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 2013  giugno 24 Lunedì calendario

IL BUNGA BUNGA VISSUTO NELLE NOTTI DI HARDCORE

Bunga-bunga: dal 2010, è l’espressione nata in Italia più diffusa nel mondo. Era una sorta di talent show a luci rosse, un XXX Factor che il padrone della tv riservava solo a se stesso, spettatore unico e unico arbitro. In una saletta sotterranea della sua villa di Arcore, le ragazze si davano da fare, mostravano le loro capacità, si travestivano, ballavano, si spogliavano. Selezione durissima. Una ventina le concorrenti, agguerritissime. Solo poche ottenevano il premio: una notte ad Arcore e relativo generoso compenso, in biglietti da 500 euro stipati dentro una busta gialla preparata dal fedele ragionier Spinelli.
La storia affiora nell’ottobre 2010. Non è voyeurismo giornalistico, intromissione nella vita privata di un cittadino, ma emersione di una segretissima indagine della procura di Milano, che qualche mese prima era incappata in un paio di reati piuttosto gravi: prostituzione minorile e concussione. Una ragazza di 17 anni, marocchina, scappata di casa, senza documenti, in perenne fuga dalle comunità a cui era assegnata, finisce segnalata alla procura della Repubblica. Comincia a occuparsene il procuratore aggiunto titolare dei reati contro i minori, Pietro Forno, a cui la ragazza, Karima El Mahroug detta Ruby Rubacuori, nell’agosto 2010 racconta un sacco di storie, alcune vere, altre inventate. Dice di essere stata ad Arcore, di aver partecipato a feste notturne nella villa del presidente del Consiglio, di avere ricevuto molti soldi e regali.
FORNO INTERROGA, la ragazza risponde. Il magistrato cerca di distinguere il vero dal sogno. Potrebbe essere tutto un’invenzione, la fantasticheria di una ragazzina cresciuta troppo in fretta, che confonde principi azzurri e re della tv. Ci sono però due fatti che restano incontrovertibili, raccontati in due rapporti di polizia finiti sul tavolo di Forno. Il primo, datato 5 giugno 2010, è il resoconto di una lite tra Karima e Michelle, la donna che la ospitava nella sua casa sui Navigli. Il secondo, datato 28 luglio 2010, narra una strana notte alla questura di Milano. Nel primo rapporto, i poliziotti scrivono di essere intervenuti, chiamati dai vicini spaventati, a dividere due ragazze che urlavano e si picchiavano selvaggiamente in un appartamento di via Villoresi. Michelle Coincecao, brasiliana, prostituta, nella notte aveva stretto il guinzaglio del suo cane al collo di Karima e l’aveva percossa violentemente con un Mocio Vileda. Le due strillavano, ognuna dava della puttana all’altra. I poliziotti le dividono e portano via Karima: è minorenne, senza documenti; e risulta affidata a una consigliera regionale del Pdl di nome Nicole Minetti. La mettono in comunità e informano la procura. Il secondo rapporto racconta l’antefatto del litigio con Michelle e spiega l’affido a Nicole. Karima era stata fermata il pomeriggio del 27 maggio 2010 in un centro estetico di corso Buenos Aires. A chiamare la polizia era stata una ragazza magra e sempre stretta dentro vestiti attillati, Katia Pasquino: “Mi ha rubato 3mila euro e alcuni gioielli”. Gli agenti la portano in questura, in via Fatebenefratelli, e in contatto con la pm dei minori Annamaria Fiorillo fanno quello che si fa in questi casi: identificazione, fotosegnalamento e ricerca di una comunità protetta a cui affidarla. La giovane funzionaria di turno quella sera, Giorgia Iafrate, non trova una struttura disponibile subito, così la ragazza si prepara tranquillamente a passare la notte in questura. A questo punto, però, succede una cosa inaspettata: da Parigi, il presidente del Consiglio telefona al capo di gabinetto del questore, Pietro Ostuni, dicendogli che è stato informato del fermo di una ragazza che potrebbe essere imparentata con il presidente egiziano Mubarak. Per evitare incidenti diplomatici, meglio lasciarla andare, affidandola a una “consigliera ministeriale” già arrivata in via Fatebenefratelli, Nicole Minetti. Da questo momento, la scena cambia. Il ritmo dei fatti accelera. Le comunicazioni e le telefonate si succedono frenetiche. Iafrate capisce subito che Karima è marocchina e Mubarak non c’entra niente, ma d’accordo con i suoi superiori, e in contrasto con le indicazioni della pm dei minori, decide di affidarla a Minetti, che la lascia a Michelle.
