Raphael Zanotti, La Stampa 23/6/2013, 23 giugno 2013
CICCI, IL MARITO-ALLENATORE E QUELLA GESTIONE OPACA DELLA PALESTRA DI FAMIGLIA
Brillante, sanguigno, lavoratore: Guglielmo Guerrini, che qui tutti chiamano Cicci, è un romagnolo doc. Se potesse, in questi giorni, esploderebbe. Ma gli hanno messo la mordacchia. E lui è costretto a restare chiuso in casa, senza parlare. “Brota zênta…”, brutta gente, è l’unico commento che gli resta. Lui, Cicci, rischia di passare un po’ per quello che ha fatto il pastrocchio, se si vuole difendere il candore della moglie Josefa, ministro un po’ in affanno nelle ultime vicende. Ma Cicci Guerrini non è l’ultimo arrivato. Era già conosciuto prima che incontrasse Josefa. Nato a Bagnacavallo, centro alle porte di Ravenna, è il classico romagnolo che si è fatto da sé. Ex canoista, insegnante di educazione fisica nelle scuole, scriveva saggi sulla forza e allenava squadre di pallavolo quando, nel 1989, incontrò Josefa a Praga, durante un raduno sportivo. Un amore a prima vista. Un anno dopo erano già sposati e inseparabili: lei, l’atleta d’acciaio, lui il marito, padre dei suoi figli (Janek e Jonas) e preparatore atletico. Un brillante preparatore atletico, visti gli eccezionali risultati agonistici di Josefa. E così sono arrivati anche i lavori dal Coni, la nomina ad allenatore della nazionale femminile di canoa, l’incarico come responsabile del progetto di preparazione per la disciplina per le Olimpiadi di Londra. Ma per tutti, qui a Ravenna, è rimasto Cicci Guerrini.
Ora che la moglie è in difficoltà, per la questione della casa palestra di carraia Bezzi 104, è anche a lui che guardano. Perché quando intrecci in modo così indissolubile famiglia e professione, è facile che qualcosa vada storto. Che un’abitazione possa diventare palestra, che un’associazione di volontariato sportivo abbia sede nel tuo soggiorno.
Ha un bel ricostruire, l’avvocato Luca Di Raimondo, la storia della palestra JaJo in carraia Bezzi a Santerno. Proprietaria dei muri è Josefa Idem che nel 2004 ha stipulato un contratto di comodato d’uso con un’associazione dilettantistica, l’associazione Canoa Kayak Standiana (presieduta dal marito e fino al 2003 con sede nella loro casa in carraia Bezzi 102 dove ora abita Gianni, fratello del marito), la quale associazione ha poi siglato nell’ottobre 2008 un “protocollo d’intesa” con un’altra associazione dilettantistica (l’Asdilettantistica Sicul Motori e Sports) per la gestione della palestra. La quale paga un affitto di 600 euro per l’uso della palestra “personale” di Josefa in un edificio accatastato come abitazione. Chiaro.
Poi uno comincia a smontare i pezzi. Il protocollo d’intesa non è un contratto d’affitto. E quindi ci si domanda a che titolo il marito percepisca dei soldi per un bene che gli è stato dato in comodato gratuito. L’accordo, si dice, è stato raggiunto nell’ottobre 2008 (giusto un mese prima delle foto di Google Streetview che certificano l’esistenza della palestra almeno dal novembre 2008), peccato che la Sicul Motori e Sports risulti registrata al Coni solo dal 27 gennaio 2009, quindi successivamente. E con semplice codice fiscale, non con partita Iva. Quindi, teoricamente, senza poter svolgere attività commerciale.
Tutto un po’ in famiglia, com’è sempre stato. Alla buona, un po’ alla romagnola. Come quell’altra storia dell’assunzione, nella quale Cicci Guerrini il marito-allenatore-padre è diventato per un certo periodo anche datore di lavoro di Josefa. Giusto il periodo del suo incarico da assessore, con pagamento degli oneri da parte del Comune. L’avvocato spiega: rapporto di lavoro interrotto per le stesse ragioni per cui il ministro Idem lasciò l’incarico di assessore: famiglia e preparazione atletica. Ma qualcuno potrebbe chiedersi: e l’associazione? Sostituì la sua unica dipendente visto che ne aveva così bisogno? E con chi? Certo, non stiamo parlando di tangenti, case a propria insaputa o festini. Stiamo parlando di una palestra di 100 metri quadri tra le quattro case di Santerno. Ma si sa, se uno diventa ministro, è facile si scontri con quella “zênta brota”.