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 2013  giugno 23 Domenica calendario

QUELLA MONTAGNA DI TRIBUTI CHE EQUITALIA NON HA RISCOSSO


Sulle nostre spese sanno già tutto, e quello che non sanno possono ricostruirlo con indici e parametri statistici. Anche i saldi del conto corrente bancario, da tempo, non erano più un mistero per gli agenti del Fisco. L’unica cosa che davvero gli mancava erano i dati sui movimenti del denaro. Il totale delle entrate e delle spese dell’anno registrate sul conto bancario, degli investimenti e degli smobilizzi di fondi comuni, azioni, obbligazioni, depositi a risparmio, buoni postali. Dal 31 ottobre, quando l’anagrafe dei conti bancari entrerà a regime, l’Agenzia delle Entrate avrà anche queste informazioni. «Avremo tutte le banche dati necessarie a disposizione. Tante e ricche di informazioni. Dall’incrocio delle banche dati riusciremo a ottenere risultati molto migliori. Garantendo comunque la tutela della privacy dei cittadini» dice il direttore dell’Agenzia, Attilio Befera.

Altro che redditometro, spesometro, anagrafe dei conti bancari. Quelli che per molti italiani sono già un incubo, e che moltissimi altri vedono come una mano santa, sono termini sconosciuti nei corridoi dell’Agenzia. Sono contenitori, procedure, protocolli di lavoro. Ma non significano niente, spiegano gli ispettori, senza i numeri delle banche dati. Ci sono voluti anni per crearle e ancora di più per farle parlare tra di loro. Adesso lo fanno e per il Fisco è arrivato il momento di sfruttarle in pieno.

Stanare gli evasori, da novembre, sarà più facile. «Anche se non è che incrociando i dati viene fuori il nome di chi evade. Non è che premendo un bottone si risolve tutto. L’incrocio dei dati è solo la base per l’accertamento. Ci aiuta a individuare con più precisione chi è a rischio di evasione, ma se poi davvero non paga le tasse, o paga meno del dovuto, dovremo sempre dimostrarlo con tutti gli strumenti che abbiamo. E dobbiamo essere più che sicuri perché poi, se necessario, dovremo difendere la nostra pretesa davanti a un giudice» dice Befera. Che tuttavia non fatica ad ammettere che «da ora l’incrocio delle banche dati diventa uno strumento formidabile».

Nonostante anche su questo fronte si risenta di quell’atteggiamento ondivago sulla lotta all’evasione, da parte del governo e del parlamento, denunciato dalla Corte dei Conti. Per l’evasione dell’Iva, ad esempio, le banche dati aiutano solo fino a un certo punto Nel 2008 governo e Parlamento fecero sparire l’elenco dei clienti e dei fornitori, che ogni partita Iva doveva tenere e trasmettere al Fisco. Era uno dei tre pilastri dell’accertamento sull’Iva, insieme ai dati sulle dichiarazioni e sulle compensazioni. È stato ripristinato dal 2010, ma per tre anni c’è un buco, e si potrà fare poco. Anche per questo il governo studia nuove contromisure. Come l’estensione della fattura elettronica, oggi obbligatoria solo per gli enti della Pubblica amministrazione, anche al settore privato. La Ue non vuole che sia resa obbligatoria, «ma qualcosa andrà fatto» dice Befera, perché l’evasione dell’imposta sui consumi ha raggiunto livelli mostruosi, 46 miliardi di euro solo nel 2011 secondo la Corte dei Conti.

Nonostante le incertezze della politica, le misure prese e poi addolcite, i frutti della lotta all’evasione hanno continuato a crescere anno dopo anno. Dai 2 miliardi quando era ancora affidata alle banche a quasi 10 all’anno. Oggi l’amministrazione fiscale conta moltissimo proprio sulle banche dati per riuscire a mantenere questo trend. Bisognerà scoprire nuovi evasori, perché la riscossione dei tributi accertati, ancora una volta per volontà politica, ha perso una buona parte del mordente che aveva appena guadagnato. Con il risultato che Equitalia si trova oggi in pancia una mole spaventosa di somme da riscuotere. Cifre da iperbole siderale: 545 miliardi di euro, venti Finanziarie importanti, un quarto del prodotto interno lordo, un quinto del debito pubblico. E, al tempo stesso, un buco potenziale enorme per i titolari di quei crediti (enti locali, stato, istituti previdenziali) che non si riescono ad incassare, i più vecchi dei quali risalgono all’anno 2000. «Un problema molto serio che bisogna assolutamente affrontare» dice Befera.

Con l’entrata a regime delle banche dati, il prossimo fronte sarà la riforma della giustizia tributaria. La mediazione stragiudiziale per le cause sotto i 20 mila euro ha cancellato l’anno scorso 50 mila procedimenti pendenti. «A settembre faremo un bilancio, ma secondo me quel limite si può alzare» dice Befera. L’enorme contenzioso si sgonfierebbe presto, ed allora sì che si potrà affrontare la riforma della giustizia tributaria. Stabilire precisi requisiti professionali per i giudici ed accelerare i tempi dei processi. «Se poi riuscissimo pure a mettere ordine nelle leggi fiscali, troppe e qualche volta contraddittorie – conclude Befera – avremmo davvero fatto una vera riforma tributaria».

Mario Sensini