comandi Zona dipendono 32 comandi di Gruppo Battaglioni CC.NN.,132 Legioni Ordinarie e 5 Coorti Autonome dislocate in Sardegna. Al fine di non ingenerare dubbi o confusione nel lettore, è bene ricordare che un Gruppo battaglioni è composto da 4 battaglioni e ogni battaglione CC.NN. si compone di 20 ufficiali e 651 militari e graduati di truppa. La Legione, comandate da un Console (o da un Primo Seniore), è corrispondente ad un Reggimento del R. Esercito e si articola oltre che su una struttura comando, su vari Battaglioni o Coorti. In particolare la struttura di una Legione è così costituita : - Comando Legione; - una Centuria comando; - un Battaglione Camice Nere ; - una Coorte complementi Battaglione CC.NN.; - una Coorte complementi Battaglione CC.NN territoriale; - una Compagnia mitraglieri; - una Compagnia mortai d’assalto; - una Coorte, Centuria o Manipolo Milizia Ordinaria; - una Coorte o Centuria di reclutamento. Come si è visto la milizia assume per i propri reparti una denominazione differente da quella in uso al Regio Esercito. In particolare, la Zona della Milizia corrisponde alla Divisione del Regio Esercito, il Gruppo Battaglioni corrisponde alla Brigata, la Legione corrisponde al Reggimento, la Coorte corrisponde al Battaglione (il Battaglione d’assalto CC.NN. conserva lo stesso nome che ha nel R.E.), la Centuria corrisponde alla Compagnia, il Manipolo corrisponde al plotone e la squadra corrisponde alla squadra. L’ordinamento è ternario in quanto ogni Coorte si articola su tre centurie, ogni centuria su tre manipoli e ogni manipolo su tre squadre. Analogamente alla Coorte ogni Battaglione d’assalto CC.NN si articola su un Comando Battaglione e 3 Compagnie CC.NN., mentre una Compagnia CC.NN. comprende un plotone comando e tre plotoni CC.NN. Mentre il solo plotone comando si articola su cinque squadre (comando, esploratori, zappatori, rifornitori, salmerie), i plotoni Camicie Nere si articolano su tre squadre, ovvero una di mitraglieri e due di fucilieri. Anche i gradi della Milizia seguono una diversa terminologia, essendo quelli previsti in organico i seguenti: Sottocapomanipolo della Milizia corrispondente a Sottotenente del R.E, Capomanipolo corrispondente a Tenente, Centurione corrispondente a Capitano, Seniore corrispondente a Maggiore, Primo Seniore corrispondente a Tenente Colonnello, Console corrispondente a Colonnello, Console Generale corrispondente a Gen. di Brigata, Luogotenente generale corrispondente a Generale di Divisione, Comandante generale corrispondente a Generale designato comandante d’Armata. Merita, infine, almeno un accenno il grado di “Caporale d’onore della Milizia “ che è di tipo onorifico e viene conferito solo per meriti specialissimi. Il più noto Caporale d’onore della Milizia sarà lo stesso duce. Per i sottufficiali, invece i gradi sono Capo Squadra corrispondente a sergente, 1° Capo Squadra corrispondente a Sergente Maggiore, Aiutante corrispondente a Maresciallo Ordinario, Aiutante Capo corrispondente a Maresciallo Capo, 1° Aiutante corrispondente a Maresciallo Maggiore. E’ da rilevare che esistono anche i gradi di Brigadiere e Maresciallo ma questi sono in uso solo nelle milizie speciali che hanno compiti prevalentemente di polizia. LE MILIZIE SPECIALI Oltre ai reparti ordinari della Milizia verranno create cinque Milizie Speciali, laddove per speciali si intende caratterizzate da un elevato tecnicismo e professionalità nell’esecuzione dei compiti ad esse demandate. Si tratta della: Milizia Ferroviaria, Milizia Portuaria, Milizia Postelegrafonica, Milizia Forestale, Milizia Stradale. Da non confondersi, queste ultime, con i reparti speciali della Milizia ordinaria che sono: la Milizia Contraerea e la Milizia Artiglieria Marittima che costituiscono reparti d’artiglieria della Milizia ordinaria, la Milizia Confinaria che è costituita da reparti di Milizia ordinaria destinata nelle zone di confine, la Milizia Universitaria o quella Coloniale. Come già detto le “Speciali” hanno preminentemente compiti di polizia amministrativa e giudiziaria, tant’è che i propri membri rivestono la qualifica di ufficiale o agente di polizia giudiziaria. La dipendenza è solitamente duplice in quanto oltre ad una gerarchia militare che fa capo al Comando Generale, le Milizie Speciali riconoscono anche una dipendenza di carattere tecnico professionale dal competente Ministero. La Milizia Ferroviaria nasce nel 1923 ed ha ordinamento giuridico col R.D. 30 ottobre 1924, n. 1686 (poi modificato dal R.D.L. 14 giugno 1925 n. 1174). E’ evidente che la specialità abbia funzioni di polizia ferroviaria che si espletano in attività di sorveglianza, scorta ai principali treni viaggiatori, accertamento delle infrazioni amministrative, controllo trasporto pacchi, corrieri ed abbonati, servizio politico investigativo ecc. La “Ferroviaria” ha il seguente ordinamento: - un Comando della Milizia Ferroviaria con sede a Roma; - quattordici Comandi di Legione, corrispondenti ai 13 Compartimenti Ferroviari esistenti e alla delegazione ferroviaria esistente in Sardegna; - un Comando di Legione in Africa Orientale. La Milizia Portuaria nasce con una prima Centuria creata all’interno del porto di Napoli (R.D.L. 20 Gennaio 1924 n. 214) ma solo con il R.D.L. 14 giugno 1925 n. 1303 incomincerà ad avere un proprio ordinamento. Norme successive di ordinamento saranno I RR.DD.LL. n. 2073 del 1927 e n. 1337 del 1929. Svolge il proprio servizio nei porti di Genova, Venezia, Trieste, Fiume, Savona, Ancona, Livorno, Brindisi, Napoli e Bari e ha distaccamenti nelle colonie ( Massaua, Assab, Mogadiscio). Il suo ordinamento è il seguente: - un Comando Gruppo Legioni portuarie con sede a Roma; - tre Legioni, con sede a Genova Napoli e Trieste; - una Scuola di addestramento; Anche la Portuaria svolge in via principale attività di polizia trovando impiego nei servizi di polizia marittima e portuale nei porti e lungo il litorale marittimo. La Milizia Postelegrafonica viene istituita con R.D.L. 16 Luglio 1925 n. 1466, poi modificato dalla L. 8 Luglio 1929 n. 1373, e nasce come una costola della Milizia Ferroviaria in quanto, inizialmente, il Comando della Milizia Postelegrafonica viene affidato al Comandante del Gruppo delle Legioni ferroviarie. Solo successivamente la postelegrafonica avrà un comando indipendente. Esegue scorte ai carri ferroviari e ai furgoni che trasportano valori bollati, il controllo sulle telecomunicazioni e in generale ricerca e reprime le violazioni ai regolamenti postali. Le tre Milizie speciali fin qui elencate (Ferroviaria, Portuale e Postelegrafonica) dipendono