R.Tag., Il Messaggero 23/6/2013, 23 giugno 2013
TOFFOLO, SEI ANNI FA COLPITO SUL PIANEROTTOLO
«Fabrizio Toffolo, l’amico di Paolo Di Canio, l’hooligan fascista». Così titolava il Sun, il popolare tabloid britannico, lo scorso aprile. Una lunga intervista dove l’ex capo degli Irriducibili della Lazio parlava dell’amicizia con l’ex capitano biancoceleste Di Canio. È stata quella l’ultima apparizione pubblica di Toffolo, coinvolto nel 2006 con altri quattro Irriducibili e un imprenditore nel tentativo di scalata alla società biancazzurra da parte di un fantomatico gruppo industriale ungherese. Un’indagine ancora aperta, che qualche anno fa ha subito un’accelerata con alcune ordinanze di custodia cautelare scattate dopo le rivelazioni della Direzione distrettuale antimafia di Roma in merito al tentativo di acquisizione della Lazio con denaro proveniente dal clan camorristico dei Casalesi. Ma è nel 2000 che il nome di Toffolo compare per la prima volta nelle cronache. A raccontare la «vita da ultrà» sono lui, Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, Paolo Arcivieri e Yuri Alviti.
LE VICENDE
Nel 2003 il pubblico ministero chiede il primo rinvio a giudizio per Toffolo, che da qualche anno, assieme a Diabolik, è uno dei capi indiscussi della Curva Nord. A Toffolo viene contestato di aver capitanato trecento ultrà laziali fino a Termini nel dicembre dell’anno prima - la squadra andava in trasferta - e di aver ingaggiato scontri con la polizia per riuscire a partire per Torino senza biglietto. Ad agosto la prima condanna: 4 anni di reclusione. Nel 2006 scoppia lo scandalo della scalata alla Lazio. «Decapitato il vertice degli Irriducibili», titolano i giornali. Tra Diabolik e Toffolo accade qualcosa. I rapporti non sono più quelli di una volta, «l’amicizia si raffredda», raccontano voci vicine agli ultrà.
Nell’agosto del 2007 tre spari nella notte all’Appio Latino. È passata da poco la mezzanotte, quando due uomini suonano al citofono di casa Toffolo, «questura», dicono, «è per il controllo». Toffolo non si insospettisce e apre, i due gli sparano sul pianerottolo di casa, i proiettili lo feriscono lievemente al gluteo e alla gamba. Gli inquirenti non tralasciano nessuna pista, dagli stadi all’estorsione, a rancori nell’ambito della stessa tifoseria.
IL PESTAGGIO
Intanto in Curva cambiano gli equilibri. Qualcuno accusa a Toffolo di voler «politicizzare» l’ambiente, «di sporcarlo con la politica». Nel marzo 2010 Fabrizio fa salire la Polverini nella Nord per Lazio-Bari. A qualcuno però l’iniziativa non va giù. Toffolo subisce un pestaggio, fuori dalla Curva. Un’aggressione che passa sotto silenzio, registrata però nei verbali della Digos. Da quel giorno Toffolo sulle gradinate dell’Olimpico si vede poco. Ora su Facebook c’è un gruppo mobilitato per il suo rientro. Toffolo ha anche un blog, dove scrivono in molti, lui compreso, raccontando «verità» che a qualcuno forse non piacciono.
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