Francesco Grignetti, La Stampa 25/6/2013, 25 giugno 2013
Il silenzio finora era stata la sua cifra. Bruno Archi, sconosciuto ai più, è un diplomatico di lungo corso, in carriera alla Farnesina dal 1989, piazzato nei corridoi di palazzo Chigi come consigliere diplomatico dal 2000 ininterrottamente per 12 anni, salvo la parentesi di Prodi, quando fu spedito nei Balcani
Il silenzio finora era stata la sua cifra. Bruno Archi, sconosciuto ai più, è un diplomatico di lungo corso, in carriera alla Farnesina dal 1989, piazzato nei corridoi di palazzo Chigi come consigliere diplomatico dal 2000 ininterrottamente per 12 anni, salvo la parentesi di Prodi, quando fu spedito nei Balcani. Maestro dei dossier internazionali e ombra del Cavaliere negli incontri con i premier stranieri, Archi ha rotto il suo proverbiale silenzio soltanto una volta. Quando, interrogato dal tribunale di Milano, ha deposto che nel 2010, ad un pranzo ufficiale di Berlusconi per Hosni Mubarak, si era parlato di Ruby. Secondo Archi, in quell’occasione conviviale il Cavaliere accennò al presunto zio di avere conosciuto la presunta nipotina. «Berlusconi chiese a Mubarak se conosceva una certa Ruby, ma Mubarak rimase un po’ interdetto e non ricordo se poi parlò. Il presidente egiziano si girò verso i suoi collaboratori e qualcuno disse che forse era una nota cantante» dichiarò in tribunale interrogato dal procuratore Bocassini. «Ma non ricorda cosa rispose Mubarak?», chiese ancora il magistrato. Risposta del diplomatico: «Non ricordo bene, credo solo che sia rimasto interdetto e forse c’è stato anche un problema di traduzione della domanda». Adesso Archi rischia di finire indagato per falsa testimonianza. Il caso-Archi, però, va oltre la sua illustre persona. Coinvolge il governo perché il diplomatico alle ultime elezioni è stato candidato ed eletto nelle fila del Pdl in Piemonte, e attualmente è viceministro agli Esteri. Proprio nel giorno in cui molla la ministra Josepha Idem, insomma, un’altra patata bollente rischia di finire sul tavolo di Enrico Letta. L’occasione permetterà agli italiani di conoscere meglio il viceministro Archi. Nato in Belgio nel 1962, con esperienze nelle rappresentanze di Ankara e di Copenaghen, fu distaccato a palazzo Chigi nel 2000. Da allora ha seguito la politica estera nelle vesti di consigliere diplomatico del presidente del Consiglio. Nel gennaio 2010 fu nominato addirittura «rappresentante personale» del presidente del Consiglio per il vertice G8 e G20. Per ruolo, competenza e discrezione, insomma, Archi è stato considerato un architrave dei governi Berlusconi. Politicamente stravede per lui. E il Cavaliere lo ripaga di uguale considerazione. Nel luglio 2010, poco dopo la famosa cena con Mubarak, l’allora premier si precipitò all’ambasciata di Francia, accompagnato da Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, solo per assistere al conferimento della Legion D’Onore, massima onorificenza francese, al suo consigliere diplomatico. E la stima non è mai cessata. È Berlusconi in persona, infatti, che l’ha voluto in Parlamento e al governo.