disciplinarmente dal Comando Generale, mentre per l’impiego tecnico dipendono dal Ministero delle Comunicazioni. La Milizia Forestale viene istituita con R.D.L. 16 maggio 1926 n.1066 e dipende disciplinarmente dal Comando Generale, mentre per l’impiego tecnico è alle dipendenze del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste. Ha compiti di difesa e tutela del patrimonio forestale oltre ad assolvere i servizi sulla caccia, pesca e custodia dei regi tratturi e trazzere. E’ ordinata come segue: un comando centrale della Milizia Forestale a Roma presso il Ministero Agricoltura e foreste; - nove Legioni territoriali; - settantasette Comandi di Coorte e Centuria; - un’Accademia Militare Forestale (con sede invernale a Firenze ed Estiva a Vallombrosa) - una Scuola Allievi Sottufficiali; - una Scuola Allievi Militi. In Libia vi sono: - una Legione a Tripoli - due coorti di cui una avente giurisdizione sulla Cirenaica e l’altra sulla Tripolitania; in A.O.I. vi sono: - una Legione presso il Governatorato Generale di Addis Abeba; - cinque nuclei di Milizia forestale La Milizia Stradale nasce con R.D.L. 26 novembre 1928 N. 2716, con una forza di 430 elementi nominali e 350 effettivi, di cui 31 ufficiali. Tale forza sarà portata, nel dicembre 1937, a 900 elementi. Il compito della stradale è quello di controllare l’esercizio delle autostrade e la gestione delle strade statali, curandone la manutenzione e la sistemazione delle stesse. Inoltre, controlla l’adempimento delle leggi e dei regolamenti riguardanti la circolazione stradale e sulle aree pubbliche. La “Stradale” si articola su: - un Comando Centrale con sede a Roma; - quattro Comandi di Gruppo di Reparti; - diciannove Reparti e venti Distaccamenti; - due reparti autonomi per l’A.O.I. con sede ad Asmara ed Addis Abeba. Prima di concludere la parte dedicata alle Milizie Speciali reputo opportuno almeno tratteggiare uno dei reparti speciali della Milizia ordinaria. In particolare, desidero spendere qualche rigo per illustrare al lettore la Milizia coloniale che nasce con il R.D. 1 Maggio 1924 n. 1166. La norma citata istituisce due Legioni Libiche al Comando del Governatore della Colonia. Nel 1934 le due Legioni vengono sciolte conservando in servizio un solo Battaglione per Legione. Con la Legge 13 giugno 1935 n. 1372 la materia verrà riordinata con la creazione del “Gruppo Legioni di M.V.S.N. per la Libia” con il seguente ordinamento: - un Comando Gruppo Legioni; - quattro Legioni; - un Reparto Autonomo con sede a Mogadiscio; - una Coorte Eritrea con sede in Asmara; - una Centuria Egea con sede a Rodi. Descritto ordinamento e compiti, prima di passare al vivo dell’argomento vorrei fare una precisazione: molti autori hanno spesso sottolineato uno speciale trattamento in termini di carriera e di benefici vari, destinato agli appartenenti alla Milizia. E’ interessante invece ricordare quanto scrivono Ettore Lucas e Giorgio De Vecchi nella loro, purtroppo ormai introvabile opera dal titolo “Storia delle unità combattenti della M.V.S.N.”: “Gli Ufficiali della Milizia erano divisi in due grandi categorie: ufficiali in SPE che costituivano l’ossatura dei comandi superiori . Questi Ufficiali – retribuiti con stipendi inferiori a quelli dei pari grado delle altre forze armate (sottolineatura dell’autore), non superarono mai neppure negli sviluppi successivi, un numero complessivo , in tutta Italia, superiore al migliaio e mezzo : Ufficiali nei quadri – retribuiti solo nei periodi in cui erano richiamati in servizio (sottolineatura dell’autore)che seguitavano nelle loro abituali occupazioni civili, dedicando il rimanente della loro attività alla Milizia, tenendo un effettivo comando di reparto: furono parecchie migliaia e tra essi vanno annoverati gli ufficiali medici. Questi soli oltre 600”. L’IMPIEGO IN GUERRA DELLA MILIZIA Abbiamo detto all’inizio che, per molti di coloro i quali sono poco addentro agli studi storici ed in particolare agli studi di storia militare, la Milizia costituisce poco più di una struttura di partito deputata a compiti di carattere politico poliziesco e soprattutto avente una funzione poco più che folcloristica nell’ambito dell’enorme scenografia del ventennio fascista. Tale convinzione, seppur spiegata da oltre un cinquantennio nel quale una storiografia sfacciatamente di parte ha dato un quadro falsato della Milizia Volontaria, non trova alcuna giustificazione nella realtà dei fatti. So di ripetere un concetto già espresso ma, talvolta, ripetere giova al lettore La Forza Armata di cui stiamo trattando avrà nel corso del ventennio un ampio impiego nel corso dei fatti bellici nei quali man mano l’Italia si troverà coinvolta. Inoltre, la stessa Forza Armata sarà impiegata anche in occasione di calamità naturali, quali per esempio i fatti alluvionali della Valtellina verificatisi nel 1926, per fronteggiare i quali saranno mobilitate le Legioni di Sondrio (9° Leg.), Bergamo (14° Leg) e di Brescia (15° Leg.). Purtroppo, pur essendo quest’ultimo un interessante argomento, in questa sede non è dell’impiego della Milizia nella protezione civile che si vuole trattare, bensì dell’impiego bellico delle varie Legioni di CC.NN. La trattazione dell’argomento in questa sede ha come limite soltanto lo spazio che ad esso si può dedicare nel corpo di un articolo, in quanto essendo la materia piuttosto corposa avrebbe bisogno, per una equilibrata disamina, di ben più ampi spazi. Sin dalla sua formazione la Milizia acquista, come abbiamo gia detto, una spiccata connotazione militare tant’è che gli accordi tra il Comando Generale Milizia e lo Stato Maggiore Esercito ai fini dell’addestramento delle nascenti Legioni sono praticamente immediati. Già dal 1923 lo Stato Maggiore del R.E. richiede al Comando Generale Milizia l’invio di tre Legioni in Libia. La richiesta è dettata dal fatto che necessita un intervento italiano nell’area in quanto l’intera regione nord africana, dopo il primo conflitto mondiale, è stata di fatto completamente persa ed è nelle mani dei ribelli. Resta, effettivamente, sotto la sovranità italiana solo una stretta striscia costiera ed è da questa che necessita ripartire per riassumere il controllo di Tripolitania e Cirenaica. Prenderanno parte alle operazioni in Libia la 132° Legione “Monte Velino” di Avezzano, forte di 52 ufficiali e 977 militi, la 171° Legione “Vespri” di Palermo, forte di 35 ufficiali e 689 militi e la 176° Legione “Cacciatori - Guide di Sardegna“ di Cagliari, forte di 51 ufficiali e 1067 Militi. Le tre Legioni saranno messe agli ordini del Console