Forno e il procuratore Edmondo Bruti Liberati capiscono che qualcosa di vero ci deve essere, nei fantasiosi racconti della ragazza. Silvio Berlusconi ha davvero telefonato nella notte, per liberare Ruby. Davvero le ha mandato la salvatrice Nicole. Le indagini sono delicate: ci sono di mezzo una minorenne, alcuni funzionari di polizia, il presidente del Consiglio. A Forno si affiancano il pm Antonio Sangermano e l’aggiunto Ilda Boccassini. Nell’estate 2010, una squadretta di poliziotti mette sotto controllo per poche settimane alcuni telefoni ed esamina i tabulati telefonici dei protagonisti di questa vicenda. In un paio di mesi, comincia a delinearsi la storia del bunga-bunga, raccontata in diretta dalle ragazze che vi partecipano. Uno: cena dal menù piuttosto noioso. Due: festa e balli al piano di sotto, nel locale chiamato bunga-bunga. Tre: per le più brave, selezionate nel più esclusivo dei talent show, il “premio” di una ben ricompensata notte negli appartamenti di Berlusconi.
QUESTO IL RITO delle feste di Arcore. Ecco come lo racconta quella che per i pm è la coordinatrice delle ragazze, le più assidue delle quali sono ospitate in una sorta di harem privato a un passo da Milano 2, nel Residence Olgettina. “Ciao Meli, ho appena sentito the boss, gli ho detto: ‘Ti porto una con due lauree stasera’”. È il 19 settembre 2010. Meli è una carissima amica di Nicole, Melania Tumini. “Ti volevo un attimo briffare... Cioè, ne vedi di ogni, la desperation più totale... C’è gente per cui è l’occasione della vita... Ci sono varie tipologie di... persone. C’è la zoccola, c’è la sudamericana che non parla l’italiano e viene dalle favelas, c’è quella un po’ più seria, c’è quella via di mezzo tipo Barbara Faggioli... E poi ci sono io che faccio quel che faccio, capito?”. Melania va ad Arcore, partecipa alla serata, ma resta scossa. Il giorno dopo la racconta così alle amiche: “Un puttanaio”. Altre ragazze (Imane Fadil, Ambra Battilana, Chiara Danese, Maria Makdoum, Natascia Teatino) romperanno il fronte delle “arcorine” e sveleranno i segreti dell’harem personale del padrone della tv. Gli spogliarelli, i toccamenti, Nicole che si toglie il vestito da suora e resta completamente nuda. La statua di Priapo che passa di mano in mano, con qualche ragazza che mima un rapporto orale. Ecco gli sms tra Nicole Ninetti e Barbara Faggioli, il giorno di Natale 2010: “Ho pensato una cosa: oltre che per le palle, bisogna prenderlo per il cazzo... domani se è aperto vado in un sexy shop e prendo un po’ di cose.. Per me e te... Più troie siamo e più bene ci vorrà... Troie troie... Tanto ormai abbiamo la confidenza per fare qualsiasi cosa”.
In questo clima entra Ruby, portata ad Arcore la prima volta il 14 febbraio 2010 da Emilio Fede e Lele Mora, che secondo la procura conoscevano la sua età. Fino al maggio successivo, resta a dormire ad Arcore sette volte. E incassa.
Berlusconi è il bancomat delle ragazze. Lo tengono sotto pressione: “Bisogna stargli addosso, cazzo! Non bisogna lasciarlo un attimo”, dice al telefono Nicole a Marysthell Polanco il 20 settembre. A volte si lamentano perché Silvio “ha il braccio corto” o perché paga di più qualche altra ragazza, o le compra una casa o un’auto più grande. La competizione è fortissima. Le fedelissime, attorno a Nicole, odiano le “nuove” (come Ruby, o come la montenegrina Katarina) che si mettono in mostra per scalzarle dal talent show del bunga-bunga. Qualcuna si preoccupa per la sua salute: “Tutto a posto?”, si chiedono, dopo aver fatto il test dell’Hiv. “Globuli bianchi a posto, non abbiamo nessun Aids... Mah sai, quando uno va a letto con 80 donne, non si sa mai”.
La storia comincia ad apparire sui giornali il 26 ottobre 2010. Diventa rapidamente uno scandalo planetario, di cui si occupano i giornali, le tv e i siti web di tutto il mondo. Il 21 dicembre 2010 la procura di Milano annuncia che Silvio Berlusconi è indagato per i reati di concussione (per le pressioni sui funzionari della questura) e prostituzione minorile (per i rapporti sessuali con Karima). A difenderlo scendono in campo gli avvocati-parlamentari Niccolò Ghedini e Piero Longo: le serate erano “cene eleganti”, nessun rapporto sessuale con Ruby e comunque Silvio non sapeva l’età della ragazza. E lo stipendio di 2.500 euro al mese passato a una quarantina di testimoni (il “blocco dichiarativo avverso”, lo definisce il pm) è non inquinamento delle prove, ma un aiuto generoso e trasparente a ragazze rimaste senza lavoro per colpa dei magistrati e dei giornali. In un processo parallelo, Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede sono accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, per aver portato ad Arcore le ragazze, tra cui Karima, e aver organizzato il “sistema prostitutivo” a disposizione di Silvio Berlusconi. Il 5 aprile 2011 la Camera vota, su proposta di Maurizio Paniz, una mozione in cui si dà credito alla tesi che Ruby fosse la nipote di Mubarak. L’11 marzo 2013 oltre cento parlamentari del Pdl occupano la scalinata del palazzo di giustizia. Oggi, la sentenza del tribunale, casualmente composto da tre donne.