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 2013  giugno 24 Lunedì calendario

IL PAESE DI SANTI E NAVIGATORI ORA E’ PIENO DI GENI INCOMPRESI

Siamo un paese straordina­rio, eccezionale. Lo dico veramente: siamo fuori dall’ordinario, l’eccezione che conferma la re­gola. La demo­crazia perfet­ta è qui a casa nostra, con ineguagliata corrisponden­za fra il gover­no e il popolo o, più precisa­mente, la piaz­za. Informe e ottusa. Anche se sei lo scemo del villaggio, capace di arti­colare solo pensieri la cui traduzione in parola non va oltre il vaffa, basta che ti metta a capo della piazza (informe e ottusa) e sarai ri­cevuto con grandi onori al Quirinale. E c’è il caso che diventi anche ministro. Prendete ad esempio un Sir­chia o un Veronesi: li avremmo detti ministri alla Salute per vent’anni. Ma se uno scemo del villaggio li chiama «cancrone­si» e la piazza (informe e ottusa) è con lui, devono farsi da parte. Il corollario è che se una volta si diceva che il governante può non essere competente, oggi è necessario che sia incompeten­te: privo delle barriere morali che ha chi sa, reclamerà il perdo­no dovuto a chi non sapendo quel che fa, manda libero barab­ba e il giusto sulla croce, come ogni informe e ottusa piazza pre­tende. Recentemente questa ha urla­to la pretesa che il tumore sia combattuto col metodo inventa­to da uno che non s’è ancora ca­pito se è laureato in lettere o in psicologia. Quanto basta per ignorarlo. Ma il ministro, che non se ne intende, impegna tre milioni su quel metodo. In prati­ca confermando i suggerimenti del suo predecessore, quell’avvocato che tra gli «urgenti - dica­si urgenti - provvedimenti in te­ma di sanità pubblica» propose quelli contro le gazose e i video­giochi. Anche quello all’agricoltura è avvocato, cioè nulla sa di Ogm, e infatti ha sentenziato che la biotecnologia vegetale non va bene.
Storia che si ripete. Rammen­tate la Bindi? Da laureata in scienze politiche autorizzò la sperimentazione del metodo Di Bella, pretesa a gran voce in tutte le piazze, incluse quella della trasmissione che allora conduceva Santoro. E Ripamon­ti: da ingegnere, pressato dalle manifestazioni della piazza (in­forme e ottusa), autorizzò la sperimentazione del metodo Boni­facio, quello che s’era fissato che le capre non s’ammalassero di cancro. Il ministro lo mise ne­ro su bianco nel preambolo del decreto d’autorizzazione: «Per la vasta risonanza suscitata nel­la pubblica opinione dalle noti­zie concernenti le asserite proprietà antitumorali del siero ca­prino…», segue autorizzazione governativa.
In Sicilia, la piazza oggi ce l’ha col Muos, un’antenna per co­municazioni satellitari che emette (peraltro verso lo spazio) quanto un forno a microon­de. Il ministro alla Difesa, che ha provato a difendere quell’anten­na, è uno che ha studiato filoso­fia e, come tale, non ha la statura per dire, coi dovuti modi natu­ralmente: «Nessuno rompa le balle, un radar aeroportuale è dieci volte più potente». Da filosofo non ha saputo fare di me­glio che gravare di lavoro inconcludente l’Istituto Superiore di Sanità, anziché chiedere che fos­sero arrestati per procurato al­larme coloro che terrorizzano la gente. In mezzo ai quali c’è di tut­to: ci sono le mamme isteriche, c’è il prete-macchietta, e c’è anche l’ingegnere nucleare che, in­cazzato perché rimasto senza la­voro, ce l’ha col mondo intero, dalla Tav al Muos all’uranio im­poverito e - ça va sans dire - ce l’ha anche col nucleare. «Esper­to» diventato cocco delle mam­me-no Muos, cioè della folla in­forme e ottusa. Arrestare per procurato allarme. Figu­rarsi: i magi­strati hanno in­vece arrestato (e condanna­to) quelli che avevano evita­to di procura­re allarme da terremoto. Na­turalmente nessuna responsabilità hanno addebi­tato al genio (e ce ne compiacciamo per lui) che previde un terremoto disastroso: non se ne veri­ficò alcuno né quando né do­ve disse lui.
I geni incom­presi di tutto il mondo han­no qui final­mente una pa­tria. La piazza (informe e ottusa) li sostiene, la politica (incompetente) li finan­zia, e la magistratura (senza re­ponsabilità) li protegge. Su tut­to abbiamo la «via italiana», che noi stessi chiamiamo «d’eccel­lenza». Senza essere sfiorati dal minimo sospetto che, forse, si è eccellenti solo se sono gli altri a riconoscercelo: perché queste grandi teorie scientifiche, se so­no valide, non riscuotono suc­cesso altrove nel mondo? Forse aveva ragione quello che già due secoli fa ci chiamò espres­sione geografica (buona appun­to a ospitare il Muos). Il guaio è che ne siamo pure soddisfatti.