Generale Vittorio Vernè e parteciperanno alle operazioni nella regione degli Orfella. Il 20 maggio 1924 le Legioni 132° e 171° saranno rimpatriate e verranno sbarcate a Napoli in quanto il R.D. 1 Maggio 1924 n. 1166 istituirà due legioni libiche al Comando Governatore della Colonia. Si tratterà della 1° Legione “Oea”, con sede a Tripoli e della 2° Legione “Berenice” con sede a Bengasi. Sarà la 2° Legione a sostenere la parte più dura della lotta, partecipando a tutti i combattimenti contro i ribelli libici fino alla completa pacificazione della regione, che avverrà intorno al 1931. La Tripolitania, zona operativa della 1° Legione, si rivelerà, infatti, molto più calma della Cirenaica. I risultati ottenuti dai reparti di Camicie nere sono talmente entusiasmanti che, nel 1928, lo Stato Maggiore Esercito decide di impiegare i reparti della Milizia in maniera differente, cioè inquadrandoli nelle grandi unità del Regio Esercito. Nell’ambito di ogni Legione viene costituito un Battaglione di CC.NN. di guerra e un Battaglione di complementi da impiegare a fianco dei Reggimenti dell’Esercito. L’ETIOPIA, LA SPAGNA E L’ALBANIA Il 3 ottobre 1935 ha ufficialmente inizio la guerra contro l’Etiopia in quanto è in questa data che le colonne italiane, muovendo dalla Somalia e dall’Eritrea, danno inizio alle operazioni belliche. Il casus belli viene trovato nell’attacco, da parte etiopica, ad un presidio italiano posto a guardia dei pozzi di Ual Ual, ma i motivi di frizione con l’Etiopia sono ben altri. Il conflitto, anche se di tipo coloniale, impegnerà duramente le forze armate italiane in quanto, non solo l’Esercito Etiopico è il più europeizzato degli eserciti africani, ma lo scenario bellico è ad un enorme distanza dalla Madrepatria, motivo per il quale il conflitto necessiterà di uno sforzo logistico impressionante. La Milizia nel conflitto italo etiopico impegnerà 5.611 ufficiali e 162.390 militari di truppa inquadrati nelle seguenti grandi unità e reparti.: 1° Divisione CC.NN “23 Marzo”, 2° Divisione CC.NN. “28 Ottobre”, 3° Divisione CC.NN. “21 Aprile”, 4° Divisione CC.NN. “3 Gennaio”, 5° Divisione CC.NN “1° Febbraio”, 6° Divisione CC.NN “Tevere”, 7° Divisione CC.NN. “Cirene”, 1° Gruppo Battaglioni CC.NN. d’Eritrea, 6° Gruppo Battaglioni CC.NN. , una Coorte di Milizia Forestale. Inoltre, saranno presenti in quello scacchiere operativo un Nucleo della Milizia postelegrafonica, forte di 70 ufficiali e 40 sottufficiali, ed uno della Milizia Stradale composto da 4 ufficiali, 10 sottufficiali e 30 militi. Voler fare la storia dell’impiego delle CC.NN in Africa Orientale vorrebbe dire richiamare l’intera campagna etiopica, cosa che è impossibile in questa sede per ovvi motivi, anche in considerazione del fatto che le CC.NN., oltre che combattere, dovranno costruirsi le strade per effettuare l’avanzata. Sarà una strana guerra nel corso della quale i soldati per percorrere aspre mulattiere dovranno prima trasformarle in strade camionabili. Si reputa, invece, interessante riproporre al lettore l’organigramma di una delle Divisioni citate, scegliendo tra queste la 1° Divisione “23 marzo”. Costituita il 23 aprile 1935 e messa agli ordini del Gen. Ettore Bastico (sostituito poi dal Gen. Filiberto di Savoia e questo dal Gen. Siciliani), la Divisione si compone della 135° Legione CC.NN. “Indomita”, della 192° Legione CC.NN. “F. Ferrucci” e delle 202° Legione CC.NN. “Cacciatori del Tevere”, di un Battaglione mitraglieri, di un Gruppo cannoni da 65/17 del R.E., due Battaglioni complementi CC.NN., una Compagnia speciale del Genio, una sezione croce rossa ed un Ufficio Commissariato. Le Legioni citate si articolano ognuno su due battaglioni di CC.NN., una compagnia mitraglieri ed una batteria someggiata. La 192° e la 202° Legione dispongono anche di una sezione lanciafiamme. La Milizia, alla fine della campagna contro l’Etiopia, avrà avuto 1290 caduti e 1681 feriti. Peraltro, c’è da evidenziare che con la fine ufficiale della campagna la guerra non sarà in realtà effettivamente conclusa. Se nelle cittadine etiopiche il controllo italiano sarà effettivo, nelle province continuerà la guerriglia e i reparti di CC.NN. saranno ancora impegnati a lungo in operazioni di grande polizia. L’anno successivo, nel 1936, la Spagna è in fermento. Le elezioni politiche hanno portato al governo le sinistre e alcuni reparti dell’esercito di stanza nel Marocco spagnolo si sollevano contro il governo. Nel luglio dell’anno scoppia la guerra civile e le forze dei rivoltosi, in un primo momento riescono a controllare solo alcune provincie ma in realtà i militari tengono saldamente in mano solo il Marocco spagnolo. Saranno gli aiuti militari forniti dall’aeronautica italiana a consentire alle truppe nazionaliste del generale Francisco Franco di traghettare dalle coste nord africane fino in Spagna. L’Italia non verrà in soccorso di Franco solo inviando velivoli ed equipaggi di volo ma anche reparti dell’esercito, costituendo il C.T.V. Corpo truppe Volontarie che conterà oltre 35.222 uomini ed avrà come comandanti i Generali Bastico, Berti e Gambara. Nel dicembre 1936 sbarcheranno in Spagna reparti al completo della Milizia tanto che a fine gennaio saranno presenti sul suolo spagnolo circa 10.000 uomini inquadrati in una grande unità. In terra di Spagna i reparti italiani assumono la denominazione spagnola, secondo la quale i Battaglioni vengono chiamati Banderas e i Reggimenti sono chiamati Gruppi di Banderas. I gruppi di Banderas verranno inquadrati nelle grandi unità del C.T.V. che sono la 1° Divisione CC.NN “Dio lo vuole”, la 2° Divisione CC.NN. “Fiamme Nere” e la 3° Divisione di CC.NN. “Penne Nere”. Del C.T.V. faranno parte anche la 4° Divisione del Regio Esercito “Littorio”, un Raggruppamento carri d’assalto, una componente d’artiglieria ed un Raggruppamento del Genio. Per quanto riguarda le CC.NN., giova ricordare che la 1° Divisione, articolata su tre Gruppi di Banderas, ognuno composto da tre Banderas, conterà 6.360 uomini, la 2° Divisione, composta da tre da Gruppi di Banderas e un raggruppamento d’artiglieria, conterà 6336 uomini, mentre e la 3° Divisione, composta anch’essa da 3 gruppi di Banderas, conterà 6.241 uomini. Le CC.NN. parteciperanno alle battaglie di Malaga, Guadalajara, Santander, dell’Ebro, Catalogna e, in generale, alle operazioni nell’Aragona e in Valencia. Alla fine del conflitto dopo essere entrate a Madrid e Barcellona parteciperanno alla sfilata finale della vittoria del 26 gennaio 1939. Nel corso delle operazioni “oltremare” così come in Italia verrà indicata la guerra di Spagna