Roberto Giardina, ItaliaOggi 22/6/2013, 22 giugno 2013
BERLINESI IN VIA DI ESTINZIONE
Quando si vive troppo all’estero si diventa schizofrenici. Io ho due Heimat, anzi tre, e la parola è conosciuta anche dagli italiani, grazie al bello e smisurato film a episodi di Edgar Reitz, sarebbe la piccola patria, il luogo dove ci si sente a casa. Ho la mia Palermo, e Berlino, e Roma. Il mio nuovo sindaco capitolino, Ignazio Marino, ha la passione per la bici, cosa che qui non farebbe notizia, tutti vanno in bicicletta, e qualche idea balzana, come quella di chiudere i Fori imperiali, bloccando mezza città. Avrei votato per lui, se avessi votato, perché c’era poca scelta, ma quando leggo queste cose, ho la fortuna di potermi rifugiare nella mia altra Heimat, Berlino, o meglio Charlottenburg, perché nessun locale direbbe mai come Kennedy, «Ich bin ein Berliner». I veri berlinesi sono radicati nel quartiere, e dicono «Ich bin ein Wilmersdorfer», o un «Kreuzberger», e io sono un «Charlottenburger», quartiere immenso e indipendente, dove un tempo abitarono Kafka e Nabokov.
Berlino è una città-stato, ha un suo Oberburgermeister, e poi un borgomastro per ogni Bezirk, o quartiere, che sono più indipendenti rispetto agli Arrondissement parigini. Charlottenburg era una cittadina a sé fin dopo la Grande guerra. Il mio sindaco, per cui come residente benché straniero posso votare, è il socialdemocratico Reinhard Naumann, 53 anni, e ha altre preoccupazioni rispetto a Marino. Gli sono scomparsi quasi 31 mila abitanti, tutti di un colpo. Pensavamo di essere 321.114 e invece siamo solo 290.741. Naumann è molto arrabbiato, i conti non gli tornano.
L’ultimo censimento con giorno cruciale il 7 maggio 2011 (i dati sono stati resi noti due anni dopo) ha tolto alla Germania un milione e mezzo di abitanti, e a Berlino 180 mila. Per la metropoli piena di debiti vuol dire 470 milioni di aiuti in meno da parte del Bund, la federazione, cifra da suddividere fra i tanti quartieri, circa un miliardo tenendo conto degli arretrati. Charlottenburg è quella che ha perso di più, circa il 10%. «Ma non è possibile», protesta Naumann, «dai dati dei consumi energetici, o dalla raccolta della spazzatura, dovremmo essere addirittura di più. Se si contano quelli che hanno una doppia residenza dovremmo essere oltre 340 mila». I tedeschi non sanno più far di conto? Il sospetto è che il censimento per risparmiare sia stato compiuto in modo poco accurato. A Charlottenburg 2 mila questionari non sono stati consegnati perché le persone non erano più reperibili. Si sono trasferite senza comunicarlo al comune. A Berlino, si sa, si è un po’ anarchici. Inoltre, metà della città è vissuta sotto la dittatura rossa, seguita a quella nazista, e per istinto si diffida delle autorità. Si cerca di non farsi contare. Anche l’ultimo censimento effettuato a Ovest, prima della riunificazione, naufragò per il boicottaggio dei cittadini, per buona parte reduci del ’68. Diedero risposte assurde: abitavano in appartamenti di due stanze e avevano dodici figli. Allora vivevo in un sobborgo di Bonn, a Königswinter, 41 mila abitanti, e venne a trovarmi a casa una giovane sondaggista che mi rassicurò: tutto sarebbe rimasto anonimo. Ma quanti cittadini italiani, nati in Sicilia, con laurea in legge, e giornalisti potevano abitare nella cittadina renana? La caduta del Muro e la riunificazione vanificò poi l’importanza del censimento. E adesso? Il borgomastro intende mandare ricercatori per scoprire i cittadini spariti. Non ci riuscirà e la conseguenza sarà che dovrò pagare più tasse comunali. Comunque saranno inferiori a quelle della mia Heimat giallorossa.