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 2013  giugno 24 Lunedì calendario

DE GIROLAMO, IL CICLONE DEL SUD CHE SUGLI OGM E’ DIVENTATO VERDE

Con un balzo al fulmicoto­ne, Nunzia De Gerolamo ha raggiunto i piani alti della politica. A soli sei anni dal debutto, nel 2007, è diventata tit­o­lare di un ministero di peso come l’Agricoltura e si muove da vetera­na all’interno del Pdl, nel gover­no e nei rapporti con la stampa. Con i suoi trentasette anni è il più giovane ministro del Gabinetto Letta e il più cataclismatico per l’esuberanza mediterranea (Nunzia è beneventana) e la foga di un ciclone tropicale. Nel Pdl è famosa per le irruzioni che fa ovunque decida di mettere bec­co. Se vuole parlare all’istante con il Cav si precipita a Palazzo Grazioli, dribbla la scorta e gli si pianta davanti mentre scende dall’auto. Denis Verdini, il coordi­natore che ha l’ultima parola sul­le nomine, trema all’idea di ve­dersela piombare in stanza per coinvolgerlo in una discussione dalla quale uscirà in stato catalet­ti­co e desideroso di farsi camaldo­lese. De Girolamo è una che se de­cide di averla vinta, vuole stravin­cere. Così, tanto ha premuto ai fianchi del povero Denis, che ha ottenuto di an­nichilire, la­sciandoli fuo­ri dal Parla­mento, un pa­io di avversari interni, di cui taccio i nomi per non riapri­re la piaga.
Leggenda vuole che gra­zi­e al carattere debordante sia riuscita a calamitare l’attenzione di Silvio Berlusconi quando era an­cora una perfetta sconosciuta. Nel 2007, il Cav si trovava a Napo­li pe­r una manifestazione di For­za Italia, circondato da una siepe invalicabile di fan. Senza perder­si d’animo, Nunzia, che è una bel­la ragazzona di cospicua altezza, cercò di farsi notare dal boss oltre la muraglia umana. Raggiunto l’intento, gli tese una bambola di pezza dell’Unicef. Sembrava l’omaggio di un’idealista dei dirit­ti dell’infanzia. Ma sarebbe sotto­valutare l’intraprendenza di Nunzia che aveva invece attacca­to al pupazzo un biglietto con il proprio numero telefonico. Cominciò così la conoscenza tra i due e, in quello stesso anno, De Girolamo divenne coordinatrice di Fi a Benevento.
Nel Sannio, i De Girolamo so­no una famiglia in vista di agricol­tori. Il padre, Nicola, è stato il di­rettore del Consorzio agrario. Nunzia ha invece studiato Legge alla Sapienza di Roma ed esercita­to l’avvocatura prima di entrare in politica. Nel 2008, a pochi mesi dall’episodio di Napoli, era già eletta alla Camera e il giorno stes­so dell’inse­diamento del quarto gover­no Berlusco­ni, 13 maggio 2008, tutta Ita­lia seppe che Nunzia De Gi­rolamo, «la Carfagna del Sannio», esi­steva e avreb­be fatto parlare di sé. Mentre se­deva in Aula al fianco di Gabriella Giammanco, altra bellezza, un commesso recapitò un biglietto del premier indirizzato a entram­be. Il Cav scriveva: «Gabri, Nun­zia, grazie per restare, ma non è necessario. Se avete qualche invi­to galante per colazione, Vi auto­rizzo ad andarvene. Molti baci a tutte e due. Il “Vostro” presiden­te». «Caro e dolce presidente - fu la replica delle due tortorelle - gli inviti galanti li accettiamo solo da lei». I giornali dell’indomani ri­portarono diffusamente l’idillio a distanza e il nome De Girolamo cominciò a librarsi oltre i confini del Sannio.