in quegli anni, le CC.NN. avranno 3.300 caduti e 11.000 feriti. Nel 1939, dopo il conflitto in Etiopia e la partecipazione nella guerra di Spagna, è la volta dell’Albania, alla cui occupazione partecipano i Battaglioni di Camice nere. Le operazioni in Albania hanno inizio il 7 aprile con lo sbarco nei porti di Durazzo, Santi Quaranta, Valona e S. Giovanni di Medua di circa 22.000 uomini dei quali 3000 sono CC.NN. . Allo sbarco partecipa un Gruppo Battaglioni CC.NN. formato dal XL Btg. “Verona”, dal LXXVI Btg. “Copparo” e dal XCII Btg. “Firenze”. Successivamente, dopo i primi rari scontri che si svolgono in maniera quasi incruenta in quanto gli albanesi, di fatto già invasi da tempo, hanno poco o nulla da opporre alle Forze armate italiane, arriverà in Albania un secondo Gruppo Battaglioni formato dal CXI Btg. “Pesaro”, dal CXII Btg. “Roma” e dal CLII Btg. “Lecce”. I due Gruppi di Battaglioni citati verranno rimpatriati all’inizio del dicembre’ 39. Nel 1938 avviene un fatto eccezionale per gli ufficiali della Milizia. In quest’anno, tre ufficiali sono ammessi a frequentare il 68° Corso dell’Istituto Superiore di Guerra. Altri tre saranno ammessi l’anno successivo alla frequenza del 69° Corso. L’entrata ai corsi viene qui definita eccezionale in quanto è con tale ammissione che gli ufficiali della Milizia entrano a far parte a pieno titolo dell’olimpo dell’aristocrazia guerriera italiana. I sei frequentatori di corso, nel 1941 e nel 1942, anni della fine dei corsi triennali, saranno congedati dalla Scuola di Guerra. Successivamente, a causa della guerra oramai in corso, altri ufficiali della Milizia prenderanno parte a corsi accelerati semestrali presso l’Istituto Superiore. Sempre nel 1938, avviene anche qualcos’altro di importanza fondamentale per capire non solo la Milizia ma che cosa furono quegli anni di regime. Viene promulgato il Regio Decreto Legge 22 dicembre 1938 - XVII, n. 2111, una nuova legge che fa parte di quel complesso di norme che costituiscono una delle più grosse idiozie italiane di quegli anni. Ha, infatti, come oggetto: “Disposizioni relative al collocamento in congedo assoluto ed al trattamento di quiescenza del personale militare delle Forze armate dello Stato di razza ebraica.” La legge, che come tutte le leggi dell’epoca è promulgata con la formula: “Vittorio Emanuele III, per grazia di dio e per volontà della nazione, Re d’Italia e Imperatore d’Etiopia”, all’art. 1 dispone: “Gli ufficiali in servizio permanente del Regio esercito, della Regia marina, della Regia aeronautica, della Regia guardia di finanza e della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, appartenenti alla razza ebraica, esclusi coloro di cui al successivo art. 4, sono dispensati dal servizio ai sensi dell’art. 20 del R. decreto-legge 17 novembre 1938-XVII, numero 1728, e collocati in congedo assoluto.” . Difatti il fascismo ha nella milizia, ovvero nelle sue file migliori, anche ufficiali ebrei i quali servono senza alcun demerito, ma tutto ciò non conta nulla di fronte all’ottusa mostruosità di una serie di norme la cui motivazione non si riesce a capire. In merito ogni ulteriore commento mi sembra superfluo LA SECONDA GUERRA MONDIALE Alla data del 10 giugno 1940, giorno dell’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, la Milizia ha in armi 313.000 legionari, oltre a quelli inquadrati nelle milizie speciali. E’ bene evidenziare che, in vista della Guerra, lo Stato Maggiore del Regio Esercito, per porre rimedio all’ordinamento “Pariani” che ha voluto le Divisioni organizzate su base binaria anziché ternaria (cioè le Divisioni sono formate da due Reggimenti anziché da tre), dispone che ad ogni Divisione sia aggregata una Legione di CC.NN., composta da due Battaglioni d’assalto ed una Compagnia mitraglieri. In tale ottica 194 battaglioni CC.NN. d’assalto, da montagna o di complementi, formati da elementi tra i 21 e i 36 anni, vengono inquadrati nelle grandi unità dell’Esercito in Italia e in Libia, per un totale di 112.000 uomini. Inoltre, esistono 81 Battaglioni costieri, 23 Centurie costiere e 51 Battaglioni territoriali per un totale di circa 65.000 uomini. A questi vanno poi aggiunti 25.000 militi della Milizia Artiglieria Marittima e 85.000 CC.NN. della Milizia Artiglieria Contraerea. In merito ai militi artiglieri è da dire che si tratta di elementi che, perché troppo giovani o, il più delle volte, perché troppo anziani, non hanno obblighi di leva. Scriveranno i già citati Lucas e De Vecchi: “Erano maturi reduci della prima guerra mondiale, mutilati di guerra dichiarati inabili al servizio militare, giovinetti che ancora non avevano raggiunto l’età della leva; erano perfino ciechi dalla nascita che, per la finezza del loro udito, prestavano servizio agli aerofoni delle unità contraeree.”. Oltre a quelle indicate sopra vanno infine elencate altre 26.643 CC.NN., inquadrate in 30 Battaglioni presenti in Africa Orientale Italiana. I Battaglioni d’assalto saranno praticamente presenti su tutti i fronti di guerra e, in particolare in Russia e sul fronte Balcanico, verseranno un elevato contributo di sangue. All’inizio delle ostilità sulle alpi occidentali, contro la Maginot Alpina francese, l’Italia schiera il Gruppo d’Armate Ovest che, al Comando di Umberto di Savoia, è formato dalla 1° e dalla 4° Armata. La 1° Armata è composta di 110 Battaglioni di cui 17 sono Battaglioni d’assalto di CC.NN. La 4° Armata, invece, si compone di 78 Battaglioni dei quali 11 sono di CC.NN.. L’A.O.I. In Africa Orientale Italiana, come già detto, sono dislocati 30 Battaglioni di CC.NN. più un reparto della Milizia forestale e la 115° Centuria autonoma CC.NN.. I 30 Btg. citati sono i seguenti: 1° legione su 2 Btg. CC.NN., I Btg. CC.NN., II Btg. CC.NN., III Btg. CC.NN., IV Btg. CC.NN.,V Btg. CC.NN., XI Btg. CC.NN., XII Btg. CC.NN., XIII Btg. CC.NN., XIV Btg. CC.NN., XLIV Btg. CC.NN., CXVI Btg. CC.NN., CXXXI Btg. CC.NN., CXXXVI Btg. CC.NN., CXLI Btg. CC.NN., CXLVI Btg. CC.NN., CLI Btg. CC.NN., CLXIV Btg. CC.NN., CLXVI Btg. CC.NN.,CLXX Btg. CC.NN.,CCXL Btg. CC.NN., DII Btg. CC.NN., DIV Btg. CC.NN., DV Btg. CC.NN., DVI Btg. CC.NN., DLXXXV Btg. CC.NN., DCXXXI Btg. CC.NN., DCCXXXI Btg. CC.NN., DCCXLV Btg. CC.NN.. In totale, si tratta 26.643 legionari dei quali 858 sono ufficiali, 1439 sottufficiali ed i restanti militari di truppa. Le camicie nere sono affiancati a 47.412 militari del Regio Esercito e a 181.895 ascari delle truppe coloniali, assieme ai quali lotteranno nella strenua quanto impossibile difesa dell’Impero. Agli italiani si contrappongono all’inizio circa 