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 2013  giugno 22 Sabato calendario

L’ALCOL NON E’ IL DIAVOLO MA VA PRESO PER LE CORNA

«Dall’alcol non si esce, lo si può solo so­spendere». Un po’ come per l’anoressia, con quel­la punta di malato, folle auto­compiacimento nello sfiorarsi le ossa giorno dopo giorno, per­ché nessun cibo, per quanto otti­mo, darà mai tanto piacere quanto il fatto di sentirsi magra da morire. Ci sono smerigliatu­re che non s’aggiustano, il rap­porto con il cibo, quella tenta­zione vigliacca e tenace di assu­mere «coraggio liquido» per pla­care l’ansia o sentirla meno. Mauro Corona lo sa bene, visto che nel corso della sua vita si è bevuto il lago di Como, in termi­ni di vino. E infatti con il suo li­bro (Guida poco che devi bere, Mondadori, 105 pagine, 12 eu­ro) non cerca di dissuadere nes­suno, non pensa di salvare nes­suno e tantomeno vuole metter­si a fare lezioncine sterili. Lui che l’alcol lo conosce dal fondo del bicchiere non si illude e non vuole illudere. Quello che gli piacerebbe fare è «insegnare» ai giovani a bere, a farlo senza di­struggersi o mettersi in perico­lo. Non invita all’astinenza, Co­rona, ma alla cauta bevuta, per­ché sa che l’alcol è una monta­gna da scalare con prudenza. Arrampicato co­m’è stato per an­ni al contrario nella vita (tra le tante cose che è Corona, oltre che uno scrittore è anche un pro­vetto alpinista), si sente di dare un unico, grande consiglio: «fate come vi pare, ma non cancellate con l’alcol le vo­stre tracce». Però è generoso di in­dicazioni, truc­chi, prudenze provati in prima persona. I suoi sono quasi comandamenti.
Perché se pro­prio­ si deve entra­re nel club dei fe­gati infranti, tan­to vale sapere come limitare i danni e cosa può succedere e co­me godersi la propria trasgres­sione. E fa bene l’autore, perché non demonizza­re il nemico è il modo migliore per abbatterlo.
Parla «ai giova­ni» (termine in­sopportabile ma necessario) come si deve par­lar loro: avvici­nandosi. Da die­tro la cattedra si è sempre troppo lontani e sem­pre troppo odio­si.
Se proprio do­vete tri­ncare evi­tate di mischiare vari tipi di bevan­de, non sorbite mai nulla di trop­po freddo, man­giate qualcosa per accompa­gnare il vostro drink, optate per il vino (possibilmente ros­so) e non scendete mai di gradazione. Guai a salire in macchina con sconosciuti alticci (anche con conosciuti alticci) evitate di perdere il controllo, non fatevi scrupoli a chiedere aiuto (an­che ai vostri genitori).
L’alcol tace, non risponde al­le provocazioni, aspetta il suo momento perché sa che vi rive­drà, che tornerete dopo aver di­menticato una brutta sbornia. È una vipera che sa come colpire, sappiate almeno come difen­dervi. «Il vino va masticato. Va preso adagio, tenuto in bocca come un pezzo di pane, insaliva­to, fatto girare tra i denti, valuta­to con la lingua. E solo alla fine inghiottito». Non tracannatevi di tutto solo per cerca­re di non capire più niente. Si può iniziare a bere per un milione di mo­tivi, ma tanto è sempre davanti a se stessi che ci si ritrova a fumi spenti, con la testa che sembra staccarsi all’indie­tro, lo stomaco che si ribella, le tempie che pulsano e quel milio­ne di motivi che sta sempre lì: ma meno a fuoco di prima. Coro­na se li ricorda ancora gli anni ruggenti della sua gioventù, ri­corda esattamente il momento in cui hanno iniziato ad essere «raglianti» e siccome alla fine gli è andata bene lo stesso, anche dopo ettolitri di vino rosso, ha deciso di voler provare ad aiuta­re gli altri. Le scalate, i libri, il bic­chiere addomesticato che da tormento è diventato un picco­lo piacere. Lo sa che forse se ne sta solo lì in agguato. Ma intan­to, tutto è sotto controllo e quan­do si è felici, allora è arrivato il momento di essere generosi.