Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 24/6/2013, 24 giugno 2013
«IL NOSTRO DESTINO È LEGATO A SILVIO SANTANCHÈ? PUÒ UNIRE IL PDL»
[Sandro Bondi]
Sandro Bondi, che cosa succede nel Pdl?
«Dovremmo partire da quello che è successo prima delle ultime elezioni. Quando si parlava delle primarie, la maggioranza del gruppo dirigente del Pdl ha "sbandato" paurosamente nei confronti di Berlusconi».
Come andò?
«In un cruciale ufficio di presidenza l’intero gruppo dirigente, con l’eccezione di Galan, Santanché, Prestigiacomo, Bernini, Verdini, Crimi e Capezzone, si schierò per la prima volta in aperta contrapposizione a Berlusconi».
Pure Brunetta?
«Lui e Schifani erano assenti. Ma della partita non erano solo i politici».
A chi si riferisce?
«All’influenza di alcuni rappresentanti della Curia. Anche negli anni precedenti, quando ero coordinatore di Forza Italia, alcuni cardinali tentarono di convincermi che il futuro era rappresentato da Casini. Questo la dice lunga sull’ingenuità di alcuni cardinali quando pretendono di occuparsi di politica».
Quindi anche Alfano si era schierato contro Berlusconi?
«No. Alfano si è trovato in una condizione molto difficile ma ha saputo rifiutare i suadenti e pressanti inviti che gli venivano rivolti da molte parti, restando sempre fedele a Berlusconi».
Alla fine poi siete andati alle elezioni con il Cavaliere.
«Il paradosso è che alcuni di coloro che consideravano esaurita la sua leadership ora si trovano al governo solo in virtù del successo ottenuto proprio da lui. Questa divisione è rimasta e non si è ancora rimarginata. Per questo oggi dobbiamo dare un segno di cambiamento e di riequilibrio».
Quale?
«Ritengo che la nomina di Daniela Santanché a coordinatore nazionale del Pdl, al posto di La Russa che se n’è andato, contribuirebbe a rafforzare e a unire tutto il partito».
La Santanché è la più adatta a unire?
«Posso non pensarla come lei su molte questioni, ma riconosco che Daniela è una risorsa del partito, una voce che rappresenta una parte significativa del nostro elettorato. Nessuno dovrebbe contestare questa proposta, perché tutti hanno ottenuto sia al governo sia in Parlamento incarichi e riconoscimenti importanti».
Con Berlusconi ne ha parlato?
«Gliel’ho accennato in uno dei miei appunti personali che gli mando, ma non ne abbiamo discusso, dunque non conosco la sua posizione».
E con Alfano?
«Confido che Angelino saprà comprendere il significato della mia proposta. In questi anni si è trovato di fronte a decisioni tremendamente difficili dal punto di vista morale e politico, che ha saputo risolvere con una maturità e un senso di responsabilità non comuni».
Alfano rimarrà segretario?
«Il suo ruolo di segretario politico deve restare indiscutibile».
Il partito resterà il Pdl? O si torna a Forza Italia sia come nome sia come organizzazione?
«Credo che tornerà a chiamarsi Forza Italia. L’esperienza del Pdl come unità dei moderati è fallita per responsabilità di Fini, di Casini e infine di Monti. E poi è necessario riprendere il filo perduto della rivoluzione liberale e riformista che Forza Italia ha rappresentato».
Comincia a circolare l’idea di candidare alle prossime elezioni Marina Berlusconi. Lei sarebbe d’accordo?
«Sarebbe una bellissima notizia. Marina Berlusconi è una donna di grande intelligenza e temperamento. Credo però che sia lei per prima a non volere un suo impegno politico. Lo stesso Berlusconi immagino voglia evitare a sua figlia le conseguenze che ha sofferto lui dopo la discesa in campo».
Lei si era dimesso da tutto. Si diceva che sarebbe andato a lavorare in Mondadori. Cosa è successo?
«Le mie dimissioni sono sempre state respinte, ma ciò non modifica la scelta che ho fatto assieme a Manuela. Siamo parlamentari diligenti e militanti appassionati e partecipiamo alla vita del movimento con le nostre idee, nulla di più».
Manuela Repetti, la sua compagna, siede accanto a lei in Senato. Nessun imbarazzo?
«Tutt’altro. Non ho avuto una vita facile e felice finché non ho avuto la fortuna di incontrare Manuela, una donna estremamente intelligente e onesta. Mi rendo conto che a causa del nostro rapporto non è considerata come meriterebbe. Ora posso dirlo: Manuela ha sfiorato la morte qualche mese fa. Un arresto cardiaco, da cui si è salvata per miracolo. Da allora guardiamo le cose da un altro punto di vista».
Con Verdini, suo concittadino e già suo vice, prima andavate d’accordo, poi non più. E ora? Cosa pensa davvero di lui?
«No, sono chiacchiere giornalistiche. Denis è sempre stato ed è per me un amico. Anche lui, come già prima Marcello Dell’Utri, ha pagato un prezzo molto alto per essersi schierato fino in fondo con Berlusconi. Denis viene dipinto come un panzer organizzativo, in realtà è la persona più colta che io abbia conosciuto fra i dirigenti del nostro partito».
A Cicchitto aveva pure dedicato una poesia. Poi cos’è capitato?
«A Fabrizio riconosco una profonda onestà intellettuale. Ma gli rimprovero di avere una concezione totalitaria della politica, in cui lo spazio per la vita e per gli affetti è ridotto al minimo».
Cosa accadrebbe se Berlusconi dovesse essere condannato e interdetto dai pubblici uffici? Davvero il governo sopravviverebbe?
«La sinistra deve capire che fra noi, fra il popolo di centrodestra e Berlusconi esiste un legame morale e un’adesione profonda, come quella che esisteva fra il popolo della sinistra e Berlinguer. Se qualcuno pensa che noi possiamo separare il nostro destino o quello del nostro impegno al governo da quello di Berlusconi, non ha capito niente della nostra storia».
Aldo Cazzullo