90.000 inglesi i quali, oltre ad essere meglio armati ed equipaggianti, riceveranno rifornimenti in uomini e materiali, differenza degli italiani, che in quel lontano scacchiere saranno praticamente tagliati fuori dalla Madrepatria. Le CC.NN. parteciperanno a tutte le operazioni a partire da quelle tese alla conquista della Somalia Britannica fino all’ultima resistenza nella zona di Gondar. Combatteranno a Cheren, nel Galla e Sidama, nell’Amhara, come pure a Cuqualber. Insomma, saranno presenti a fianco delle altre unità dell’Esercito e a quelle coloniali, praticamente ovunque e gli ultimi 12 Battaglioni resisteranno strenuamente nella difesa di Gondar. Il Generale Nasi prima dell’ultima battaglia comunicherà in Patria: “CC.NN. ai miei ordini sono ossatura difesa gondarina e danno giornalmente ammirevole prova di tenacia e di valore “. L’AFRICA SETTENTRIONALE ITALIANA In Africa Settentrionale Italiana, alla data di entrata in guerra, vi sono due Battaglioni permanenti di CC.NN. e quattro Battaglioni di CC.NN. mobilitati dalle quattro Legioni libiche, ovvero le Legioni di Tripoli, Misurata, Berna e Bengasi. A questi vanno ad aggiungersi tre Divisioni di CC.NN. ognuna delle quali conta su 98 ufficiali, 88 sottufficiali e 2.178 CC.NN.. Si tratta della 1° Divisione “23 Marzo”, della 2° Divisione “28 Ottobre” e della 4 Divisione “3 Gennaio”. La 3° Divisione CC.NN. “21 Aprile”, mobilitata nel settembre 1939, non verrà invece impiegata in A.S.I. in quanto smobilitata nel maggio 1940. La 1° Div. CC.NN. si compone della 219° Legione (composta dai seguenti Btg. CC.NN.: CXIX, CXIV, CXVIII, CXXXIX, CXXXIII, CXLVIII), del 201° Reggimento artiglieria del R.E., di un Battaglione mitraglieri, di una Compagnia mortai, di un Battaglione misto del R.E., di una Compagnia cannoni da 47/32 e di una Batteria d’accompagnamento da 65/17, nonché dei Servizi; La 2° Div. CC.NN. si compone della 231° Legione (con i seguenti Btg. CC.NN.: CXXXI, CXXXII, CXXXV,) della 238° Legione (con i seguenti Btg. CC.NN.: CXXXVIII, CXL, CXLV), di un Reggimento artiglieria del R.E., di un Battaglione mitraglieri, di una Compagnia mortai, di un Battaglione misto del R.E., di una compagnia cannoni da 47/32 di una Batteria d’accompagnamento da 65/17 e dei Servizi; La 3° Div. C.NN. si compone della 270° Legione (con i seguenti Btg. CC.NN.: CLXX, CLXXII, CLXXIV), della 250° Legione (con i seguenti Btg. CC.NN.: CL, CLIV, CLVI), di un Reggimento artiglieria del R.E., di un Battaglione mitraglieri, di una compagnia mortai, di un Battaglione misto del R.E., di una Compagnia cannoni da 47/32 di una Batteria d’accompagnamento da 65/17 e dei Servizi. La 1° e la 2° Divisione vanno a costituire il XXIII Corpo d‘Armata, mentre la 4° Divisione CC.NN. con la Divisione “Catanzaro” vanno a costituire il XXII Corpo d‘Armata. Successivamente la “23 Marzo” sarà inquadrata assieme alle Divisioni “Cirene” e “Marmarica” nel XXIII Corpo d’Armata, la “28 ottobre” sarà inquadrata assieme alla Divisione ”Sirte” nel XXI corpo d’Armata e la “3 Gennaio” sarà inquadrata, unitamente alla Divisione “Catanzaro“ nel XXI Corpo D’armata. In totale vi sono in Africa Settentrionale 16.000 legionari, 900 ufficiali e 1.000 sottufficiali. Alla data del 30 settembre 1940 la 1° Divisione CC.NN. è dislocata a Sidi el Barrani, la 2° Divisione CC.NN. è dislocata a Berta, mentre la 4° Divisione CC.NN. è a sud di Tobruk.. Alla fine del gennaio ’41, dopo la caduta di Tobruk, in Libia resteranno solo il I Btg. costiero CC.NN., il V e il VI Btg. CC.NN. A.S., il I Btg. CC.NN. della Libia, un Gruppo di 3 batterie della Milizia Artiglieria Marittima e un Gruppo con due batterie della Milizia Artiglieria Contraerea. In considerazione del fatto che le Camicie Nere verranno ampiamente impiegate contro la Grecia, per tutto il ‘41 e per il ‘42 in A.S.I. la lotta sarà affidata alle unità del Regio Esercito, con l’esclusione dei pochi reparti sopra citati. Ai fatti di El Alamein seguirà una lunga ritirata che vedrà italiani e tedeschi continuare la lotta in Tunisia nella prima metà del ’43. I Militi del V e VI Btg. CC.NN. A.S. combatteranno fino alla fine sulle sabbie tunisine ed è da riferire che arruoleranno tra le proprie file numerosissimi giovani italiani residenti in Tunisia i quali, pur avendo cittadinanza francese, correranno ad ingrossare le file delle Camicie Nere. Nel febbraio del 1943 arriverà in Tunisia il X Btg. “M” che verrà inquadrato prima nei resti della Divisione “Giovani fascisti”e poi nella “Divisione Trieste”. Il X Btg. “M” in aprile incorporerà i resti del VI Btg. CC.NN. A.S., combattendo fino all’11 di maggio successivo. LA MANCATA CONQUISTA DI MALTA Nell’aprile del 1942 comincerà a prendere finalmente corpo l’idea di uno sbarco a Malta, dando così vita a quella che sarà chiamata “Operazione C3”. Per lo sbarco sull’isola mediterranea si progetta di impiegare 60 Battaglioni di fanteria. Di questi ben 10 Battaglioni della Milizia. I dieci Btg. sono appartenenti a tre Legioni CC.NN. d’Assalto e a un Raggruppamento CC.NN. da sbarco. Si tratta della 17° Legione d’assalto, inquadrata nelle Divisione “Assietta”, della 88° Legione d’Assalto, inquadrata nella Divisione “Friuli” e della 173° Legione d’Assalto, inquadrata nella Divisione “Napoli”. Per quanto riguarda il Raggruppamento CC.NN. da sbarco, questo è composto da 4 battaglioni (XLII Btg., XLIII Btg., L Btg., LX Btg.) due Compagnie cannoni contro carro CC.NN., una Compagnia mortai CC.NN. e una Compagnia guastatori CC.NN.. Per le operazioni di sbarco sarà approntata un’apposita flotta che prenderà il nome di F.N.S. - Forza Navale Speciale - . Purtroppo, come è noto, in seguito alla presa di Tobruk, nel maggio del 1942 , Rommel riuscirà a convincere Hitler che è necessario, ai fini della vittoria finale, lanciarsi verso l’Egitto. Hitler, a sua volta, riuscirà a persuadere Mussolini dell’opportunità di accantonare l’Operazione C3 per continuare ad avanzare in Africa settentrionale. In seguito a tali decisioni il complesso di uomini e mezzi marittimi, originariamente approntati per lo sbarco a Malta, saranno utilizzati per altri scopi. A fronte dello sbarco americano in Nord Africa “Operazione Torch” (8.11.1942), l’Asse reagirà con la creazione della testa di ponte in Tunisia e con l’occupazione della Corsica e dei territori non ancora occupati della Francia meridionale. Ad effettuare lo sbarco in Corsica provvederà la F.N.S. comandata dall’Ammiraglio Tur. Vi prenderanno parte la Divisione “Friuli” e con questa la 88° Legione d’assalto CC.NN.. Inoltre, prenderanno parte alle operazioni in Corsica