Quando, un mese e mezzo fa, i soliti criticoni hanno cercato di crocifiggerla mettendo in dubbio le sue competenze come mi­nistro dell’Agricoltura, Nunzia ha avuto buon gioco ricordando le proprie origini agresti. Natural­mente per ottenere l’incarico c’era voluto anche dell’altro,che non le è mancato. Non solo ha avuto il via libera del Pdl, ma an­che Enrico Letta è stato strafelice, per più ragioni, di averla in squa­dra. Nunzia, per il premier, è di ca­sa. Da un lato, è un’iscritta alla sua fondazione culturale VeDrò, che è come appartenere allo stes­so Circolo canottieri. Dall’altra,è la moglie di un caro amico, Fran­cesco Boccia, il seguace più illu­stre della sua corrente nel Pd.
Molti lettori avranno seguito la storia sentimentale tra Nunzia e Francesco che fece scalpore per­ché erano di schieramenti oppo­sti. Non tutti però sanno che fu uno psicodramma. Dicono che il Cav sia intervenuto di persona su Nunzia dicendo: «O tu passi al Pd o lui al Pdl». Non concepiva, in­somma, che una deputata di pun­ta, che conosceva strategie e se­greti del partito, potesse avere un’intimità, come quella senti­mentale, con un pezzo grosso del­lo schieramento avversario. Pare che una volta, Nunzia, piccata, abbia anche risposto: «A me nel Pd farebbero ponti d’oro». Per fortuna, le cose si sono poi appia­nate e i due sono convolati a noz­ze (civili) nel Natale 2011 e hanno avuto una piccina, Gea, nel giu­gno 2012. A quel punto, hanno co­minciato ­loro a litigare per chi do­vesse alzarsi la notte per cambiar­la. Ma questa è un’altra storia.
La cosa che più ha colpito dei primi passi di Nunzia al ministe­ro è stata la decisione di reiterare il divieto di coltivare Ogm. Con i soliti argomenti ecologisti: la pre­sunta pericolosità del transgeni­co, la sterilità degli Ogm che «costringono» gli agricoltori a com­prare i semi ogni anno, la tutela dei sapori nostrani. Subito il Gior­nale le ha rimproverato di com­portarsi come il tristo Pecoraro Scanio, invece di dare il segnale di cambiamento che ci aspetta dal Pdl. Il ministro ha replicato con una lettera agrodolce innaffiata di spirito di patata. Mi rinfac­ciate - ha scritto - di essere «tradi­trice dei nobili e sempiterni idea­li della destra... ma il pomodoro di San Marzano è di destra o di sinistra?». Non è il pomodoro a es­sere in gioco, soave Nunzia, e di­cendolo mostra di non avere al­cuna idea dei valori liberali che lei, come ministro Pdl, è lì per af­fermare. È la libertà di impresa, idea liberale per eccellenza, che è in discussione. Molti agricolto­ri italiani vorrebbero coltivare Ogm, e lei - come una verde qual­siasi - glielo vieta adducendo una pericolosità esclusa dalla scien­za e ripetendo la favola della steri­lità Ogm. Come se poi ci fossero ancora agricoltori che conserva­no il seme dell’anno prima per piantarlo l’anno successivo.Non esistono. E lei, figlia di direttore di Consorzio agrario, dovrebbe sa­pe­rlo meglio di altri poiché i Con­sorzi vivono anche con la vendita annuale dei semi industriali di ul­tima generazione. Per riassume­re: è con esattezza che il Giornale le ha rimproverato - contrariamente alla sua affermazione di avere «il cervello libero da condi­zionamenti ideologici» - di esser­si inchinata al proibizionismo ecologista. Forse l’ha fatto per quieto vivere o perché influenza­ta dal clima familiare e chi va con lo zoppo, impara a zoppicare.
Non è, comunque, la prima del­le belle signore messe dal Cav al governo che delude il Giornale e gli elettori del Pdl. Gli Ogm si ag­giungono, infatti, alle quote rose - negatrici del merito- e altre im­prese di Mara Carfagna e Stefa­nia Prestigiacomo. Ma lei, genti­le Nunzia, al contrario di loro, può ancora farci ricredere.