Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 25/6/2013, 25 giugno 2013
IL BAR SPORT DI POLITO SU RAI3 MA CON I SOLITI POLITICI
Il tempio Maracanà di Rio de Janeiro l’hanno rifatto, il vecchio cimelio non funziona più. E ora il giornalista Antonio Polito, che in carriera è un tifoso interista, il lunedì su Rai3 rifarà il processo di Aldo Biscardi. Con una correzione: in tempi di effusioni governative su amnistia e indulto e sentenze mal digerite, di larghe intese e ampie vedute, di tifosi sportivi e leggeri, lo chiamerà proprio Maracanà.
Perché il calcio avrebbe la versione intellettuale, raffinata, quasi filosofica, anche se le elucubrazioni di Polito e ospiti non saranno peripatetiche: lo stadio sarà uno studio, cambia una vocale e cambia tutto. Niente non accavallatevi, per favore e niente guardate il moviolone, grazie del mitico Aldo. Il paragrafo di viale Mazzini, che annuncia l’evento, quasi condanna le dottrine popolari che avvolgono il pallone e parla di commenti “come metafore della vita”, ovviamente le metafore non possono provenire dai barbari che indossano i calzoncini o applicano astrusi schemi tattici. L’ex direttore del Riformista e oggi editorialista del Corriere, nonché senatore per la defunta Margherita, potrà esaminare il faceto con serietà, e così potrà arruolare “figure di spicco”: attori, cantanti, giornalisti e i politici, perché i politici non possono mancare.
Non ci sarà la caciara che per trent’anni ha appassionato il pubblico di Biscardi né le esalazioni tecniche dei contenitori di risultati e interviste, quelli che piacevano a Fantozzi, pronto a disfarsi del mondo pur di godersi la Domenica Sportiva.
POLITO, PARE, dovrà vivisezionare con strumenti semiotici le immagini più significative, plateali, del fine settimana.
Il calcio accademico in televisione non ha mai suscitato entusiasmo, però il direttore Andrea Vianello vuole provare ancora e così ha convocato Antonio Polito per un’impresa che non appare facile e che non fa esultare la redazione sportiva. Maracanà sarà un buon rifugio per viale Mazzini, la televisione pubblica che non ha più denaro per acquistare i diritti sportivi e svolge un ruolo marginale rispetto a Mediaset e soprattutto Sky.
La Rai ha un esercito di giornalisti sportivi che si dividono (a fatica) i programmi storici e ormai obsoleti. Questo finale di stagione il pubblico, sempre il lunedì in seconda serata, ha riscoperto i meravigliosi Dieci comandamenti di Domenico Iannacone.
A settembre, ne basterà uno: non desiderare la squadra del tuo prossimo. Come metafora, sia chiaro.