anche i reparti della 55° Legione CC.NN. e della 90° Legione CC.NN.. L’ATTACCO ALLA GRECIA E LA CAMPAGNA DI JUGOSLAVIA Il 15 di ottobre 1940 si tiene una riunione a Palazzo Venezia dei massimi vertici militari del Regio Esercito. Nel corso dell’incontro, al quale non sono stati invitati il Capo di Stato Maggiore della Marina e quello dell’Aeronautica, il Duce comunica la sua decisione di attaccare la Grecia. Il giorno fissato per l’attacco è il 26 ottobre. Effettivamente, a causa delle pessime condizioni meterologiche, la data sarà spostata di due giorni e si attaccherà la Grecia il 28 ottobre. Dopo una breve avanzata, già nella prima decade di ottobre, si scatenerà la controffensiva greca che ricaccerà gli italiani oltre i primitivi confini albanesi, tanto che la successiva parte delle operazioni si svolgeranno in Albania. Solo il successivo 1° aprile 1941 gli italiani riusciranno a partire a loro volta con una decisa controffensiva che vedrà la Grecia arrendersi, tra il giorno 20 e il 22, prima ai tedeschi e poi agli italiani. L’intera campagna sarà connotata da un’incredibile improvvisazione ed inefficienza dello Stato Maggiore italiano che, convinto di dover affrontare poco più di una passeggiata militare in quanto i greci non vedono l’ora di arrendersi, destina alla campagna un numero insufficiente di Divisioni. A questo si aggiunge un sistema logistico e di trasporti che fallisce miseramente la prova in quanto le truppe ed i materiali arrivano in linea a “spizzichi e bocconi”, cioè con una frammentarietà che ne mina gravemente l’efficienza. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che il terreno d’operazioni, montuoso e impervio, è tale da rendere difficili i movimenti ad un esercito che tenta di avanzare, il gioco della catastrofe a danno degli italiani è fatto. Come detto, quindi, i reparti verranno inviati in linea in maniera incompleta, impiegandoli laddove c’è bisogno di turare qualche falla. Il prezzo più alto nel corso dell’intera campagna sarà pagato proprio dai Battaglioni della Milizia che conosceranno un impiego senza soste, spesso restando in linea anche quando la Divisione all’interno della quale sono inquadrati viene ritirata per un periodo di riposo. In Grecia troveranno impiego 48 battaglioni della Milizia appartenenti alle seguenti 24 Legioni: 15°, 18°, 23° , 24° , 26° , 28°, 30°, 36°, 45°, 49° 72°, 80°, 82°, 92°,105°, 108°, 109°, 112°, 115°, 136°, 141°, 152°, 164°, 166°, più altri 8 Battaglioni non indivisionati, per un totale di 56 battaglioni di CC.NN.. Dei 56 Battaglioni citati ben 27 andranno completamente persi. Tra questi ultimi, 20 saranno assorbiti per riparare perdite e 7 sciolti perché completamente distrutti. La campagna di Grecia che, come già ho avuto a scrivere in passato, sarà uno dei più gravi errori italiani nella conduzione del conflitto, costerà alle armi nazionali 13.500 caduti, 39.000 feriti e 13.000 congelati. E’ inutile dire che moltissimi di questi saranno Camicie Nere. Il 6 aprile 1941 inizierà la breve campagna contro la Jugoslavia, tanto breve che terminerà dopo appena 11 giorni di combattimenti e cioè il seguente 17 di aprile. L’attacco alla Jugoslavia verrà portato sia da nord che da sud, cioè dall’Italia e dall’Albania. Con la 2° Armata da nord prenderanno pare alle operazioni 8 Legioni di Camicie Nere, ovvero la 5°, la 17°, la 73°, la 75°, la 88°, la 89°, la 98° e la 137°. Oltre a queste vi saranno 10 Battaglioni di CC.NN. non indivisionati e un reparto della Milizia Confinaria. Dall’Albania, invece, oltre ai reparti del Regio Esercito, penetreranno in Jugoslavia le seguenti 10 legioni della Milizia: 23°, 28°, 49°,80°, 92°, 108°, 109°, 115°,136°, 152°, oltre ad un Battaglione C.NN. non indivisionato. La conquista della Jugoslavia si risolve, come detto, in meno di due settimane ma fatto sta che, benché l’Esercito italiano abbia vinto la guerra, si trova poi ad affrontate un’asprissima guerriglia in Jugoslavia dove un’infinità di bande di partigiani di diversa estrazione (monarchici, comunisti ecc) daranno agli italiani filo da torcere, impantanandoli in un sanguinosissimo confronto fuori dalle regole della guerra. Per presidiare i territori balcanici il Regio Esercito terrà impegnate non meno di 31 Divisioni alle quali si affiancheranno 24 Legioni d’assalto della Milizia e 16 Battaglioni autonomi CC.NN.. In Jugoslavia ed Albania prenderanno parte alla lotta antipartigiana le Legioni 2°, 49°, 55°, 72°, 73°, 75°, 80°, 86°, 89°, 92°, 98°, 105°, 108°, 115° e 137° e i Battaglioni autonomi III, IV, VIII, XVI, XXIV, XXXIII, LIV, LVIII, LXI, LXXI, LXXXI, LXXXV, CXLIV, CXLVI, CLXII E CCXV. I Battaglioni autonomi, in particolare, saranno ordinati in Raggruppamenti che riprenderanno i nomi delle divisioni impegnate in Libia e in A.O.I. (“23 marzo” , ”21 Gennaio”, “3 Gennaio”). Oltre quelle elencate, altre Legioni saranno impegnate in Grecia e nelle isole dello Ionio e dell’Egeo dove, peraltro, la guerriglia sarà meno dura che in Jugoslavia dove i partigiani non andranno mai per il sottile con gli italiani e, in particolar modo, con le Camicie nere. Quando piccoli reparti di presidio o singoli legionari cadranno nelle mani dei partigiani slavi questi spesso si abbandoneranno a vere atrocità. Le Camicie Nere, d’altronde, non saranno mai tenere con i partigiani slavi, ripagandoli con la stessa moneta. I BATTAGLIONI “M” I Battaglioni che per ardimento si distinguono sul fronte greco e Jugoslavo, verranno trasformati, per ordine del Duce, in Battaglioni “M”. Per i militi degli “M” la nuova denominazione è come una decorazione ed hanno l’orgoglio di portare sopra i fasci al bavero della giubba due M rosse che li distinguono da gli altri legionari. E’ chiaro che i Battaglioni “M” si distinguono da tutti gli altri non solo per le M al bavero ma soprattutto perché sono reparti che risultano potenziati e meglio armati rispetto agli originari Battaglioni CC.NN. d’assalto. Ai militi, oltre ad un migliore equipaggiamento, è destinato anche un più severo addestramento che riprende i sistemi degli arditi nel prima guerra mondiale. I Battaglioni “M”, anziché essere ordinati in Legioni saranno ordinati in Gruppi di Battaglioni. Ogni Gruppo di battaglioni si compone di due Battaglioni d’assalto ed uno di armi d’accompagnamento ed ha una forza di 74 ufficiali, 12 sottufficiali e 1.606 legionari. Ogni Battaglione d’assalto è formato da un Plotone comando, un Plotone esploratori, tre Compagnie assaltatori, una Compagnia mitraglieri. Un Battaglione armi d’accompagnamento si compone, invece, di un Plotone comando, una Compagnia mortai da 81e una Compagnia di cannoni controcarro da 47/32. I primi battaglioni CC.NN. ad essere trasformati in”M” sono quelli che per il coraggio dimostrato si sono meritati la citazione sul bollettino delle forze armate e cioè i Battaglioni VIII, XVI e XXIX del Raggruppamento Galbiati, nella battaglia di Marizai, e i Battaglioni XIV e XV della Legione Leonessa. Oltre ai cinque citati, saranno trasformati in “M” i seguenti Battaglioni: V, VI, X, XII, XXX, XXXIV, XXXVIII, XLI, XLII, XLIII, L, LX, LXIII, LXXI, LXXIX, LXXXI, LXXXV. IL FRONTE RUSSO Il 22 giugno 1941 Hitler, impiegando 170 Divisioni, dà l’avvio all’invasione della Russia e Mussolini decide allora di correre in aiuto dell’alleato, fornendo un contributo che nessuno gli ha chiesto e che soprattutto che gli italiani non sono in grado di fornire. Viene organizzato così il C.S.I.R. - Corpo Spedizione Italiano in Russia -, messo al comando del generale Francesco Zingales che però dura ben poco in quest’incarico, cedendolo ben presto generale Giovanni Messe. Il C.S.I.R comprende le Divisioni di fanteria “Pasubio” e “Torino” e la Divisione Celere “Principe Amedeo D’aosta”. In totale si tratta di 2900 ufficiali e 58.000 tra sottufficiali e truppa, più 2000 camice nere della legione Tagliamento. Successivamente il C.S.I.R. vedrà i propri organici aumentati e sarà trasformato in A.R.M.I.R. La 63° Legione CC.NN. d’assalto “Tagliamento” si compone del LXIII Btg. CC.NN. “Udine”, della 183° Comp. Mitraglieri CC.NN., del LXXXIX Btg. CC.NN. “Reggio Emilia”, della 103° Compagnia mitraglieri CC.NN. e del LXIII Btg. antiaereo del Regio Esercito. Alla “Tagliamento” sul fronte russo andrà ad aggiungersi il Gruppo Battaglioni CC.NN. “M” “Montebello”, composto dai Battaglioni CC.NN. VI, XXX e XII, il Gruppo Battaglioni CC.NN. “M” “Leonessa”, composto dai Battaglioni CC.NN. XIV, XV e XXXVIII e il Gruppo Battaglioni CC.NN. “M” “Valle Scrivia” composto dai Battaglioni CC.NN.V, XXXIV e XLI. Mentre tutti gli altri reparti saranno già composto da Battaglioni “M”, la sola “Tagliamento” al momento del proprio arrivo in Russia è composta da ordinari Battaglioni della “Milizia” i quali saranno però trasformati in “M”, per l’alto valore dimostrato, nel corso della campagna di Russia. Successivamente la “Tagliamento” e il Raggruppamento “Montebello” andranno a formare il Raggruppamento “3 Gennaio”, mentre il Raggruppamento “Leonessa” e il Raggruppamento “Valle Scrivia” saranno uniti va formare il Raggruppamento CC.NN. “23 Marzo”. Oltre ai Battaglioni elencati è doveroso ricordare che tra i primi reparti a giungere in Terra di Russia vi sarà la 6° Centuria della Milizia della Strada che, composta di 4 ufficiali, 97 sottufficiali e 98 militi (articolati su un comando, una squadra comando e tre manipoli), dotati di 1 autovettura, 1 autocarro, 1 camioncino e 91 motociclette, arriverà in Ungheria gia il 13 luglio 1941. Dall’Ungheria la Milizia della Strada entrerà in azione sulla strada che dalla Rutenia, attraversando i Carpazi, giunge fino in Bessarabia. Con la trasformazione del C.S.I.R. in A.R.M.I.R arriverà sul fronte orientale anche l’8° Centuria della Milizia della Strada. Le due Centurie saranno aggregate, ciascuna, ad un Battaglione Movimento Stradale (VI Btg. e XXXVI Btg.). In Russia le Camice nere, oltre ad avere i problemi comuni a tutti i militari inviati su quel difficilissimo fronte, avranno anche l’angoscia di non cadere assolutamente nelle mani dei russi ai quali basterà sapere che il militare italiano è una camicia nera (e quindi un fascista) per passarlo immediatamente per le armi. Chi scrive ha ancora nelle orecchie il racconto di uno dei reduci, rientrato con le estremità dei piedi amputate a causa di un congelamento, il quale narrava di come, poco prima di essere catturato, si fosse strappato con il pugnale dalla giubba ogni segno di appartenenza ad un Reparto della Milizia e come solo grazie a quest’accorgimento fosse poi riuscito a rientrare salvo in Patria anche se non del tutto sano. LA DIVISIONE CORAZZATA “M” Nel maggio del 1943 viene costituita, prevalentemente con reduci dei Battaglioni “M” provenienti dalla Russia, la Divisione Corazzata CC.NN. “M”. I reparti della Divisione riprendono i nomi di reparti che già hanno operato sul fronte orientale, tanto che il Gruppo carri si chiama “Leonessa”, il Raggruppamento di artiglieria assume il nome di “Valle Scrivia”, mentre i due Gruppi motorizzati di Camicie Nere prenderanno rispettivamente i nomi di “Tagliamento” e “Montebello”. Il punto di forza della nuova Divisione corazzata sta nel fatto che questa che è splendidamente armata con ottimo materiale tedesco. Si tratta di 36 mezzi corazzati, ovvero 12 Panzerkampfwagen III versione N (Pz. Kpfw. III N), 12 Panzerkampfwagen IV H (Pz. Kpkw. IV H), e 12 cannoni semoventi da 75 StuG III G. Ai carri di provenienza tedesca viene dipinto sulla torretta o sullo scafo il distintivo della Divisione che è costituito dal monogramma di Mussolini – M – intrecciato con un fascio littorio. Oltre ai carri la divisione dispone di 24 cannoni anticarro/antiaereo da 88 mm, 46 mitragliatrici modello 43 e 24 lanciafiamme. La divisione corazzata di CC.NN. avrà vita breve. Alla data fatidica del 25 luglio ’43 il potente reparto è in addestramento con nuovi carri nella zona a nord di Roma e costituisce un grosso problema per coloro i quali hanno messo da parte Musolini. Si teme, e a ragione, che i potenti carri tedeschi con equipaggi di camicie nere possano intervenire a difesa del regime che crolla. Invece non succede proprio nulla in quanto la Milizia non si oppone affatto al nuovo corso degli eventi, restando al proprio posto sostituendo i fascetti al bavero con le stellette. Nei mesi successivi la Divisione ”M” verrà ridenominata come Divisione Corazzata Legionaria e incorporata dal Regio Esercito. Successivamente, cambierà ancora nome divenendo la 134° Divisione Corazzata Centauro II. Sarà una strana divisione corazzata visto che i carri saranno riconsegnati ai tedeschi che il 16 settembre 1943, ad otto giorni dalla proclamazione dell’armistizio, ne pretenderanno la restituzione. Dopo il 25 luglio ’43 le CC.NN. continueranno a fare il loro dovere fino all’8 settembre successivo. Basta pensare alla combattività delle camicie nere in Sicilia contro gli angloamericani sbarcati il 10 luglio ’43. All’atto dell’invasione della Sicilia sono presenti sull’isola tre Legioni CC.NN. d’assalto, ovvero la 17° Legione, inquadrata nella Divisione ”Assietta” e dislocata tra Mazzarino e Sciacca, la 171° Legione, inquadrata nella Divisione “Aosta” e dislocata tra partitico ed Alcamo e la 173° Legione, inquadrata nella divisione “Napoli” e dislocata tra Ragusa e Modica”. Alle tre Legioni citate vanno poi aggiunte i reparti della Milizia artiglieria Marittima delle Legioni 6° “Messina”, 7° “Augusta” e 8° “Trapani” e i reparti della Milizia artiglieria contraerea della 22° Legione “Palermo”. A sbarco avvenuto i Battaglioni delle Legioni saranno inquadrati in gruppi Tattici autotrasportati che serviranno a turare le falle del sistema difensivo italiano laddove queste si presenteranno. Le CC.NN. in Sicilia faranno il loro dovere fino in fondo rendendosi spesso capaci di atti di vero eroismo, operando nel quadro di un sistema difensivo che in molti casi si sfalderà senza che ve ne sia ragione. Prima di concludere, per completezza di trattazione, bisogna almeno ricordare che reparti di CC.NN. saranno dislocati anche in Sardegna, Corsica, in Egeo. A presidiare la Sardegna, in vista di un probabile sbarco, saranno inviate le legioni d’Assalto CC.NN. 55°, 152°,176° , 177° e 195°. Nel Dodecaneso, all’inizio delle ostilità, vi è la Legione CC.NN “Conte Verde” che è articolata su due coorti, di cui una di mitraglieri ed una di fucilieri. Le due Coorti della “Conte Verde” saranno, in seguito, trasformate in un unico Battaglione, denominato Battaglione CC.NN. ”Conte Verde” con una forza di 30 ufficiali, 33 sottufficiali e 628 legionari. Successivamente il Battaglione, mantenendo pressappoco la stessa forza (40 ufficiali, 41 sottufficiali e 704 CC.NN.) sarà di nuovo trasformato in Legione e prenderà il nome di 201° legione CC.NN. che sarà articolata sul CCI Btg. fucilieri e sul CCCI Btg. mitraglieri. Nel Dodecaneso verrà impiegata anche la 24° Legione d’assalto e il CXLI Btg. d’assalto. CONCLUSIONI Dopo l’8 settembre 1943 la Milizia seguirà due diverse strade in quanto due saranno i governi che verranno a crearsi in Italia. Il governo Badoglio, al sud, il 6 dicembre 1943 ne decreterà lo scioglimento, mentre il Governo della R.S.I. la farà risorgere a nuova vita incorporandola, assieme alla PAI e ai Regi Carabinieri nella Guardia Nazionale Repubblicana. L’art. 1 del Decreto legislativo del Duce della Repubblica Sociale Italiana del 24 dicembre 1943 n. 913, reciterà infatti: “E’ istituita una “Guardia Nazionale Repubblicana” con compiti di polizia interna e militare formata dalla M.V.S.N. (comprese le Milizie speciali, Ferroviaria, Portuale, Postelegrafonica, Forestale, Stradale, Confinaria,) dall’Arma dei Carabinieri e dal Corpo della Polizia Africa Italiana” Il grosso interrogativo riguardante la Milizia, quello che praticamente si pongono tutti coloro i quali hanno trattato la materia, è come mai questa non reagisce ai fatti del 25 luglio. Non sarà solo la divisione ”M” a non fare nulla per impedire la caduta del regime ma l’intera organizzazione resterà ferma al proprio posto. Il Gen. Galbiati, che ne è Capo di Stato Maggiore, invierà a Badoglio il seguente telegramma: “Assicuro Vostra Eccellenza che la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che dalla sua costituzione è stata ed è schierata con le altre Forze Armate ovunque l’onore della bandiera italiana lo abbia richiesto, rimane fedele al sacro principio di servire la Patria.” Il telegramma non servirà a conservare il posto a Galbiati che verrà sostituito, dal Governo Badoglio, con il generale Ponticelli, mentre il gen. Quirino Armellini prenderà il comando in sostituzione del Duce ai cui ordini la Milizia è stata, seppur formalmente, fino a quel momento. Badoglio, non contento di aver sostituito i massimi vertici della gerarchia, con un suo proclama riconoscerà la Milizia come facente parte delle Forze Armate e con queste impegnata nella difesa della Nazione dall’invasione nemica. Scriverà in merito Arrigo Petaco: “Badoglio, con un’abile mossa politica, dichiarò il 26 luglio che la Milizia entrava a far parte integrante delle forze armate dello Stato e che con esse avrebbe collaborato come sempre per l’integrità e la difesa della Patria. La crisi morale di circa 300.000 camicie nere (tra ufficiali, sottufficiali e militi) raggiunse cosi il culmine, e, se da un lato, alcuni fedelissimi, dopo un periodo di sbandamento andarono ad incrementare le truppe della Repubblica Sociale,, nella stragrande maggioranza le camicie nere che avrebbero dovuto essere il baluardo del fascismo uscirono dalla scena silenziosamente” Comunque, tutto ciò non dà risposta all’interrogativo principe: perché la Milizia non reagisce ai fatti del 25 luglio e non si muove in difesa del regime? Nel tentativo di dirimere la faccenda sono stati spesi i classici fiumi di inchiostro. Secondo me la risposta è da ricercarsi in quanto enunciato all’inizio di questo breve lavoro. Riprendo, per comodità del lettore, la frase di interesse che è la seguente: “La Milizia nasce come esercito partito ma di li a poco si trasformerà in un corpo dello Stato e sarà lo stesso Duce a ricordarlo alle Camicie Nere”. Al momento del colpo di mano del 25 luglio la Milizia ha perso la sua connotazione di esercito di partito sorto sa guardia della rivoluzione fascista ed è divenuta parte integrante dello Stato. Pertanto, non è in grado di reagire contro la Monarchia e lo Stato ma continuerà invece a difenderlo contro l’aggressione dall’esterno fino all’8 settembre, data di proclamazione dell’armistizio. Sulla Milizia si è detto praticamente di tutto, spesso definendola come Arma del partito e dandone, quindi, un quadro negativo. Un fatto è però certo: si tratta di una Forza Armata che servirà la Patria più che il P.N.F., versando un altissimo contributo di sangue. In quegli anni di continuo confronto bellico per l’Italia, si conta che la Milizia avrà ben 14.142 caduti, e questo è un dato inoppugnabile, e saranno italiani che moriranno in guerre italiane. Ai morti, come pure ai feriti ma anche ai semplici reduci della Milizia sarà riservato, nel dopoguerra, un atteggiamento punitivo. Eppure si tratta di gente che combatte a fianco dei reparti del Regio Esercito con eguale valore, tanto che sarà conferito l’Ordine Militare di Savoia ai Labari delle 20 Legioni presenti nel conflitto italo etiopico e verranno conferite 37 ricompense al valor militare ai labari di Legioni di CC.NN.. Maggiormente significative sono però, a mio avviso, le ricompense date ai singoli militi, tra le quali si annoverano: 20 Ordini Militari di Savoia, 90 Medaglie d’Oro V.M., 1232 Medaglie d’Argento V.M., 2421 Medaglie Di Bronzo V.M., 3658 croci di guerra V.M.. Tutte queste decorazioni nel dopoguerra saranno completamente dimenticate.